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 2016  luglio 07 Giovedì calendario

La famiglia Merloni e l’eredità da 1 miliardo

C’è uno spartiacque nella storia di Indesit. A metà anni Duemila, il compianto Vittorio Merloni era sul punto di stringere un’alleanza con gli americani di Whirlpool. Pare che tutto fosse pronto, mancava solo la firma, racconta chi allora era presente, ma – all’ultimo momento – l’uomo che ha fatto grande la ex Ariston, cambiò idea. Con la scomparsa del fondatore, uno degli imprenditori simbolo dell’industria dell’Italia del Boom, si chiude la parabola storica della Indesit, colosso degli elettrodomestici. Nell’estate di due anni fa esatti, dieci anni dopo il «gran rifiuto», Indesit è finita in mano a quegli stessi americani con cui avrebbe dovuto celebrare il matrimonio. Ma la Storia non si fa coi se. Oggi l’impero dei Merloni è un forziere con 1 miliardo di liquidità: 760 milioni dalla vendita di Indesit, 69 milioni da una quota di Ariston Thermo, più altre dismissioni e più il portafoglio partecipazioni.
In casa Merloni, l’eredità e la successione sono scritti: il passaggio generazionale ha già vissuto la sua crisi. Tre anni fa, la famiglia fu scossa da forti tension interne: i quattro fratelli (i due gemelli Andrea e Aristide, più le sorelle Annapaola e Antonella) spaccati a metà tra chi vuole vendere e chi vuole continuare a fare gli imprenditori; e spaccata sulla gestione di Andrea, scelto dal padre Vittorio come erede, ma finito sotto accusa da una parte dei fratelli. A Fabriano si rischiava l’empasse totale. Il patrimonio della famiglia, a partire dalla Indesit, era ed è custodito nella cassaforte Fineldo, le cui quote sono divise pariteticamente tra i quattro figli più la madre Franca. I 5 soci però hanno solo la nuda proprietà. Al patron Vittorio, malato da tempo, l’usufrutto e quindi i diritti di voto. Nessuna operazione straordinaria era dunque possibile. Per uscirne, la famiglia si è vista costretta a nominare un tutore per lo scomparso Vittorio. La scelta, tra non poche frizioni, è caduta su Aristide, fratello gemello di Andrea.
Stretta, da una parte, dallo spauracchio della Antonio Merloni, finita in dissesto con un effetto boomerang su tutta la città; e dall’altra, invece, dall’ascesa della Ariston Thermo, del fratello Francesco, che invece è una piccola multinazionale tascabile, la famiglia ha fatto la scelta, quasi obbligata, della vendita: «Il più grande dei piccoli», per parafrasare lo stesso Vittorio, Indesit rischiava di essere schiacciata in un mercato del “bianco” ormai globalizzato. Il periodo di “commissariamento” di Aristide ha coinciso con la vendita di tutte le partecipazioni: da Indesit alla Ariston Thermo fino alla recente cessione della Panini di Modena, la storica casa delle figurine dei calciatori. Oggi Fineldo è una scatola industriale (semi)vuota, ma una cassaforte piena di liquidità e con partecipazioni finanziarie in Mediobanca, Unicredit, GasPlus, quote in fondi di private equity. Il grosso del gruzzolo intascato da Whirlpool, circa 400 milioni, è stato per il momento parcheggiato in gestioni patrimoniali che a fine 2014 avevano già fruttato 9 milioni. Che succede ora? Con la scomparsa del patriarca, i 4 figli e la moglie diverranno proprietari a tutti gli effetti della Fineldo. A quel punto gli eredi potrebbero anche dividere le loro strade. Già un anno fa erano circolate indiscrezioni, smentite dagli interessati, secondo cui la storica cassaforte di famiglia potrebbe andare in pensione. Al suo posto, l’ipotesi di creare cinque holding, una per ogni figlio. Nessuna decisione è stata presa, nè lo sarà a breve, con la famiglia ancora colpita dal lutto. Ma questa, a dar retta alle voci, sembra la strada più logica per i fratelli. Poco prima dell’addio del patron, però, una nuvola si è addensata sopra Fabriano. I nuovi padroni di Whirlpool rivorrebbero indietro una parte della maxi-somma pagata.