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 2016  luglio 06 Mercoledì calendario

Tra rapine, sporcizia e paura anche vivere a Sanremo è diventato un inferno

Sanremo è famosa. Ultimamente, per i furbetti del cartellino in municipio. Un tempo per il Casinò, il Festival e il profumo di mandarini che si poteva avvertire girando in città, misto al salino del mare che entrava nei carruggi della città vecchia. Oggi Sanremo sta diventando famosa per la delinquenza. Avete capito bene. Non quella dei furbetti, no, su cui indaga e giudicherà la magistratura. Quella di chi ti strappa la roba da dosso mandandoti all’ospedale. Ieri – 4 luglio 2016 – un malvivente, o dei malviventi, hanno scucito (sic!) gli orecchini dai lobi di un’anziana. In pieno centro. Alle sette di sera, l’ora dell’aperitivo, quando tutta la città è in fermento e c’è gente dappertutto. La donna anziana sta abbastanza bene, ma ha rischiato l’infarto per quel coltello brandito sul muso e il sentirsi lacerare la carne per due orecchini.
Pensate sia un episodio isolato, fisiologico, che rientra nell’estate criminale italiana? Manco per idea. La settimana scorsa rapinatori a volto coperto hanno assalito – avete letto bene, assalito – un’abitazione privata con pistole in pugno. Hanno rapinato i proprietari ed è ancora andata bene. Un mio amico calabrese – che se ne intende – mi dice che non è un buon segnale, questo, per la città dei fiori.
Pochi anni fa ero rimasto quasi coinvolto – sempre d’estate, in Via Matteotti, quella del Festival – in una rissa tra tunisini. Un coltello era comparso all’improvviso e le urla belluine di questi saraceni stramaledetti – sì, stramaledetti, che cazzo volete – mi risuonano ancora oggi in testa, a me che dovetti imbracciare mio figlio piccolo e far correre mia moglie come una lepre per non rimanere sorpresi da un disgraziato accidente d’estate. Il sindaco di allora era Maurizio Zoccarato (Forza Italia), mentre oggi si chiama Alberto Biancheri. La loro capacità di affrontare l’estate criminale in Sanremo si è rivelata inversamente proporzionale alla acribia con cui hanno colpito i furbetti del cartellino. Spietati con i dipendenti comunali (presunti) infedeli, e deboli, anzi inermi, inerti, con chi ci terrorizza anche in pieno giorno. L’ultima moda dei marocchini che delinquono è diventata quella di sfrecciare in bicicletta. Arrivano come saette, imboccano i sensi unici in direzione vietata e ti travolgono. Due settimane fa una donna è stata buttata per terra da uno di questi centauri a due ruote a trazione animale. Quando ne ho intravisti due, e ne ho apostrofato uno che aveva appena imboccati un senso unico, l’altro mi ha guardato e rideva. Rideva:avete ben compreso.
Mia moglie ha preso l’abitudine di sprangarsi in casa anche nelle ore antimeridiane, quando fuori – per la canicola di un’estate tutto sommato ventilata – gira un cane e qualche tunisino con la bottiglia in mano. Siamo ostaggi della rumenta: sapete cos’è? È l’immondizia, che furoreggia ovunque. Ieri sera, quando sono uscito dall’ufficio e mi sono ritrovato in mezzo alle forze dell’ordine che cercavano tracce di quel bastardo vigliacco che aveva strappato gli orecchini, ho sentito un uomo dire: «Non ne possiamo più». Questa è la vera, autentica bandiera di Sanremo, non quella blu.
Sanremo è una città magnifica, ma la nostra amministrazione comunale non tiene il passo con la delinquenza. In Commissariato sono sotto organico, fanno come possono. Quando l’ex sindaco Zoccarato era in auge, aveva promesso l’esercito. A Roma e Milano l’esercito c’è. Qui, dove cazzo è? A Sanremo c’è la paura, che scorre ormai sottopelle in tutti i suoi cittadini, nei loro occhi smarriti. Hanno orbite vacue, hanno paura delle voci quando si alzano di un decibel. Hanno paura. La paura, sapete che cos’è? Le persone hanno il terrore dell’islam. Non è discriminazione, non è razzismo, ma lo volete capire? È sopravvivenza, e basta. Certe vie sono diventate compound e ti viene in mente che questa è la tua città ma in quelle zone senti parlare solo arabo. Un tempo si aveva timore ad entrare nella città vecchia, oggi non più. È un paradosso. L’Associazione Pigna Mon Amour – in cui l’avvocato Enza Dedali si impegna notte e giorno – l’ha ripulita. Ci vivono etnie composite. È diventata la città più nascosta, più intima, più bella, dove il sole si sente, e a volte il mare si allarga all’improvviso in certi scorci. Qui stanno i senegalesi seri, i tunisini che lavorano, i marocchini che non si ubriacano, quelli che non pisciano sulle porte delle case altrui. Quindi non venite a parlare di razzismo quando invece ce la si prende con i criminali. Anni fa un amministratore di Ventimiglia, Gaetano Scullino, aveva ripulito la città, l’aveva resa vivibile. Niente più immigrati delinquenti, non si girava più con il terrore dell’odio saraceno. Risultato? L’hanno indagato per mafia. E poi assolto.
Ora. Se anche la Pigna, la città vecchia di Sanremo (sempre più simile alla Canebiere di Izzo), è diventata vivibile, cosa dobbiamo aspettare perché tutta Sanremo lo diventi? Che ci strappino altre collanine dal collo o che qualcuno si faccia male sul serio e muoia?