la Repubblica, 8 luglio 2016
Risparmiatori tranquilli ma non troppo
«I correntisti e i risparmiatori in Italia sono totalmente al sicuro». Le parole pronunciate mercoledì dal presidente del Consiglio Matteo Renzi hanno un pregio e due difetti. Il pregio è presto detto: in un momento di tensione come questo su materie sensibilissime come il risparmio delle famiglie e la fiducia nel sistema bancario è giusto cercare di abbassare i toni e mandare messaggi rassicuranti. Il panico è l’ultima cosa di cui le banche italiane, i loro clienti e i loro azionisti hanno bisogno.
Ma proprio in questo slogan che vuole avere un effetto rassicurante stanno anche i difetti della posizione di Renzi. Innanzitutto è una semplificazione che sfiora l’illusionismo dire che i correntisti e i risparmiatori «sono totalmente al sicuro». Non lo sono più, dall’inizio di quest’anno, in Italia così come in Germania o in Finlandia. Le regole del bail-in – l’eventuale salvataggio di una banca in dissesto non solo con i soldi pubblici che vengono pagati da tutti i contribuenti, ma con il contributo dei suoi correntisti (per una quota dei depositi che eccedono i 100mila euro) e di chi ne detiene obbligazioni – sono entrate in vigore in un’Europa dove l’opposizione dell’Italia è stata inesistente o perlomeno inutile. E anche le regole meno dure del “burden sharing”, la condivisione del peso finanziario di una ricapitalizzazione, su cui si tratta in questi giorni a Bruxelles per Mps, prevedono in linea di principio un coinvolgimento di chi possiede obbligazioni subordinate.
Inoltre sarebbe buonissima regola generale – anche in questo caso non solo in Italia – che chiunque investa i suoi soldi non si senta mai troppo al sicuro. Se non sono bastati per capirlo i casi di comportamenti spregiudicati o talvolta fraudolenti di alcune nostre banche (una minoranza, certo) nell’orientare i propri clienti verso investimenti e prodotti del tutto inadatti alle loro esigenze, basta tenere a mente che ogni investimento – e le obbligazioni bancarie sono una forma di investimento – ha insita una certa quota di rischio. In tempi normali a maggior rischio di perdere una parte o tutto il capitale investito si accompagna un maggior rendimento del capitale investito. In un’era di tassi anormalmente bassi nemmeno questo: alcuni degli obbligazionisti di Banca Etruria si erano accollati prodotti rischiosissimi che rendevano meno di un tranquillo titolo di Stato.
Dunque nessuno può considerarsi sempre e comunque «al sicuro» perché nelle scelte finanziarie conviene operare con prudenza e senza false illusioni. Dal governo non ci si aspettano dunque dichiarazioni rassicuranti, ma un impegno a giocare al meglio la partita con Bruxelles sulle banche italiane. Vedremo se i toni muscolari adottati da Renzi con la Germania e il suo sistema bancario – ricco di derivati, la cui valutazione rischia in effetti di essere altrettanto o più opaca di quella sulle sofferenze bancarie italiane – avranno un effetto concreto. In attesa di quei risultati i risparmiatori fanno meglio a stare, come in ogni momento, tranquilli ma non troppo.