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 2016  luglio 08 Venerdì calendario

Sui duecentoventinove cittadini del Libero Territorio di Trieste

Duecentoventinove triestini si rifiutano di pagare le tasse. Che città integerrima, in qualunque altra gli evasori sono molti di più. Però questi duecentoventinove non evadono di nascosto, con la miscela di imbarazzo e noncuranza che caratterizza i professionisti del «total black». Evadono con orgoglio, in quanto cittadini dell’autoproclamato Libero Territorio di Trieste, restituendo al mittente ogni bollettino fiscale che le autorità occupanti abbiano l’ardire di spedirgli. Persino le multe per sosta vietata. La motivazione è che ritengono un sopruso versare le imposte a uno Stato estero. È una mini-Brexit, con Equitalia al posto di Bruxelles e senza neanche più un sopravvissuto della Prima guerra mondiale che rinfacci ai secessionisti quel mezzo milione di italiani morti sulle pietraie del Carso per consentire un giorno anche a loro di pagare le tasse al governo di Roma. 
Chissà quante altre scocciature si evitano, i cittadini del Libero Territorio di Trieste, oltre a quelle di andare dal commercialista e di avere Alfano ministro. Immagino un paradiso dell’anima dove tutto ciò che è proibito è permesso, compreso ruotare i partner a seconda dell’umore e mangiare i dolci come antipasto. C’è però un aspetto che mi lascia dubbioso: quando un libero cittadino del Libero Territorio viene ricoverato in un ospedale del confinante Stato italiano, chi paga per la sua degenza? E per la manutenzione delle strade su cui il libero cittadino sgomma liberamente? E per le scuole frequentate dai suoi liberi figli? Temo che la risposta sia sempre la stessa: gli altri cittadini. Quelli a cui è concessa la sola libertà di pagare per tutti.