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 2016  luglio 08 Venerdì calendario

La sentenza italiana che inchioda Deutsche Bank

Una operazione «fraudolenta», una «clamorosa messa in scena orchestrata dagli organi operativi di Banca Monte dei Paschi e Deutsche Bank» allo scopo di nascondere una perdita in bilancio. Non si tratta di una generica accusa di parte o di una generica ricostruzione dei fatti, ma di una sentenza di un tribunale italiano. Che fissa per la prima volta le responsabilità della banca tedesca nel disastro di Mps. E fa assumere alle parole del premier Matteo Renzi («I problemi non sono i crediti deteriorati italiani ma i derivati di altri», riferito proprio a Deutsche Bank) una valenza più piena, diciamo. La sentenza arriva dal tribunale di Firenze e riguarda aspetto parziale ma decisivo di questo disastro: la famigerata operazione Santorini realizzata appunto con la banca tedesca, che insieme all’operazione «sorella» Alexandria costruita con la banca giapponese Nomura ha fatto scoppiare nel gennaio del 2013 il caso Montepaschi. Il collegio presieduto da Patrizia Pompei e composto da Ludovico Delle Vergini e Riccardo Guida si espresso nel marzo scorso e condanna come già noto l’ex direttore generale Fabrizio Vigni al pagamento di danni alla banca toscana per 244 milioni di euro. Con una doppia beffa per la banca senese e i suoi soci: Deutsche Bank non dovrà pagare nulla a causa della transazione realizzata con Montepaschi nel dicembre del 2013 (Mps ha pagato oltre 500 milioni ottenendo uno sconto di 221 milioni), che ha fatto uscire Deutsche dal processo di Firenze. E Mps, che ragionevolmente incasserà da Vigni solo una manciata di milioni dei 240 della condanna, potrebbe dover pagare il 3% di imposta di registro per tutta la somma indipendentemente da quanti riuscirà ad incassarne dal suo ex direttore generale. 
La natura «fraudolenta» dell’operazione Santorini è descritta con dovizia di particolari in una perizia richiesta dal tribunale e della quale ampi stralci sono contenuti nelle 69 pagine della sentenza. Una operazione nata nel 2002 e più volta modificata e ristrutturata nel 2004, 2006, 2008 e da ultimo nel 2009. Con strutture sempre più complesse fatte di contratti derivati e di opzioni digitali. Sempre, si legge nella sentenza, con lo scopo di «occultare» una perdita realizzata nel veicolo Santorini e di spalmarne gli effetti su più esercizi. E sempre, si legge ancora, con dinamiche tali che tra le due parti non c’era nessuna «scommessa», ma a pagare era sempre Mps e a incassare sempre Deutsche Bank. L’ultima ristrutturazione, in particolare, «è stata orchestrata dai management dei due istituti di credito (Mps e Db, ndr.) per trasferire la perdita che la società veicolo ha subito» in capo «alla controllante Mps, che ha permesso di evitare la contabilizzazione in bilancio della considerevole posta negativa». Questa ultima struttura viene individuata dal collegio del tribunale di Firenze come la più truffaldina. Nel 2008 vengono infatti messi in piedi sei contratti di total return swap collegati a delle opzioni digitali e legati ad una scommessa sui tassi d’interesse. Tipicamente si tratta di contratti che permettono di «scambiare» tra due soggetti un tasso fisso contro un tasso variabile. Ma nel caso di Santorini le banche si scambiano un tasso fisso contro un altro tasso fisso. E gli eventi ai quali erano legate le «scommesse» erano «già noti al momento della stipula dei contratti», rendendo quindi la presunta scommessa solo una «messa in scena» per scambiare flussi di denaro tra Mps e Santorini per il tramite di Db.
Gli atti di Firenze sono intanto finiti nel procedimento penale in corso a Milano, che vede la banca tedesca e sei suoi manager ed ex manager chiamati a rispondere del falso in bilancio di Mps insieme a Nomura, agli ex vertici di Mps e ad altri cinque manager.