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 2016  luglio 10 Domenica calendario

È stato ucciso un altro nero, a Houston questa volta

Nessuna pace per l’America dopo la strage di poliziotti a Dallas in risposta all’uccisione di due afroamericani figlia dei metodi «violenti e razzisti» delle «guardie bianche». 
Proteste e manifestazioni si sono succedute senza soluzione di continuità nei quattro angoli del Paese con la mobilitazione di migliaia di persone, scontri e aggressioni, anche a mano armata, nei confronti delle forze dell’ordine. E con alcuni gruppi radicali neri, tra cui New Black Panther Party, African American Defense League e #BloodsAndCripsUnite, che inneggiano al killer di Dallas e chiedono la testa di altri «maiali in divisa». Sintomo di una frattura che appare sempre meno sanabile nonostante Barack Obama da Varsavia dichiari con fermezza che «l’America non è divisa come qualcuno suggerisce». 
E così a St. Louis, in Missouri, un poliziotto è stato vittima di un’imboscata nel corso di un controllo del traffico per mano di un 30enne. Stessa sorte è toccata ad un agente di pattuglia a Valdosta, località della Georgia poco più a Nord del confine con la Florida, l’uomo è rimasto illeso mentre l’aggressore è stato immediatamente arrestato. Sempre in Georgia, ad Atlanta, migliaia di dimostranti hanno marciato scandendo lo slogan «nessuna pace senza giustizia», sino a raggiungere un cordone di blindati delle forze dell’ordine schierato su una delle principali arterie dello Stato, senza tuttavia degenerare in violenze. Non tutti i cortei si sono però conclusi pacificamente: a Rochester, nello stato di New York, la polizia ha arrestato per disordini 74 persone, tra cui due reporter afroamericani. Altri tre arresti a Phoenix, dove la polizia ha usato spray urticanti e sparato pallottole non letali per impedire che un raduno dei «Black Lives Matter» bloccasse una delle principali arterie dello Stato. Ed è stato il movimento di difesa dei diritti degli afroamericani ad esortare gli attivisti a non abbandonare le piazze nonostante le critiche e le polemiche dopo l’uccisione di cinque poliziotti da parte di Micah Xavier Johnson. «Black Lives Matter non tollera che si spari contro le forze dell’ordine», spiega l’attore Sir Maejor, uno dei leader del movimento ad Atlanta, in Georgia. «Ma devo essere onesto – aggiunge -, capisco perché è successo. Non lo incoraggio, non lo tollero, non lo giustifico. Ma lo capisco». 
Al grido di «lotta al razzismo di Stato», gli attivisti si sono radunati a Baton Rouge, laddove tre giorni fa ha avuto inizio il caos con l’uccisione del cittadino afroamericano Alton Sterling a cui è seguita quella di Philando Castile, in Minnesota. Entrambi uccisi da poliziotti bianchi. E nella città della Louisiana è atteso l’afflusso di centinaia di militanti delle Nuove Pantere Nere chiamati alla grande adunanza per manifestare contro il corpo di polizia locale definito il «Pig department». Momenti di tensione anche in Tennessee, mentre a Houston, Texas, un uomo armato – anche lui afroamericano – è stato ucciso da agenti dopo che aveva puntato una pistola contro i poliziotti. Obama spiega che l’America tutta è indignata, ma dice che, sebbene il pregiudizio razziale in alcuni organi dello Stato non sia cosa nuova, «la situazione è migliorata anche se c’è molto lavoro ancora da fare». Puntuale l’affondo sul Far-West di pistole e fucili in America: «Se ci interessa la sicurezza dei poliziotti, non possiamo mettere da parte la questione delle armi», e per far fronte all’emergenza Obama annuncia che la prossima settimana si riunirà alla Casa Bianca la stessa task force messa in piedi dopo Ferguson: «Abbiamo invitato le comunità di attivisti e la polizia. Da qui voglio ripartire per la ricostruzione, lo voglio io e lo vogliono tutti gli americani».