La Gazzetta dello Sport, 6 luglio 2016
«Sapete che c’è? Odio il tennis». Lo sfogo di Nick Kyrgios dopo il ko con Murray
«Ciao, mi chiamo Nick e odio il tennis», da conferenza stampa a seduta di autocoscienza. Nick Kyrgios il ribelle, lo sbruffone, il selvaggio, mostra qualche crepa nella corazza dopo la pettinata presa da Andy Murray negli ottavi. Dopo un «sono stato patetico» che di certo non aumenta l’austostima, il talentino australiano, che ha rinunciato all’Olimpiade perché la sua federazione lo accusava di essere brutto sporco e cattivo, ha deciso di sfogarsi. Fino ad ammettere di odiare il suo sport ma di non avere alternative: «Sono giunto alla conclusione che lo sport non mi piace, ma allo stesso tempo non saprei proprio che cos’altro fare nella vita».
FORZATI Eccolo lì, un altro forzato della carriera sportiva, non della miniera. «Odio il tennis, lo odio con tutto il cuore, eppure continuo a giocare, continuo a palleggiare tutta la mattina, tutto il pomeriggio, perché non ho scelta» racconta Andre Agassi nella sua biografia «Open», diventata un caso letterario. E poi Alex Schwazer, quando era stato trovato positivo prima di Londra aveva rivelato che per lui «la marcia era un calvario» e che «farsi beccare poteva essere un modo per uscirne» e poi aggiungeva: «Lasciatemi perdere. Datemi un lavoro normale e lo farò bene. Basta con lo sport».
NIENTE COACH Il caso di Nick non sembra essere così tragico, forse ha soltanto realizzato di stare sprecando una buona parte del suo talento: «Una settimana sto bene e sono abbastanza motivato, mi alleno e non vedo l’ora di gareggiare». Non doveva essere quella contro Murray, una di quelle occasioni, e dire che il loro ottavo era il «big match» del tabellone. «Dopo il primo set mi sono demoralizzato – ha detto Nick -. Quando le cose non vanno bene sono un po’ troppo morbido. Non penso che sia colpa della mancanza di un coach, mi piace non avere un tecnico, mi piace la libertà. A volte non faccio nulla per una settimana intera, non credo ci siano coach che me lo permetterebbero». Di sicuro trovare un allenatore che gli consigli anche di giocare tutta a la mattina ai videogames prima di scendere in campo, come ha fatto prima di giocare con Murray, non sarà per nulla semplice.