La Stampa, 8 luglio 2016
Le prime monete d’oro del Califfato
Le prime monete d’oro del Califfato, il dinaro che si richiama al passato glorioso degli imperi arabi, sono entrate in circolazione. Attivisti dell’opposizione a Raqqa, Mosul e Deir ez-Zour hanno confermato che ora vengono usate negli scambi, soprattutto nella vendita di petrolio, estratto dai pozzi sotto il controllo degli islamisti e ceduto a commercianti che poi lo rivendono di contrabbando. L’introduzione del dinaro metallico era stata annunciata nel novembre del 2014. Sulla rivista mensile Dabiq erano state pubblicate le foto delle prime monete, con immagini di messi di grano e un mappamondo. La nuova moneta veniva esaltata come quella «che avrebbe sostituito il dollaro». Un progetto ambiziosissimo ma dagli scarsi mezzi. L’introduzione è stata rimandata più volte.L’Isis sarebbe alla fine riuscito a procurarsi, forse in Turchia, i macchinari per metter su una zecca a Raqqa. I tagli in circolazione sono tre in oro (a 21 carati), da 5, 2 e 1 dinaro, tre in argento da 10, 5, 1 centesimi, e due in rame. Il cambio era stato fissato un anno fa a 139 dollari per la moneta da un 1 dinaro che pesa 4,25 grammi. Ma ora, secondo gli attivisti, verrebbe scambiato a 190 dollari, oltre il suo valore in metallo che è di circa 160 dollari.
A due anni dalla proclamazione del Califfato, i sudditi di al-Baghdadi usano ancora la lira siriana e il dinaro iracheno, mentre i foreign fighters vengono pagati in biglietti verdi, custoditi soprattutto nella banche di Mosul e Raqqa. Ma una serie di raid mirati della coalizione sui caveau ha distrutto decine di milioni di banconote e messo in difficoltà gli islamisti.
I vantaggi economici dall’introduzione della nuova moneta sono poco chiari. Ma per l’Isis è soprattutto una battaglia ideologica contro lo Stato guida dell’Occidente, l’America, e il simbolo del suo potere globale, il dollaro. Nel febbraio del 2015 l’Isis ha pubblicato un video di 55 minuti per spiegare la sfida lanciata con il dinaro. La sua ascesa sarebbe stata «la fine dell’oppressiva economia monetaria cartacea» guidata dalla Federal Reserve, e avrebbe «messo in ginocchio» gli Usa.
Anche se il dinaro d’oro s’imponesse davvero nel Califfato, prima che sparisca del tutto, non sarebbe mai accettato all’esterno. Un problema per i contrabbandieri, che però potrebbero rivendere a peso il metallo prezioso