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 2016  luglio 06 Mercoledì calendario

Per andare a Londra potremmo avere bisogno del visto

Se e quando sarà avviato e terminato l’iter di recesso del Regno Unito dall’Unione europea, a essere colpiti saranno anche i viaggiatori. E proprio in questo settore, al netto di un eventuale accordo che lasci invariate le regole, si preannuncia un vero terremoto. Con danni sia per i cittadini Ue che viaggiano verso il Regno Unito, sia nel senso di marcia opposto. Una sequela di effetti negativi che colpirà il 76% di cittadini britannici che ogni anno scelgono come meta per le vacanze uno Stato Ue (nell’ordine Spagna, Francia e Italia) e il 63% di cittadini di Stati europei che trascorrono le vacanze nel Regno Unito (studio Deloitte). 
I primi cambiamenti potrebbero arrivare dalla richiesta di ulteriori formalità per i documenti. Già oggi il Regno Unito è un mondo a parte nel contesto Ue visto che, non aderendo allo spazio Schengen, frena sulla libera circolazione e impone l’ingresso e la circolazione con un documento di identità valido per l’espatrio. In futuro, però, potrebbero anche riaffacciarsi i visti con danni non solo in entrata ma anche in uscita perché è difficile ipotizzare la non applicazione della reciprocità. Scenario analogo per le patenti di guida. Il Regno Unito non sarà più tenuto a riconoscere le patenti rilasciate in altri Stati Ue (stesso discorso in direzione opposta), né a utilizzare il formato uniforme operativo dal 2013.
Ma l’onda lunga della Brexit colpirà anche i diritti dei viaggiatori e l’elevato livello di tutela predisposto proprio grazie all’Unione europea. Un mosaico normativo messo su tassello dopo tassello grazie ai regolamenti settoriali e agli interventi della Corte di giustizia Ue che ha permesso di raggiungere un giusto equilibrio tra liberalizzazione del mercato del trasporto aereo e diritti dei passeggeri.
Prendiamo il caso dei viaggi in aereo, con il divieto di applicare tariffe più elevate a seconda del Paese in cui si acquista il biglietto. E i diritti in materia di compensazione e assistenza ai passeggeri in caso di negato imbarco, di cancellazione del volo o di ritardo prolungato garantiti dal regolamento Ue n. 261/2004 che prevede indennizzi variabili da 250 a 400 euro a seconda delle tratte. Un sistema che potrebbe non coinvolgere più il Regno Unito perché le norme Ue si applicano ai passeggeri in partenza da un aeroporto situato nel territorio di uno Stato membro, salvo nel caso in cui si tratti di partenza da un aeroporto di uno Stato terzo con rotta verso un Paese Ue. Oltre a una possibile attenuazione dei diritti, non sarà più utilizzabile il modulo di reclamo Ue. Un colpo per i passeggeri che usufruiscono di diritti di alto livello nel mercato unico dei cieli.
Bye bye anche ai diritti dei passeggeri del trasporto ferroviario garantiti dal regolamento n. 1371/2007, di quello marittimo via mare e per vie navigabili interne (regolamento n. 1177/2010) e nei trasporti via terra con autobus (regolamento n. 181/2001). Un quadro di garanzia unico al mondo, allargato a tutte le forme di tutela per i passeggeri che potrebbe essere intaccato dalla Brexit. Ma non è l’unico aspetto. Potrebbe saltare anche il sistema fondato sull’utilizzo della Tessera europea di assicurazione malattia che consente ai cittadini Ue di spostarsi nello spazio Ue, anche per motivi di turismo, ottenendo nel caso di soggiorno temporaneo all’estero i diritti che spettano alle persone assicurate nel Paese, usufruendo altresì di un quadro semplificato per i rimborsi.
Così, potrebbe non vedere mai la luce nel Regno Unito il nuovo sistema di roaming che sarà operativo dal 15 giugno 2017 e che eliminerà ogni costo aggiuntivo per l’utilizzo del cellulare in altri Paesi Ue. Proprio nel campo delle eurotariffe già oggi, grazie al regolamento Ue n. 531/2012, i viaggiatori, turisti e non, usufruiscono di costi contingentati con una protezione dalle bollette esorbitanti, che nel Regno Unito potrebbe non valere più. Colpiti anche gli acquisti. Potrebbe essere cancellata, infatti, a la legge interna di recepimento della direttiva che istituisce un sistema comunitario di esenzione dall’imposta sul valore aggiunto e dalle accise per le importazioni non commerciali di merci effettuate dai viaggiatori nell’ambito del traffico tra gli Stati Ue e i Paesi terzi.