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 2016  luglio 10 Domenica calendario

I soldati italiani saranno in prima fila in Afghanistan. Cronaca del vertice Nato di Varsavia

C’è un po’ di tutto nel documento finale del vertice Nato di Varsavia: i 4mila uomini (150 italiani) a rotazione in Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia a difesa dei confini con la Russia, la lotta al terrorismo dell’Isis con la nuova operazione navale Sea Guardian e con aerei da ricognizione in Iraq e Siria, un prolungamento al 2017 della missione Afghanistan con Italia Paese guida (mille uomini) insieme a Germania e Turchia. È la prova che la sicurezza è ormai un fatto globale e senza schieramenti predefiniti: la Russia da un lato impensierisce i vicini ma dall’altro è considerato alleato strategico per la Siria e la lotta al terrorismo. 
Una cosa, però, non cambierà mai e, su questo, il presidente americano, Barack Obama è stato preciso: gli Stati Uniti non smetteranno mai di difendere l’Europa. «In questo momento di sfida – ha scandito Obama, visibilmente emozionato alla fine del suo ultimo tour europeo da presidente – voglio dire con chiarezza quello che non cambierà mai: l’impegno costante degli Usa per la sicurezza e la difesa dell’Europa. Nei bei tempi e nei brutti tempi l’Europa può contare sugli Stati Uniti: la cosa che non cambierà mai è l’impegno costante degli Usa nella difesa dell’Europa». Certo, resta sempre il problema di un maggiore impegno europeo per i costi della sicurezza comune, il “burden sharing” perché, ha aggiunto Obama, se alcuni membri della Nato hanno «cominciato a investire di più nella difesa come Gran Bretagna, Polonia, Grecia, Estonia, la maggioranza degli alleati ancora non ha raggiunto la quota del 2% di Pil prevista». 
Possono dirsi ampiamente soddisfatti la Polonia e i tre Paesi baltici per il dispiegamento a rotazione di circa 4mila uomini ai confini russi (mille americani, 650 inglesi e 150 italiani). Nulla di effettivamente minaccioso per Mosca, nessun ritorno alla Guerra Fredda perché, come sottolineato dal segretario della Nato Jens Stoltenberg, la deterrenza andrà di pari passi con il dialogo e il 13 luglio a Bruxelles si riunirà nuovamente il Consiglio Nato-Russia. Ma in una successiva riunione del cosiddetto Quint (Usa, Germania, Francia, Regno Unito e Italia) allargato al presidente ucraino Petro Poroshenko si è concordato che le sanzioni alla Russia verranno tolte solo quando Mosca adempierà tutti gli impegni previsti dagli accordi di Minsk. La Nato, ha reso noto Stoltenberg, «ha riaffermato il sostegno a Kiev, alla sovranità e integrità territoriale dell’Ucraina e condanna l’annessione illegale della Crimea». Sul punto anche Obama è stato chiaro: «No business as usual con Mosca finchè la Russia non implementerà gli accordi».
La Nato dei prossimi anni inoltre si interfaccerà più strettamente con la coalizione anti Isis; una nuova missione navale nel Mediterraneo, Sea Guardian, collaborerà con l’operazione Sophia della Ue per immigrazione e lotta al terrorismo. I leader dei 28 Paesi Nato hanno concordato l’impiego di aerei da ricognizione e di istruttori a sostegno della coalizione anti Isis in Siria e Iraq. 
Quanto all’Afghanistan la Nato vo resterà ancora per il 2017. Oltre agli Stati Uniti le nazioni guida, ha annunciato Stoltenberg, saranno Italia (con circa mille uomini tra Herat e Kabul), Germania e Turchia. «Noi – ha aggiunto il segretario della Nato – continueremo a supportare il governo afgano ma ci aspettiamo passi ulteriori per il completamento delle riforme, la Nato manterrà comunque i finanziamenti per l’Afghanistan di circa 5 miliardi fino al 2020».
Soddisfatto per i riconoscimenti del ruolo italiano si è detto il premier Matteo Renzi. «Quello che è fondamentale – ha detto – è che siamo un grande Paese che viene ringraziato per l’aiuto alla comunità internazionale. L’Italia non è più il malato da curare, è un punto di riferimento importante». Quanto ai rapporti con la Russia Renzi ha spiegato che non vi è contraddizione tra la fedeltà all’Alleanza che richiede un contributo di forze in Polonia e nei Paesi baltici (150 uomini) e il dialogo con Mosca. «Esistono – ha aggiunto – alcuni Paesi in Europa che avvertono la necessità di una risposta più forte in termini di deterrenza nei confronti della Russia. La loro sovranità non verrà messa in discussione ma non è con le escalation verbali che si risolvono i problemi». Quindi basta espressioni come «guerra fredda». Renzi ha anche evidenziato «i significativi passi in avanti in Iraq, dove l’Isis sta indietreggiando» mentre «le cose vanno meglio anche in Siria e anche in Libia».