Corriere della Sera, 7 luglio 2016
Al Portogallo non manca molto per essere il migliore
Come previsto la differenza è venuta fuori, lentamente ma in modo inevitabile. Se Ronaldo fa gol, il Portogallo è una squadra difficilissima da battere. Nasconde la palla tra la sua classe e la sua lentezza, non ha un grido, ma è una nenia continua che alla fine stordisce. Senza Ramsey il Galles non aveva qualità in mezzo al campo, non portava niente agli attaccanti, solo palloni alti su cui fare i guerrieri inutili. Bale c’è stato a sprazzi, anche in modo potente, ma senza poter colmare il vuoto. Il grande zucchero steso dai portoghesi sul campo non ha mai fatto filtrare niente. Così ci si accorge di una squadra che non ha mai perso da quando 13 partite fa è stata presa da Andre Santos. Gioca in pochi metri, diventa verticale col ragazzino che assomiglia per gioco e trecce al giovane Davids, e alla fine ha un attaccante che fa gol difficili, fuori dal normale.
Non manca molto per essere la migliore, forse un po’ più di voglia, meno tattica e più istinto. Il Portogallo è esterno all’Europa, il suo calcio è retorica brasiliana, lentezza africana e guizzi impossibili da esploratori marinai. È diverso e un po’ inutile, riesce spesso a banalizzare anche Ronaldo, ma giocarci contro è un’impresa perché l’avversario non trova la palla. Fino a che compare Ronaldo e diventa un’altra partita. Non è la migliore squadra d’ Europa, Francia e Germania le sono superiori, ma sarebbe un campione degno.