7 luglio 2016
Arresti per gli appalti a Expo: «I soldi sono finiti ai clan mafiosi» • Angelino Alfano non si dimette • Gli italiani uccisi a Dacca sono stati torturati e mutilati • Il profugo fuggito da Boko Haram ucciso a Fermo da un ultrà • Messi e il papà condannati per evasione fiscale • Gettiamo nella spazzatura 13 miliardi l’anno • In Italia nel 2031 non ci saranno più matrimoni religiosi
Expo Per gli appalti a Expo scattano le manette: le persone arrestate sono 11, di cui 4 ai domiciliari. Secondo la procura milanese «i soldi sono finiti ai clan mafiosi». I reati vanno dall’associazione a delinquere al riciclaggio alla frode fiscale. In cima a tutti finisce in carcere Giuseppe Nastasi vicino alla famiglia mafiosa degli Accardo di Partanna, amministratore di fatto della Dominus srl, in 3 anni ha incassato commesse dirette senza gare d’appalto per oltre 20 milioni di euro. Sequestrati 1 milione di euro in contanti e oltre 5 milioni su conti esteri in Slovacchia, Romania e Liechtenstein. Dominus srl ha fatto man bassa nei cantieri di Expo: dallo smontaggio del padiglione Francia a Expo training, dallo stand Agorà di piazza Castello a agli stand delle birre Carlsberg e Poretti, dalla passerella ai padiglioni della Guinea Equatoriale, della Costa d’Avorio, del Qatar e del Camerun. Commesse senza gara d’appalto e senza controlli direttamente dalla Nolostand, una società partecipata al 100% dall’ente Fiera Milano. Il Tribunale per questo ha disposto l’amministrazione giudiziaria di Nolostand (Poletti, Sta).
Ministeri Investito politicamente (e non penalmente) dall’inchiesta della procura di Roma su tangenti e traffico di influenze nei ministeri, il ministro dell’interno Angelino Alfano — che oggi dovrebbe svolgere in aula alla Camera la sua informativa politica sul caso che l’ha investito — è intenzionato a restare al suo posto. Forte anche dell’appoggio del premier Matteo Renzi. Mezza opposizione (M5S, Lega, FdI e Sel) chiede le sue dimissioni, annunciando mozioni di sfiducia a raffica, ma il responsabile del Viminale resiste e gli fanno sponda, oltre al Pd, anche i verdiniani e gli ex compagni di strada di Forza Italia: «Non mi dimetto, non c’è reato». E a proposito di suo padre, tirato in ballo da un verbale di polizia giudiziaria come collettore di raccomandazioni per assunzioni alle Poste: «Oggi la barbarie illegale arriva a farmi scoprire, dalle intercettazioni tra due segretarie, che un uomo di ottant’anni, il cui fisico è da tempo fiaccato da una malattia neurodegenerativa, avrebbe fatto pressioni presso le poste per non so quale fantastiliardo di segnalazioni» (Martirano, Cds).
Dacca 1 Sono stati mutilati in varie parti del corpo con machete e altre armi da taglio alcuni dei nove italiani uccisi nell’attentato di Dacca. Una morte lenta arrivata non necessariamente in seguito a un unico colpo di grazia ma per le atrocità inferte dai terroristi. Sulle salme sarebbero inoltre presenti tracce di proiettili e di esplosivi. È ciò che è emerso dall’autopsia eseguita ieri presso il Policlinico Gemelli di Roma. Conclusi gli accertamenti medico-legali, la procura di Roma ha firmato il nulla osta per la restituzione dei corpi alle famiglie. Il modo in cui sono stati uccisi gli ostaggi rappresenta un’anomalia negli attentati jihadisti — osservano gli investigatori italiani — poiché solitamente gli omicidi sono più rapidi. Ma combacia con le ricostruzioni offerte al Corriere dai testimoni. La famiglia di Faraaz Hussein, il giovane ucciso insieme a due amiche, ha detto che il cadavere riportava tagli anche sulle mani: segno che forse aveva tentato di lottare per difendersi. Un impiegato sopravvissuto, Shishir Sharkar, ha raccontato che prima i terroristi hanno sparato sugli ostaggi, «poi si sono messi a tagliare le gole ma anche braccia e gambe a quelli che ancora respiravano. Non credo ci siano sgozzati che prima non siano stati feriti» (Di Caro, Cds).
Dacca 2 Un video diffuso dall’Isis sul web minaccia altri attacchi in Bangladesh. Tre giovani parlano bengalese ed elogiano il commando di Dacca. Il video inizia con immagini dei recenti attacchi di Parigi, Bruxelles e Orlando e sarebbe stato girato a Raqqa, la roccaforte dei jihadisti in Siria. «È stato un assaggio... si ripeterà», dice uno dei tre, identificato come Abu Issa al-Bengali. Ma Dacca continua a respingere le rivendicazioni di Isis, attribuendo la strage a un gruppo terroristico locale. La polizia — dopo aver inizialmente dichiarato di aver ammazzato per sbaglio un cuoco bengalese nel blitz — è tornata sui suoi passi dichiarando che forse l’uomo era in combutta con i cinque terroristi uccisi. In totale ci sono otto persone in stato di fermo, uno dei quali è definito uno degli attentatori. La famiglia di uno studente canadese di origini bengalesi, Tahmid Hasib Khan, 22 anni, un sopravvissuto, denuncia che la polizia lo detiene senza spiegazioni (ibidem).
