La Gazzetta dello Sport, 10 luglio 2016
Perché Bielsa ha scaricato Lotito e la Lazio
Alla fine resta il senso di vuoto di un matrimonio solo inseguito. Anche se sarebbe stato impossibile viverlo, almeno scrutando i diversi modi di concepire il calcio. Ieri doveva essere il giorno dello sbarco di Bielsa a Roma per avviare la storia con la Lazio. Invece dopo la rottura ecco le accuse reciproche. «Volevo sette acquisti. Quattro prima del 5 luglio. Dire no l’unica soluzione», aveva scritto nella mail di rinuncia il tecnico, che così fa svanire entusiasmi e curiosità non solo dei tifosi, che desideravano vedere il «Loco» all’opera della Serie A. E non sarebbero stati solo quelli della Lazio. Ieri, in un mezzogiorno di fuoco, la Lazio ha detto la sua attaccando e criticando l’allenatore argentino. Gli attriti, evidenti, sono sorti sul mercato e sui tempi per gli arrivi dei rinforzi. Al di là di ragioni e torti emergono due modi diversi di concepire la crescita di una squadra. Prendendo atto di questo, il divorzio ancor prima del matrimonio è apparso inevitabile.
Bielsa arriva a Formello domenica 5 giugno, deve trattenersi appena 24 ore, ma chiede di restare un altro giorno: è conquistato dal mondo Lazio. Il presidente Lotito annuisce con lo sguardo quando il d.s. Tare racconta: «In pochi giorni Bielsa aveva visto i dvd con cinque gare di ogni giocatore, anche della Primavera». E poi il rimpianto si impenna: «Abbiamo conosciuto una persona eccezionale, molto preparata. Il suo arrivo in Italia sarebbe stato un segnale molto forte». Poi il d.s. si rabbuia: «Ma avendoci trattato direttamente, posso dire che il suo soprannome («El Loco») fa capire tante cose...».
E si arriva alle cause di un rapporto finito prima di cominciare. Le frizioni sugli acquisti. «Gli è stata concessa la possibilità di partecipare alle trattative» e quindi di verificare le difficoltà incontrate dalla Lazio. «Dei 7 giocatori previsti, due dovevano essere acquistati ad agosto. L’importante era avere i 4 all’inizio o almeno 2. Che sarebbero arrivati la prossima settimana, uno è Valencia». Ma Bielsa esigeva sin dal primo giorno di ritiro (da oggi ad Auronzo) la base della squadra. Il suo lavoro non ammette soste. In ritiro si parte con schemi in serie e alta velocità. Non voleva in gruppo giocatori da esaminare: il suo giudizio inappellabile partiva dai dvd visti e rivisti. E alla Lazio aveva chiesto 18 cessioni. Le scintille finali su Pato, obiettivo primario per Bielsa. «Gli ho detto di parlare con l’agente e di avere le cifre proposte dalla Lazio», rammenta stizzito Tare. Che però rivela. «Avevamo un accordo: dopo il ritiro di Auronzo, 30 milioni di euro sul mercato per sopperire a eventuali sue richieste». Domanda: la stessa somma sarà pronta per le esigenze del nuovo tecnico, Simone Inzaghi? Ma il presidente Claudio Lotito non accetta quesiti, tra le proteste dei giornalisti, che in buona parte lasciano la sala stampa. «Anche senza Bielsa i programmi non saranno abbandonati. Rinforzeremo la squadra», è il suo monologo.
C’è aria di causa, come con Pandev, Zarate e Petkovic. L’avvocato Gianmichele Gentile spiega: «Nel contratto con Bielsa non c’è un riferimento agli impegni di mercato. Ci sarà un’importante domanda risarcitoria per danno patrimoniale, d’immagine e di credibilità alla Lazio. Il contratto è risolto per inadempimento di Bielsa, per noi si è autolicenziato». E tornano in mente altri addii di Bielsa. Un anno fa lasciò il Marsiglia dopo la prima giornata. Riavvolgendo il nastro nel 2011, le dimissioni da c.t. del Cile. Abbandonò subito il centro sportivo per andare in albergo. Una notte prima di tornare in Argentina. «Non ho più diritto di utilizzare l’appartamento, mi sono dimesso». C’è sempre una nuova libertà oltre un sogno diventato impossibile.