La Stampa, 8 luglio 2016
Ronaldo e i 3.000 addominali al giorno
La differenza tra Cristiano Ronaldo e gli altri fuoriclasse della sua generazione è che se lui volesse potrebbe cambiare sport e continuare a vincere. È un atleta, non tutti i calciatori lo sono e a certi neanche servirebbe esserlo, ma il portoghese da sempre punta sulle sue doti fisiche. E le esalta.
La leggenda racconta di 3.000 addominali al giorno, un lavoro che si ripete sempre identico: anche sulla barca a Ibiza, prima di ondeggiare a ritmo con gli amici e dopo le sedute abbronzanti. La scienza invece spiega che Ronaldo inizia sempre la stagione con un allenamento da cestista. Un biomeccanico americano ha raccolto un po’ di dati e capito che Ronaldo salta sette centimetri più della media dei giocatori di Nba e il volo che ha spedito il Portogallo in finale non è un inedito.
Elevazione stile Nba
Ha segnato di testa con stacco impressionante e velocità imparabile con il Manchester United contro la Roma, nella Champions del 2008 e ancora nella finale di quella stessa competizione, contro il Chelsea. Si è ripetuto, di nuovo in orbita con una spinta delle gambe da specialista, con la maglia del Real Madrid proprio ai danni degli ex United, nella Champions 2013 e lì la ricerca aveva fissato il punto massimo. In teoria doveva essere il miglior momento della carriera di CR7, il punto in cui età, muscoli ed esperienza avrebbero lucidato al massimo il suo straordinario talento. Ma con il Galles è salito un’altra volta. Veloce, preciso, potente. Si allena a scattare, ripetute da velocista seguite dai preparatori atletici che tarano l’occhio sui suoi progressi. Sedute in palestra ossessive, pure quelle non conoscono giorni di ferie. C’è chi lo prende in giro per la maniacale cura di ogni singolo centimetro del corpo solo che in campo quel lavoro si vede: mostra una forza che smonta l’avversario.
Macchina da guerra
Meno imprevedibile di Messi, non ha proprio bisogno di seminare chi prova a contenerlo. Ha diversi modi per depistare i difensori: le sue amate finte, il cambio di passo, lo sprint e il salto. Non c’è modo di opporsi a certe altezze. Il risultato di tanta dedizione è una macchina quasi perfetta. A tratti la confidenza la inceppa. È sempre molto convinto di sé, tanto che una volta atterrato dall’eliminazione dal Galles ha azzardato: «Questo è il nostro momento». Non sapeva chi sarebbe stato l’avversario. E non gli interessa tuttora granché.