Delitto Emmanuel Chidi Namdi, 36 anni. Nigeriano, con la moglie Chimiary, 26 anni, era scappato dal suo Paese dopo che gli integralisti di Boko Haram avevano fatto saltare per aria la chiesa con dentro il loro figlioletto e i loro genitori. La coppia era arrivata in Libia dove un trafficante di esseri umani aveva picchiato la donna facendole perdere il secondo figlio che aveva in grembo. Riusciti a salire su un gommone e a scampare alla traversata, i due erano risaliti dalla Sicilia alle Marche e da otto mesi erano ospitati da don Vinicio Albanesi nel seminario arcivescovile di Fermo. Lunedì pomeriggio incrociarono due uomini che stavano seduti su una panchina, in via XX settembre. Uno dei due, Amedeo Mancini, 39 anni, ultrà di una squadra locale, simpatizzante di estrema destra, già noto alle forze dell’ordine, un metro e novanta d’altezza, maglietta rossa, bermuda e sneaker, testa rasata e tatuaggi sulla gamba e su un braccio, prese a urlare contro Chimiary: «Sei una scimmia africana». La donna non disse nulla, poi però cominciò a gridare quando l’uomo le strinse il braccio e il collo. Emmanuel intervenne per fermare l’aggressione e gridò anche lui: «Lascia mia moglie, lasciala». Ne nacque una colluttazione e il nigeriano finì sul selciato sotto una gragnuola di pugni e di calci (morto in ospedale dopo un giorno d’agonia). Due le versioni dei fatti: Chimiary sostiene che il marito è stato colpito dall’uomo più alto prima con un palo della segnaletica stradale, divelto con forza dall’asfalto, e poi con un violento calcio. Il presunto aggressore sostiene invece di essersi dovuto difendere dalla rabbia del nigeriano e quindi di essere stato costretto a usare ogni mezzo per evitare conseguenze più gravi. La posizione dei due ultrà, soprattutto dopo la morte di Emmanuel, si aggrava sempre di più. Ci sono tre testimoni oculari della vicenda. Persone che erano nelle vicinanze e che hanno raccontato come sono andate esattamente le cose. Insieme a queste, anche le versioni degli agenti della polizia municipale aiuteranno a ricostruire come sono andati i fatti e come sia stato possibile che Emmanuel sia caduto a terra senza riprendere conoscenza. Alle 17 di martedì 5 maggio nel centro di Fermo.
Messi Leo Messi è stato condannato per evasione fiscale insieme al padre. La star del Barcellona tra il 2007 e il 2009 ha sottratto più di quattro milioni al Fisco spagnolo attraverso una ragnatela di società in paradisi fiscali. La pena che i giudici gli hanno comminato, insieme al padre che gli cura gli interessi, è di 21 mesi. Ma l’asso argentino, che s’era difeso spiegando «io non sapevo nulla, firmava tutto mio padre», non andrà in carcere. Il diritto iberico lo prevede solo per le pene sopra i due anni. La sentenza include anche una multa di 2 milioni per il figlio e 1,5 per il papà (Passerini, Cds).
Spazzatura Ogni anno buttiamo letteralmente nell’immondizia quasi un punto percentuale del Pil: lo spreco alimentare domestico italiano è di 13 miliardi di euro l’anno. Sono i dati diffusi ieri dall’Osservatorio Waste Watcher (Giovannini, Sta).
Matrimoni Partendo dai dati Istat sul crollo complessivo delle nozze (erano 291.607 nel 1994, sono scese a 189.765 nel 2014) il Censis elabora uno scenario futuribile nel quale «nel 2020 si avranno più matrimoni civili che religiosi, e nel 2031 non sarà celebrato un solo matrimonio nelle nostre chiese». Nel 2014 in Italia si sono celebrate 108mila nozze in chiesa, 61.593 in meno del 2004, ma soprattutto 127.936 in meno rispetto al 1994. In vent’anni, cioè, c’è stato un crollo del 54% dei riti religiosi. Massimiliano Valerii, direttore del Censis: «Noi abbiamo proiettato in avanti le tendenze degli ultimi vent’anni, e lo scenario futuro è quello di un’Italia a matrimonio religioso zero. Un dissolvimento totale di questa istituzione, perché ormai la crisi è globale, e riguarda sia i riti civili, che hanno smesso di crescere, sia in particolare quelli in chiesa, che sono in caduta libera. In pratica abbiamo visto che tra il 1994 e il 2014 si si sono “perduti” 128mila matrimoni religiosi, cioè 6.400 all’anno. E lo scorso anno i riti in chiesa sono stati 108mila. Ecco: se, partendo da questo dato, togliamo ogni anno 6.400 cerimonie, il risultato è che in 17 anni, cioè nel 2031, i matrimoni benedetti dal prete saranno azzerati» (De Luca, Rep).
Baudo 1 A 80 anni Pippo Baudo presenterà la prossima «Domenica In» (con questa saranno tredici): «Mi rifarò alla grande tradizione di questo contenitore domenicale fatto di attualità, spettacolo e informazione. Niente pettegolezzi e delitti. Penso a grandi ospiti, parlerò di libri e mostre. L’obiettivo è alzare un po’ l’asticella» (Franco, Cds).
Baudo 2 In pieno renzismo, molti la vedrebbero bene come rottamato. Cosa risponde? «Se il vecchio Anchise riesce a scendere dalle spalle di Enea e riesce a camminare, lasciatelo camminare» (ibidem).
(a cura di Roberta Mercuri)