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 2016  luglio 10 Domenica calendario

Mentre gli Stati Uniti erano attraversati da decine di manifestazioni, la polizia americana ha ammazzato un altro nero a Houston, sempre in Texas

Mentre gli Stati Uniti erano attraversati da decine di manifestazioni, la polizia americana ha ammazzato un altro nero a Houston, sempre in Texas. Si chiamava Alva Braziel, girava nella parte sud di Houston e agitava una pistola. Due poliziotti lo hanno visto, gli hanno intimato di abbassare l’arma, quello invece gliel’ha puntata contro e gli agenti gli hanno sparato uccidendolo. Questa, almeno, è la versione fornita dalla polizia. La quale fa anche sapere che i due sono veterani, hanno sulle spalle 10 e 13 anni di esperienza, ed erano in perlustrazione con una body camera, cioè una telecamera che riprendeva i loro movimenti. Da questa si potrà capire se, effettivamente, Braziel gli ha puntato contro il revolver oppure no. È stata aperta un’inchiesta.

Anche se gli ha puntato contro il revolver, non si può sparare alle gambe o alle braccia? È necessario uccidere?

È vero, ma probabilmente la polizia americana è addestrata a non esitare in situazioni che giudica di pericolo. Sono comunque senza giustificazioni le uccisioni che hanno provocato le proteste di giovedì, quelle durante le quali il cecchino Micah Xavier Johnson ha ucciso cinque rappresentanti delle forze dell’ordine. In un caso si vede chiaramente, nel video, che l’agente spara a un nero con la maglietta rossa, già immobilizzato a terra e che dunque non può più nuocere. L’altra situazione è ancora più allucinante: l’uomo fermato era in macchina, con la fidanzata, impedito nei movimenti dalla cintura di sicurezza, che non aveva tolto. L’agente gli ha sparato lo stesso. Qui s’è registrata anche la clamorosa reazione della donna, Lavish Reynolds: invece di gridare o disperarsi, ha imbracciato il cellulare e ripreso tutto. La si sente chiamare l’assassino del suo uomo «sir».

 

Durante le manifestazioni di ieri ci sono stati altri incidenti?

Non tutto è andato pacificamente. A Rochester, nello stato di New York, sono state arrestate 74 persone, tra cui due reporter afroamericani a cui poi la polizia ha chiesto scusa. Altri tre arresti a Phoenix, dove c’era un raduno del movimento Black Lives Matter («La vita dei neri conta»). I manifestanti volevano bloccare un’autostrada, la polizia gliel’ha impedito per mezzo di gas urticanti e pallottole non letali. Quindi, come osservava lei prima, non è necessario uccidere. In piazza anche Baltimora, Los Angeles, Pittsburgh, Atlanta. Obama ha anticipato il rientro negli Stati Uniti e s’è trovata sul tavolo la protesta di un importante sindacato dei poliziotti, la National Association of Police Organizations. Il direttore di questa NAPO ha accusato il presidente, «è una guerra contro i poliziotti, l’amministrazione Obama con il suo rifiuto di condannare movimenti con Black Lives Matter è da considerarsi responsabile del clima che ha reso possibile Dallas». Johnsson, in un’intervista, parla di «acquiescenza della Casa Bianca».

 

Ha ragione?

Secondo dati diffusi dall’Fbi sembrerebbe abbastanza inoppugnabile che la polizia usa la mano dura quando ha a che fare con gli afroamericani. I neri sono il 13,2% della popolazione americana, ma le vittime della polizia il 32% delle volte sono proprio i neri. Nel 2015, gli afroamericani uccisi dalla polizia sono stati 3,23 su un milione, i bianchi 1,39. Questi numeri nel 2016 si sono aggravti: 7,27 gli afroamericani uccisi finora, 2,93 i bianchi. Dati un po’ più vecchi, citati in particolare da Rudolph Giuliani, mostrano che nel 2013 l’83% dei bianchi uccisi sono stati uccisi da altri bianchi, mentre il 93% dei neri uccisi sono stati uccisi da altri neri. Le vittime della polizia, quell’anno, furono per il 42% bianchi, e per il 51% divisi tra neri e ispanici. In sostanza, gli uccisi dalla polizia sono più bianchi che neri, e però questo terzo di vittime nere insistono su una popolazione di appena il 12%. Siamo andati a cercare queste percentuali anche perché sorpresi dalla svolta che sta prendendo l’inchiesta di Fermo.

 

Quella dove un ultrà ha ammazzato con un pugno un nero?

Sì. Pisana Bachetti, che ha assistito alla rissa in cui è morto il giovane nigeriano, e ha chiamato la polizia, racconta una versione completamente diversa dalla ricostruzione fornita fino ad oggi da tv e giornali: «Ho assistito alla scena e ho visto che il giovane fermano, prima di sferrare un pugno, è stato letteralmente assalito dalla vittima e da sua moglie. Lo hanno picchiato per quattro o cinque minuti e lo hanno colpito anche con un segnale stradale trovato nei pressi. Quando ho assistito a quella scena, ho chiamato la polizia perché temevo per l’incolumità del 39enne fermano, che ha reagito con un colpo, purtroppo per la vittima, ben assestato. Qualcuno ha cercato di intervenire, ma è stato preso a scarpate dalla moglie del giovane di colore». L’autopsia conferma questa versione. La Bachetti si dichiara di sinistra. È stata minacciata per questa testimonianza dai soliti cretini sparsi in tutta Italia.

 

Il senatore Giovanardi in Parlamento aveva invitato a una maggiore prudenza nei giudizi ed è stato subissato.

Purtroppo una delle cose più difficili è liberarsi delle verità pre-confezionate, specie quando sembrano adatte a farci fare bella figura.