6 luglio 2016
Anche il padre di Alfano aveva a che fare col faccendiere Raffaele Pizza • Mps a picco in Borsa • Sono tornate in Italia le salme delle vittime di Dacca • L’Fbi scagiona Hillary Clinton dall’inchiesta sulle mail • Lo studente americano Beau Solomon è stato ucciso da un clochard • Berlusconi annuncia la cessione del Milan ai cinesi
Corruzione 1 Dopo il fratello anche il padre di Angelino Alfano finisce nelle carte dell’inchiesta della procura di Roma sulla corruzione nei ministeri (vedi Fior da fiore di ieri). A documentarlo sono le centinaia di intercettazioni inserite nelle carte con cui i pm Paolo Ielo e Stefano Fava hanno chiesto l’arresto per il faccendiere Raffaele Pizza e i suoi sodali. Il 17 maggio 2015 i finanzieri del Nucleo Valutario del generale Giuseppe Bottillo ascoltano la segretaria di Raffaele Pizza, Marzia Capaccio (arrestata lunedì), sbraitare al telefono per qualcosa che si aspettavano dal ministro, e che invece non hanno ottenuto. Destinataria del suo sfogo è l’amica Elisabetta Cotugno, estranea all’indagine. Capaccio: «Io ti ho spiegato cosa ci a fatto a noi Angelino...Cioè, noi gli abbiamo sistemato la famiglia. Questo doveva fare una cosa... la sera prima mi ha chiamato suo padre, mi ha mandato ottanta curriculm. Ottanta! Dicendomi: non ti preoccupare, tu buttali dentro, la situazione la gestiamo noi...e il fratello comunque è un funzionario di Poste, anzi è un amministratore delegato di Poste». Il padre del ministro Alfano è stato assessore e vicesindaco di Agrigento, legato alla corrente democristiana di Calogero Mannino. È ragionevole pensare che quei curriculum da «buttare dentro», siano altrettanti aspiranti a un posto di lavoro nelle Poste Italiane. Dove già il faccendiere Pizza sostiene di aver piazzato, grazie al rapporto privilegiato con l’ex amministratore delegato Massimo Sarmi, Alessandro Alfano, il fratello di Angelino. Repubblica ieri ha dato conto di come Raffaele Pizza si vantasse al telefono col collaboratore politico del ministro Davide Tedesco di aver facilitato l’inserimento alle Poste di Alessandro Alfano: «Con uno stipendio da 160mila euro, 10mila euro in meno del massimo» (Scarpa e Tonacci, Rep).
Corruzione 2 Angelino Alfano dice di essere totalmente estraneo dall’inchiesta «Labirinto» e di non avere nulla a che fare con la vicenda dell’assunzione del fratello in una società delle Poste: «Non ho alcuna intenzione di dimettermi. Non ne vedo la ragione». A proposito delle intercettazioni il ministro degli Interni parla di «ri-uso politico degli scarti di un’inchiesta giudiziaria». Materiale che verrebbe «usato per fini esclusivamente politici. Le intercettazioni non riguardano me, bensì terze e quarte persone che parlano di me. Persone, peraltro, che non vedo e non sento da anni». Ma i 5 Stelle lo attaccano. Di Battista gli chiede di riferire in aula e ricorda che «il ministro Lupi si dimise per un Rolex al figlio» (Bertini e La Mattina, Sta).
Mps Ieri il Monte dei Paschi di Siena, la banca più antica del mondo, ha perso in Borsa un quinto del suo valore, duecento milioni di capitalizzazione, e vale appena 777 milioni. Le voci di un intervento imminente del governo per salvare il Monte dei Paschi di Siena si rincorrono senza conferme ma è ormai solo questione di giorni (Barbera, Sta).
Dacca Sono tornate in Italia le salme delle nove vittime di Dacca. Quando alle 19 il volo di Stato è atterrato a Ciampino ha trovato ad attenderlo una piccola folla di parenti in singhiozzi, tutti schierati sulla pista insieme al Presidente della Repubblica Mattarella, il ministro degli Esteri Gentiloni, le massime autorità della Repubblica (Paci, Sta).
Clinton L’Fbi ha scagionato Hillary Clinton dall’inchiesta sulle mail private usate quando era segretario di Stato. L’annuncio che ha chiuso la fase legale dello scandalo durato mesi lo ha fatto ieri mattina il direttore dell’Fbi, James Comey: «Nonostante ci siano prove di potenziali violazioni delle leggi riguardo la gestione delle informazioni classificate, il nostro giudizio è che nessun procuratore ragionevole porterebbe questo caso in tribunale». Comey ha detto che Hillary e i suoi colleghi sono stati «estremamente imprudenti nel trattamento di documenti molto sensibili e altamente classificati». Nel dettaglio, tra le 30.000 mail passate attraverso il sistema privato creato da Clinton nella sua casa, 110 contenevano informazioni riservate, incluse 8 che erano «Top Secret». Non esiste la prova che potenze straniere ostili, come Russia o Cina, abbiano avuto accesso a questi documenti, ma è molto probabile, anche perché il sistema di Hillary non aveva protezioni e lei lo usava anche all’estero. Clinton, o suoi collaboratori, avrebbero dovuto capire che questo metodo di comunicazione era insicuro e avrebbero dovuto fermarla. Però non esiste la prova che lei abbia violato intenzionalmente la legge, e quindi l’Fbi «esprime al dipartimento della Giustizia il nostro punto di vista, secondo cui l’incriminazione non è appropriata in questo caso». Donald Trump è andato subito all’attacco via Twitter: «Il sistema è truccato. Il generale Petraeus è andato nei guai per molto meno. Molto, molto ingiusto! Come al solito, cattivo giudizio. Il direttore dell’Fbi ha detto che la disonesta Hillary ha compromesso la sicurezza nazionale. Niente incriminazione. Wow!» (Mastrolilli, Sta).
