Corriere della Sera, 7 luglio 2016
Non si pente il sindaco de «Lo stupido che sei»
«Io pentito? Sta scherzando?».
Per la verità no. Dunque lo rifarebbe?
«Dieci cento mille volte».
Eletto con una coalizione di liste civiche, l’avvocato Franco Metta è da un anno sindaco di Cerignola, il comune di nascita di Giuseppe Di Vittorio, che imparò a leggere grazie a un dizionario trovato per caso, e di Nicola Zingarelli, che invece è stato il padre di uno dei più noti vocabolari italiani. Domenica scorsa, mentre inaugurava un parco giochi in villa comunale, il sindaco si è scagliato contro un bambino che si vantava di essere stato bocciato alle elementari. In dialetto stretto, avvolto nella sua fascia tricolore, davanti a tutti, compreso un prete visibilmente imbarazzato, si è parato davanti a quel piccolo malcapitato e gliene ha dette di tutti i colori: «Guardami in faccia. Ma sei scemo? Gli altri diventeranno qualcuno e tu nessuno. Se non studi vengo fino a casa tua e ti spezzo le gambe...».
Sindaco, ma si è rivisto sul web? C’è un video che la inchioda mentre mortifica quel bambino.
«La verità è che a quel bambino finora nessuno aveva ancora spiegato né cosa vuol dire essere bocciati, né il valore dello studio e della scuola. L’ho fatto io. E giudicare deprecabile il modo in cui l’ho fatto mi sembra ozioso».
Dice?
«Senta, mio padre ha insegnato alle elementari per cinquant’anni e mia madre ogni giorno mi minacciava di spezzarmi le gambe se non studiavo. Lo diceva ma non l’ha mai fatto, beninteso. Io sono cresciuto così».
Sta parlando di suo padre e di sua madre e lei ha sessantacinque anni. Sta parlando del secolo scorso.
«E va bene, per quello che ho fatto non mi daranno una seconda laurea in pedagogia. Me ne farò una ragione».
A proposito. I suoi studi?
«Liceo classico, ero il migliore della classe. Poi la laurea in giurisprudenza alla Cattolica di Milano. Mi creda, so esprimermi in italiano».
E allora perché nel video parla come neanche Lino Banfi o Checco Zalone fanno?
«Per farmi capire. Quel bambino si vantava in dialetto stretto e io in dialetto stretto gli ho risposto».
Ma gli ha dato anche del «trimone»...
«Ah, sì. Ma è una parola che ha sdoganato Michele Emiliano su twitter. Qualcuno lo insultava e lui ha risposto: “u’ chiù trimon di tutt sì tu”»
Provi a tradurre.
«Babbeo, scemotto. Ecco cosa vuol dire».
In realtà significa di peggio. Ma ora le leggo qualche commento apparso sui siti. Federe: «Umiliando quel bambino, ha fatto quanto di peggio poteva fare». Romeo: «Invece del suo show da padre padrone, perché non se la prende con gli assistenti sociali del suo Comune?». Anonimo: «Caro sindaco, non può neanche immaginare cosa può provocare nella mente e nel cuore di un bambino un atteggiamento come il suo». Continuo?
«Ho agito di istinto per il bene di quel bambino. Che tra l’altro ho tenuto tra le mie braccia per tutto il tempo della cerimonia. E stia tranquillo: assistenti sociali e maestri mi sentiranno. So bene che c’è un contesto sui cui intervenire. E conosco la piaga dell’evasione scolastica».
Spezzerà le gambe a tutti?
«Qualcuno, scherzando, dice di temerlo».