L’Illustrazione Italiana, 2 gennaio 1916
Guevghelì, l’ultima città della Macedonia serba occupata dai bulgari
Guevghelì, occupata dai bulgari e poi incendiata dopo l’ordinato ripiegamento dei franco-inglesi a Salonicco, è una bianca borgata di tremila abitanti, metà greci, metà bulgari, sparsa in un’ampia conca verde tra i monti azzurri: una rara oasi di campi a gelsi, grani e tabacco nella triste, sassosa e convulsa vallata del torbido Vardar. Costituisce il centro principale della produzione dei bozzoli della Macedonia. Negli ultimi anni del regime turco fioriva per la coltivazione e prima preparazione del tabacco, industria questa molto proficua ma schiantata con la conquista dei greci e dei serbi nel 1912 e 1913. Da parecchi anni l’Italia è rappresentata negli acquisti dei bozzoli freschi, recandosi costantemente a Guevghelì il signor Cesare Soinmaruga di Milano. Durante la bufera della seconda guerra balcanica, nel luglio 1913, quando Guevghelì era presa e ripresa dai bulgari, la bandiera italiana sventolò intatta sulle gallettiere colme di bozzoli e di rifugiati.
Piccola città, indifesa, dominata dai monti che fanno confine con la Bulgaria, semibulgara d’abitanti, Guevghelì non poteva assolutamente costituire un valido asilo alle armate franco-inglesi.