Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  luglio 07 Giovedì calendario

Il governo potrebbe cadere e di questa caduta si potrebbe anche dare una lettura maliziosa: lo scioglimento delle Camere provocherebbe il rinvio del referendum costituzionale all’anno prossimo

Il governo potrebbe cadere e di questa caduta si potrebbe anche dare una lettura maliziosa: lo scioglimento delle Camere provocherebbe il rinvio del referendum costituzionale all’anno prossimo. Si voterebbe con l’Italicum alla Camera e con il proporzionale al Senato (non ancora depotenziato, proprio per via del referendum). Dopo, sarebbe inevitabile un governo di unità nazionale, con Berlusconi dentro. Con Berlusconi dentro, Renzi potrebbe forse andare al referendum sulle riforme costituzionali godendo di una più ampia riserva di voti. Nel frattempo il Movimento 5 Stelle potrebbe essersi sputtanato a Roma...

Io, fossi in lei, con gli scenari mi fermerei...
Ha ragione. Probabilmente non succederà niente. Ma il fatto è che sono in corso due movimenti tellurici, indipendenti ma convergenti. Primo movimento tellurico: l’Ncd, cioè il partito del ministro dell’Interno Angelino Alfano, è spaccato. Ci sono almeno otto senatori alfaniani che vogliono abbandonare Renzi e dare al massimo un appoggio dall’esterno al governo. Sappiamo i nomi di sette degli otto: Schifani, Esposito, Sacconi, Formigoni, Azzollini, De Poli, Pagano più un calabrese tenuto coperto. Esposito - cioè Giuseppe Esposito - ieri è uscito allo scoperto con un’intervista molto forte al sito di Repubblica: «Dobbiamo lasciare il governo. Quando? Già domani. Renzi non reggerebbe? Non è un mio problema». Doveva esserci una riunione di Ncd lunedì sera, ma Alfano l’ha rinviata per via dell’arrivo a Roma delle nove salme dal Bangladesh. Ho l’impressione che il rinvio non servirà a stemperare gli animi. È persino possibile che il numero di anti-Renzi dentro Ncd aumenti.  

Che forza potranno mai avere, una volta fuori dal governo?
No, il piccolo terremoto di Ncd è una conseguenza delle fibrillazioni in atto nel centro-destra, dove la liquidazione del cerchio magico costituito dalla Pascale, dalla Rossi e dalla Bergamini, e il ritorno a buone condizioni di salute di Berlusconi fanno supporre un ricompattamento di quell’area. I sondaggi dicono che, se unito, il centro-destra, per il quale Berlusconi sta pensando a un nuovo partito con un nuovo nome, avrebbe più o meno la forza del Pd. Col M5s sempre in testa. Insomma questi alfaniani sperano di sopravvivere, per l’ennesima volta, nel partito di Berlusconi, parendogli impossibile che il partito di Alfano abbia la consistenza necessaria a superare i vari sbarramenti elettorali. È l’effetto dell’irrilevanza, alla fine.  

E il secondo movimento tellurico?
È l’inchiesta dell’altro giorno promossa dalla Procura di Roma, con 24 arresti, 50 indagati, 100 perquisizioni, 1,2 milioni di euro sequestrati, 127 capi d’imputazione tra cui frode fiscale, corruzione, riciclaggio, truffa allo Stato e appropriazione indebita. Alfano non è coinvolto, ma ci sono di mezzo suo padre e suo fratello (peraltro non indagati). Ci sono poi intercettazioni telefoniche dove il ministro viene nominato (come dicono i giornali: il suo nome «spunta»). Quanto basta, benché non ci siano né avvisi di garanzia né incriminazioni che lo riguardino, perché il Movimento 5 Stelle e la Lega chiedano a gran voce le sue dimissioni. Sarà bene chiarire subito che il Pd difende Alfano a spada tratta. Persino Brunetta ha ricordato che Forza Italia è garantista, quindi, benché Alfano sia uno che ha voltato faccia al suo benefattore...  

In che consiste questa inchiesta della Procura di Roma?
Guidano le danze il pubblico ministero Stefano Fava e l’aggiunto Paolo Ielo, già celebre all’epoca di Mani pulite. Un gruppetto di furbi - dicono gli accusatori (e sottolineo: dicono gli accusatori) - avrebbe esercitato grande influenza sulle nomine dei vertici delle società pubbliche, in particolare Poste, Enel, Inps, Inail, e nei ministeri della Pubblica Istruzione e della Giustizia. I due inventori e sostenitori del sistema sono i fratelli Pizza, Giuseppe e Raffaele. Di Giuseppe avrà forse un minimo di contezza anche lei: è quello che detiene i diritti del marchio (chiamiamolo così) Democrazia Cristiana e del suo simbolo, il famoso scudo crociato. Questa ennesima cricca puntava a vincere vari appalti, e in particolare a ottenere l’appalto dell’informatizzazione del ministero della Giustizia, cosa che avrebbe permesso loro di incassare molti denari per il lavoro, ma anche di avere tutte le informazioni necessarie sul lavoro delle Procure. Materiale utilissimo, in effetti. Le risparmio le altre decine di casi in cui la cricca sarebbe coinvolta. L’inchiesta si chiama “Labirinto”.  

Sì, ma qualcosa su padre e fratello di Alfano la deve dire.
Dice il ministro Alfano che si tratta di speculazione vergognosa, condotta con gli scarti di altre inchieste. Suo padre, 80 anni, e molto malato, avrebbe un giorno recapitato alle Poste 80 curricula di gente da sistemare. Questi 80 curricula non stanno però nelle carte degli inquirenti, ma sono citati da due segretarie che, scandalizzate, ne parlano tra loro. Il fratello più piccolo di Alfano, Alessandro, sarebbe stato assunto alle Poste in una posizione apicale senza averne i titoli grazie alle amicizie della cricca con l’ex capo delle Poste Massimo Sarmi (che nega tutto e non è indagato). Alfano jr. non era neanche contento, e aveva fatto causa all’azienda per presunti demansionamenti e tagli di stipendio (160 mila l’anno, non si sa se lordi o netti). Il nuovo ad di Poste, Francesco Caio, lo ha trasferito in Sicilia, e degradato, facendogli firmare una carta in cui rinuncia a qualunque azione. Chissà come avrà fatto a convincerlo.