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 2016  luglio 06 Mercoledì calendario

Theresa May è in testa per la successione a Downing Street. Alla prima votazione ha preso 165 voti, bene anche Andrea Leadsom, che al suo primo mandato come ministro ne ha presi 66. Per Michael Gove, «il traditore» che ha costretto Johnson alle dimissioni, solo 48

A due settimane dal referendum sulla Brexit, che ha provocato le dimissioni di David Cameron, i parlamentari conservatori hanno eliminato Liam Fox dalla corsa per la successione a Downing Street. Nella prima votazione il ministro dell’Interno Theresa May ha ottenuto 165 voti, Andrea Leadsom 66, il ministro della Giustizia Michael Gove 48, Stephen Crabb 34 e Liam Fox 16. Fox, esponente dell’ala destra del partito, è quindi il primo eliminato dalla corsa. Il ministro per Lavoro e Pensioni Stephen Crabb si è ritirato: appoggerà Theresa May. A questo punto restano in corsa in tre. Le prossime votazioni si terranno tra giovedì e martedì: verrà eliminato il meno votato per arrivare così a due soli contendenti. Il vincitore tra i due candidati rimasti verrà scelto entro il 9 settembre da 150 mila iscritti del Partito conservatore. Chi vincerà avrà il doppio incarico: primo ministro britannico e leader dei Tories. Al referendum sulla Brexit May ha votato Remain. Leadsom e Gove hanno votato Leave.
La replica di Juncker
Il tema Brexit ha tenuto banco anche al Parlamento europeo riunito in plenaria a Strasburgo. Il presidente della Commissione Ue ha respinto le accuse contro di lui, escludendo un suo passo indietro, e ha attaccato Boris Johnson e Nigel Farage: «I radiosi eroi della Brexit – ha detto – oggi sono eroi tristi. Sono retro-nazionalisti, non patrioti. I veri patrioti non lasciano la nave in difficoltà». 
Sulla sua posizione, ha ribadito l’intenzione di andare avanti: «La mia Commissione è nata per fare le riforme. È questo il nostro mandato e continueremo ad andare avanti. Non lascio che qualcuno cerchi di convincermi che quello che abbiamo fatto sia stato sbagliato perché ora abbiamo la Brexit. Non posso accettare chi dice che la Commissione avrebbe la responsabilità dell’esito del voto britannico».