ItaliaOggi, 7 luglio 2016
I minibar stanno scomparendo
Da ragazzo, illuso da quel bugiardo di Hemingway, il mio sogno era diventare inviato speciale, specie di giornalisti ormai quasi in estinzione. Ci sono riuscito, per scoprire che la vita da reporter in giro per il mondo è un incubo. Papa era un gran bugiardo, ma i primi amori, anche quelli letterari, non si dimenticano mai.
Mi chiedo ancora, tra daiquiri e corride, caccia ai leopardi tra le nevi del Kilimangiaro, e pesca al marlin nel mar dei Caraibi, come trovasse il tempo per scrivere.
Più autentici i primi venti minuti di Professione reporter di Michelangelo Antonioni. Il collega sta chiuso in una camera d’albergo, e si annoia. A farti compagnia hai solo il telefono, e il minibar. Il primo è scomparso, grazie al computer e internet. Il secondo, a quanto sembra, ha i giorni contati. Torni in stanza dopo una giornata di lavoro, e il minibar ti accoglie con un’acqua minerale ghiacciata, nel mio caso. Con un bourbon per Ernst. Ma uno dei miei pochi vanti professionali, è di non aver mai ricevuto un richiamo o un appunto dall’amministrazione per le note spese: il minibar era ed è tabu. I suoi prezzi sono da rapina. Ma da qualche tempo in Germania, torni assetato, lo apri, e lo trovi vuoto. «Warum die Minibar in Deutschland ausstirbt», perché il minibar si estingue, è il titolo della Welt. O non c’è, o è spento.
In Germania sono in servizio ancora 220 mila minibar, ma hanno i giorni contati. Un problema per chi in albergo non si limita a dormire, ma ci lavora: anche il room service ha costi intollerabili. James Bond ordina champagne e di solito il cameriere, che giunge con bottiglia e secchiello del ghiaccio è un killer, ai vecchi tempi del Kgb. Io quando scrivo, bevo tè o caffè, ma non mi azzardo a ordinarli, e non per timore di venire eliminato da un rivale. Quella bustina da tè mi costerebbe quasi quanto lo champagne di 007. E non tutti gli albergatori ti mettono a disposizione in stanza, bustine del tè, caffè solubile e bollitore. Di qualità pessima, ma meglio di niente.
Agli albergatori non conviene più gestire i frigo, nonostante ti facciano pagare 8 euro una bottiglietta d’acqua. Eppure il minibar è tra i top ten dei desideri degli ospiti. La catena degli Event Hotels, 59 alberghi e 11 mila camere, comunica che il servizio viene offerto ancora solo nelle stanze di qualità superiore. Se sei un cliente inferiore non ti resta che il distributore nella hall. «Il fatturato cala di anno in anno», spiega Zeljko Triva, amministratore della Minibar System, società svizzera specializzata in frigo da hotel. «Solo negli alberghi di lusso hanno ancora un futuro». E in Germania solo quelli a cinque stelle sono obbligati ad averli in camera. Cala il guadagno e anche le dimensioni: quelli da 60 litri sono una rarità, ormai i minibar non vanno oltre i 40, e molti sono minuscoli, venti litri. Se ti compri una bottiglia normale al supermarket non ci sta.
La Welt ti spiega i conti: per gestire i minibar di cento camere è necessario assumere un dipendente, che si accorga di quel che manca. E, purtroppo, molti clienti si dimenticano di comunicare quel che hanno consumato: il venti per cento delle bottigliette bevute non viene pagato. E non vale la pena pretendere per lettera dagli ospiti che saldino il conto. A parte il fatto, che conviene chiudere un occhio piuttosto di perdere un cliente. Quindi, sappiate, che pur se non consumate niente, nel prezzo finale della camera almeno 5 o 6 euro riguardano il costo del minibar. Anche se siete astemi, pagate per Hemingway e i suoi simili.