la Repubblica, 6 luglio 2016
Anche le formiche, nel loro piccolo, fanno letteratura (e non solo)
In “La strategia della farfalla” Marco Belpoliti esplora l’universo di ragni e formiche con l’aiuto di Kafka, Nabokov e Primo Levi
Anche le formiche, nel loro piccolo, ci incantano. Censirle è difficile ma a zampettare sulla terra, una più, una in meno, sarebbe in diecimila trilioni: il loro peso complessivo pareggerebbe quello degli esseri umani. Ben prima della nostra, umana, la loro operosità si è esercitata su agricoltura, allevamento, tessitura, immagazzinamento e pratiche funerarie. La loro socialità è regolata al punto da costituire una sorta di “super- organismo”.
Questo è il tipo di notizie che si possono leggere nell’ultimo libro di Marco Belpoliti ( La strategia della farfalla, Guanda, pagg. 142, euro 12). Studioso di letteratura, ma curioso di ogni cosa, Belpoliti ha infilato questo libretto leggero, divertito eppure informatissimo, fra un suo libro- summa di oltre 700 pagine su Primo Levi. Di fronte e di profilo (uscita da Guanda l’anno scorso) e la seconda edizione completa delle opere dello stesso Primo Levi da lui curata (in preparazione da Einaudi).
Del resto quello di Primo Levi è uno dei nomi che più ricorre anche in questo catalogo di insetti (in parte pubblicato sulle pagine del quotidiano La Stampa). Di Vladimir Nabokov e delle farfalle si sapeva, così come di Franz Kafka e degli scarafaggi (anzi, degli scarabei) o di Pier Paolo Pasolini e le lucciole. Ma la passione del filosofo Gilles Deleuze per le zecche è insospettabile e appena più noto è il romanzo che William Faulkner ha intitolato alle Zanzare.
È che, ci avverte Belpoliti, molti bambini sono entomologi dilettanti e scrutano con interesse quasi maniacale il mondo di questi non sempre graditi coprotagonisti, se non antagonisti, delle nostre estati, dei nostri picnic, dei nostri riposi in sedia a sdraio. Formiche, api, vespe, termiti, farfalle, coleotteri, lucciole, coccinelle, scarafaggi zanzare, mosche, pulci, pidocchi, cimici, zecche e persino ragni (che insetti non sono, se non per l’approssimazione categoriale dei più profani): Belpoliti dedica un capitolo a ognuno di essi, svariando dall’entomologia vera e propria all’aneddoto, dall’evoluzionismo alle apparizioni letterarie. E per ognuno l’arte illustrativa di Giovanna Durì predispone un preciso ritratto in cui un esemplare rappresentativo della specie spicca sulla pagina, a farci conoscere o ricordare la sua fisionomia.
Per la nostra fisima, antropocentrica in filosofia e volta ai nostri comodi in pratica, gli insetti rappresentano una specie di confutazione di qualsiasi teoria anti-darwiniana sul “disegno intelligente”.
A parte le api, il cui prodotto appaga il nostro gusto, e le farfalle, il cui aspetto appaga la nostra vista, a che servono, infatti, gli insetti?
È naturalmente una domanda sbagliatissima, a cui Belpoliti però non manca, quando ne ha l’occasione, di rispondere. A lui interessano però altre cose. In particolare ricorre un discorso sul tempo percepito (tema che premette a Primo Levi almeno quanto quelli dei ragni, delle farfalle e dei coleotteri). Cosa sarà il tempo, per una mosca, se in un secondo è capace di far compiere duecento movimenti alle sue ali?