Beau 1 Per il delitto dello studente americano Beau Solomon (vedi Fior da fiore di ieri) è stato arrestato Massimo Galioto, punkabbestia di 41 anni. Costui, siciliano d’origine, viveva in una tenda azzurra, con la compagna Alessia e il suo cane, sotto ponte Garibaldi. A incastrarlo ci sarebbero due video. In entrambi si vedrebbero Solomon e Galioto che si spintonano, fino al colpo finale di quest’ultimo che fa perdere l’equilibrio allo studente. Dall’autopsia si saprà se Beau è morto annegato, come sembra, o per altri motivi. Ma le indagini della Squadra mobile non sono affatto concluse. Da chiarire ci sono alcuni punti: il primo è legato a chi abbia rapinato Beau in vicolo del Cinque. Si tratterebbe di due-tre stranieri, forse nordafricani, che gli hanno sottratto portafoglio e telefonino. Solomon, che aveva bevuto parecchio durante l’uscita con gli amici della John Cabot University, li avrebbe inseguiti prima a piazza Trilussa, poi lungo ponte Sisto, infine giù per la scalinata che conduce alla banchina sinistra. Ma li avrebbe persi di vista finendo nell’insediamento di Galioto. Fra i due sarebbe nata subito una lite. Forse Beau pensava che il rapinatore fosse lui, forse — è un’altra pista sulla quale si sta lavorando — gli stessi nordafricani potrebbero aver scaricato la colpa sul senzatetto. Così si spiegherebbe la presenza di più persone attorno all’americano, come raccontato da due testi. Il secondo punto è legato al ritrovamento del portafoglio e all’utilizzo della sua carta di credito, sia a Roma sia a Milano. Sembra che ad appropriarsi degli effetti sottratti a Beau sia stato un turista, poi partito dalla Capitale. Sarebbe stato lui a prelevare soldi nel capoluogo lombardo nel fine settimana (1.700 dollari). (Frignani, Cds).
Beau 2 Il racconto di Alessia, romana, che da due anni è la compagna di Massimo Galioto, il clochard fermato per la morte di Beau Solomon: «Quel ragazzo correva sul marciapiede inseguendo due marocchini che forse lo avevano derubato poco prima in qualche locale della zona. A un certo punto si è scontrato con Massimo, si sono guardati e hanno cominciato a litigare. Si sono subito presi a spintoni: Massimo gliene dava uno e il ragazzo gliene dava un altro. Massimo allora ne ha dato un altro ancora e quello è caduto in acqua. Noi non gli avevamo rubato niente, non siamo stati noi a portargli via il portafoglio. Comunque Massimo non è scappato, è rimasto lì» (R. Fr., Cds).
Milan Davanti alle porte dell’ospedale San Raffaele, sorretto da amici fidati e con il respiro affannato, Silvio Berlusconi ha annunciato la cessione del Milan ai cinesi. Berlusconi ha deciso di vendere l’80% delle quote a un fondo che avrà al suo interno delle aziende a partecipazione statale che continuano a chiedere riservatezza (Kweichow Moutai, una società di liquori, è l’unico soggetto su cui si hanno parziali conferme), ma presto la loro identità verrà svelata perché il regolamento federale in materia impone la massima trasparenza. Per la data del closing, al momento fissato il 30 settembre, i cinesi dovranno uscire allo scoperto. Il contratto preliminare, invece, verrà firmato all’inizio della prossima settimana, ormai le cifre dell’accordo sono note: il cento per cento della società è stato valutato 500 milioni, a questa cifra vanno aggiunti i debiti (240 milioni) e i 400 milioni in tre stagioni sotto forma di investimenti che Berlusconi ha preteso a garanzia di una continuità. È stato lui stesso a volerlo annunciare proprio ieri: «Il Milan ha un percorso avviato verso i cinesi. Sono qui da trent’anni ma negli ultimi quattro, a causa di una sentenza paradossale che mi ha colpito con una condanna assurda, la mia preoccupazione è stata un’altra. Non ho seguito il Milan come in passato e ora vorrei chiudere un periodo di 30 anni, che ha visto vincere 28 trofei e un popolo rossonero aumentato nel numero. Ho rinunciato a qualsiasi pretesa economica e ho accettato ciò che mi è stato proposto anche se non tiene conto del valore del brand. In cambio ho preteso che ci fosse l’impegno dei nuovi acquirenti di versare nelle casse della società 400 milioni». Berlusconi resterà presidente onorario finché lo vorrà. La figlia Barbara, che ricopre un ruolo operativo come amministratore delegato, presto lascerà i suoi compiti e resterà soltanto nel cda per rappresentare la famiglia. Adriano Galliani, invece, manterrà una carica di primo livello (Bandinelli, Sta).
(a cura di Roberta Mercuri)