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 2016  luglio 11 Lunedì calendario

Il funerale di Fermo è diventato una manifestazione politica.• Quello dove hanno sepolto il nigeriano ammazzato dal fascista-razzista-ultrà della Fermana? Sì

Il funerale di Fermo è diventato una manifestazione politica.

Quello dove hanno sepolto il nigeriano ammazzato dal fascista-razzista-ultrà della Fermana?
Sì. È diventata una manifestazione politica contro il razzismo. Erano presenti, e seduti in prima fila, la presidente della Camera, Laura Boldrini, il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, il vicepresidente del Parlamento europeo, David Sassoli. Ad accogliere la bara, sull’uscio del Duomo, c’era il sindaco della città, Paolo Calcinaro, «con il Gonfalone del Comune, perché questa è una tragedia che riguarda tutta la comunità».  

A che partito appartiene questo Paolo Calcinaro?
Alle elezioni dell’anno scorso ha battuto al ballottaggio il candidato del Pd. S’è fatto forte della lontananza dai partiti. Ipr Marketing, che ha fatto un sondaggio per il Sole qualche mese fa, ha scoperto che è il quarto sindaco più gradito d’Italia, alla pari con Fassino, in quel momento ancora sindaco di Torino. Questo però c’entra poco. Il funerale è stato una manifestazione politica. La vedova di Emmanuel Chidi Namdi, la vittima, è stata fatta sedere in prima fila. Presente la comunità nigeriana della città, vestita di rosso e di nero e con fasce rosse sulla fronte in segno di lutto. Sono intervenuti molti rappresentanti dell’associazionismo. Anche il Papa, senza citarlo espressamente, ha dedicato una parte dell’Angelus alla tragedia di Fermo. Tutto questo per dire che l’Italia non è un paese razzista, che il razzismo e quello che ne consegue qui da noi è condannato con fermezza, dalle autorità, ma non solo. In chiesa c’era molta gente qualunque, la presenza forse più importante. Ha celebrato l’arcivescovo don Luigi Conti. Don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco e della Fondazione Caritas in Veritate, che aveva accolto Emmanuel e la sua compagna Chyniery al loro drammatico arrivo dalla Libia, ha detto parole cristiane ai giornalisti che, prima della cerimonia, gli hanno fatto domande: «Noi perdoniamo tutti, noi accogliamo tutti. Anche l’aggressore di Emmanuel è una vittima. E se qualcuno lo avesse aiutato a controllare la sua istintività e la sua aggressività, avrebbe fatto bene».  

C’è un però. Le cose non sembrano essere andate come le racconta la stampa, timorosissima di non sembrare minimamente prossima al razzista-fascista-ultrà.
Anche se le indagini accerteranno definitivamente, come pare in questo momento, che si è trattato di omicidio preterintenzionale (cioè il razzista-eccetera non voleva uccidere), non bisogna dimenticare che l’episodio ha avuto inizio perché questo tizio ha dato della scimmia a Chyniery, la compagna di Emmanuel. Quindi si tratta di un grave episodio di provocazione-intimidazione razzista-fascista, finito in tragedia per qualche elemento di casualità, ma grave in ogni caso.  

Forse è il caso di raccontare le sequenze dell’episodio, per quello che s’è capito finora.
Emmanuel, 36 anni, e Chyniery, 26, sono due profughi nigeriani, fuggiti, in base a quello che raccontano loro stessi, alle persecuzioni di Boko Haram, l’organizzazione islamista che insanguina quel paese. Una bomba fattagli scoppiare in casa ha ucciso un loro figlio di due anni e mezzo e i genitori di Emmanuel. Scappati dalla Nigeria e giunti in Libia, dove Chyniery ha subito un altro pestaggio e perso il bambino che aspettava, si sono imbarcati e sono arrivati in Sicilia e di qui a Fermo. Accolti nel seminario arcivescovile della comunità di don Albanesi, martedì scorso sono usciti per comprare una crema per lei. Lungo la via XX Settembre, sono passati davanti alla panchina dove stava seduto Amedeo Mancini, 39 anni, titolare di una piccola azienda agricola e storico ultrà della Fermana, simpatizzante di estrema destra, precedenti per risse, un metro e novanta d’altezza, maglietta rossa, bermuda e sneaker, testa rasata e tatuaggi sulla gamba e su un braccio. Mancini ha urlato alla donna: «Sei una scimmia africana». Chyniery dice che Mancini s’era anche alzato e l’aveva presa per un braccio. Secondo quanto ha accertato il magistrato, Emmanuel, per difenderla, ha sradicato un palo stradale e con quello ha colpito e neutralizzato Mancini. I due si sono poi allontanati, ma Mancini li ha inseguiti e dopo averli raggiunti ha tirato un pugno terribile a Emmanuel, che è caduto e ha battuto la testa. Sarebbe morto per questo.  

Che cosa ha detto il Papa?
«Chi è il mio prossimo? Chi devo amare come me stesso? I miei parenti, i miei amici, i miei connazionali, quelli della mia stessa religione? Non devo catalogare gli altri per decidere chi è il mio prossimo e chi non lo è. Dipende da me essere o non essere il prossimo delle persone che hanno bisogno del mio aiuto. Fatti prossimo del fratello e della sorella che vedi in difficoltà. Il prossimo è anche il migrante che vogliono cacciare. Fare opere buone, non solo dire parole che vanno al vento. Il baricentro non siamo noi stessi, ma gli altri. Il buon Samaritano ebbe compassione dell’uomo a terra, gli si avvicinò, gli fasciò le ferite e si prese cura di lui. Alla fine saremo giudicati sulle opere di misericordia. Il Signore potrà dirci: “Ti ricordi quella volta, sulla strada da Gerusalemme a Gerico? Quell’uomo mezzo morto ero io. Quel migrante che volevano cacciare via ero io. Quel nonno abbandonato ero io. Quel malato che nessuno va a trovare in ospedale ero io”».