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 2016  luglio 06 Mercoledì calendario

L’Italia del Basket batte la Croazia. Ora mancano solo 40 minuti per volare a Rio

Conta solo vincere. Diciamo la verità, della bella pallacanestro non c’importa molto. Vogliamo vedere gli azzurri sfilare nello stadio olimpico di Rio. E ora siamo praticamente a quaranta, pur sempre lunghissimi, minuti dall’obiettivo. Fatta fuori la Croazia, in semifinale dovremmo trovare il Messico, formalità da sbrigare con la pipa in bocca o quasi, per poi giocarci tutto in finale contro Grecia o ancora questi tosti ma cortissimi (in termini di giocatori validi) croati.
COLTELLO L’Italia vince difendendo col coltello tra i denti,con un Hackett sontuoso e un Belinelli sempre affidabile. Sta trovando un’identità precisa nella sua metà campo visto che in quella avversaria continua a litigare con il ferro, a fare una dannata fatica a segnare. Dopo i 68 punti contro i modesti tunisini, ieri ci siamo fermati a 67 contro una nazionale di ben altra levatura, chiudendo con il 34% al tiro. Non è facile vincere così, eppure gli azzurri ce l’hanno fatta. Perché hanno soffocato la squadra di Petrovic, costringendola a percentuali altrettanto orribili (22/61 con 6/22 da tre), a 13 palle perse, tante cercando di penetrare in un’area chiusissima (30-20 i punti a nostro favore lì dentro). Ci ha fatto male solo Bojan Bogdanovic, anche se pure lui, dopo un primo tempo che di questi tempi potrebbe valergli un contratto da una settantina di milioni di dollari nella Nba, nella ripresa è stato costretto a 3/12 su azione (dopo il 6/11 dei primi 20’). Il resto è stato davvero poca roba. Mario Hezonja ha avuto problemi di falli e non è mai entrato in partita, Dario Saric si è visto solo a sprazzi. Ma quello che più manca alla Croazia è l’asse play-pivot. In regia Ukic è quello che è, mentre il disastroso Bilan e men che meno Planinic possono essere considerati pericoli.
FALLI «Questo è l’unico modo che conosciamo per vincere le partite quando non siamo fluidi in attacco – spiega il c.t. Ettore Messina –. Abbiamo un grande potenziale offensivo ma non possiamo permetterci di fermare la palla perché così fermiamo 4 giocatori. È quello che ci è successo nel primo tempo. La vittoria è nata in difesa, nel finale abbiamo fatto bene quello che ci serviva per conquistare questo successo, cioè difendere forte e prendere falli sottocanestro. Ringrazio questo fantastico pubblico che ci ha dato grande spinta e conforto quando la partita non stava mettendosi bene per noi».
FIATO E RABBIA Prima di guardare avanti, alla Grecia (ci sbilanciamo, non è un gran rischio), è bene restare ancora con la testa a quanto visto nelle prime due gare. Restando convinti che questa squadra possa crescere col passare dei giorni. Oggi sarà fondamentale tirare il fiato. Guardare molto video, capire, come ha sottolineato Messina, quanto sia importante attaccare in 5. Perché abbiamo talento, ma le soluzioni estemporanee individuali possono andar bene per togliere di tanto in tanto le castagne dal fuoco, non certo come unica via per andare a canestro. I punti, speriamo, arriveranno, con Datome che forse si è sbloccato e Gallo che potrà pungere di più. Difendendo così, abbiamo molte chance di vincere questo benedetto Preolimpico. E levarci il gorilla che da 12 anni ci si è piazzato sulla spalla. I segnali positivi sono tanti, quelli preoccupanti pure ma sembrano rimediabili. E la rabbia azzurra, la voglia di Giochi, pare poter fare la differenza. Ne siamo convinti.