Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  luglio 06 Mercoledì calendario

C’è sempre un posto per il fratello di Angelino

Assumi il fratello di un ministro potente come Angelino Alfano ed è certo che, se sei il suo superiore, andrai incontro a non pochi grattacapi. «Personaggio di non facile gestione», lo descrive chi ha avuto modo di incrociare Alfano jr. Alle Poste e non solo. Una carriera costruita un po’ sulle spintarelle, quella di Alessandro Antonio Alfano, classe 1965, un po’ sui pasticci. 
Nel 2008 non si è ancora laureato, il titolo triennale in economia e finanze lo conseguirà solo nel 2009, e già risulta docente del laboratorio di «Principi e strumenti di marketing» presso la Facoltà di comunicazione alla Sapienza di Roma. 
Dopo poco partecipa al concorso per diventare segretario generale della Camera di commercio di Trapani. Lo vince, ma nel giro di qualche mese è costretto a lasciare per «cause di forza maggiore». Gli viene contestata la veridicità di alcuni punti inseriti nel curriculum, interviene la Guardia di finanza che sequestra tutta la documentazione e si scopre che il fratello del ministro ha autocertificato un incarico, quello di direttore regionale di Confcommercio Sicilia, che non ha mai ricoperto. Era semplicemente distaccato presso la Confcommercio regionale in veste di direttore provinciale di Agrigento.
Con la nomina a Postecom, che risale al 2013, il caso del fratellino di Alfano arriva in Parlamento. Erasmo Palazzotto di Sel è il primo a segnalare diversi vizi nello svolgimento del concorso tenutosi a Trapani e dubbi sulla correttezza delle procedure, visto che Alfano jr era l’unico candidato; ma solleva dubbi anche sulla sua laurea triennale, «non idonea» per espletare le funzioni di dirigente apicale in una pubblica amministrazione. Per quella stessa laurea, peraltro, nel 2011 Alessandro Alfano con altri 32 era finito sotto inchiesta e poi prosciolto a Palermo per una sospetta compravendita di esami. 
Nella società informatica controllata dalle Poste, Alfano jr arriva ovviamente senza concorso, grazie ai buoni uffici di Raffaele Pizza («Ho fatto assumere il fratello di Angelino» si vanta al telefono). Prende servizio il 2 settembre 2013, qualifica di dirigente e compenso fissato in 170mila euro lordi all’anno che l’ad del Poste, Massimo Sarmi, taglia a 160mila. 
In Parlamento, intanto, le interrogazioni sul fratello del ministro si accumulano. L’ex amministratore delle Poste è praticamente costretto a un audit interno, che dichiara tutto a posto, tutto regolare. Non passano neanche due anni, però, e nel maggio 2015 Alessandro Antonio è già passato a «Poste tributi», la società del gruppo che si occupa di attività esattoriali, alle dirette dipendenze dell’amministratore delegato. 
Non passa un anno e l’Alfano jr fa causa all’azienda: contesta la dequalificazione professionale, ed un significativo differenziale retributivo. La vertenza viene chiusa il 27 maggio nella sede di Unindustria: Alessandro Alfano rinuncia ad ogni rivendicazione nei confronti di Postecom, di Poste Tributi e dell’intero Gruppo Poste Italiane. In cambio, accetta un nuovo incarico che lo vede in Sicilia come responsabile regionale dell’area immobiliare. In pratica sovrintende alla pulizia degli gli uffici postali siciliani, senza poteri di spesa. Alle Poste, in questo modo, pensano di aver messo una pietra tombale sulla vicenda. Sintetizza Francesco Caio, che da inizio 2014 è subentrato a Sarmi: con la nuova gestione «l’aria è cambiata».