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 2016  luglio 05 Martedì calendario

E l’argento va ancora meglio

La Brexit ha acceso i riflettori sull’oro, ma il lingotto non ha corso in solitaria. Anche l’argento ha messo il turbo, addirittura battendolo in volata: dal giorno del referendum il metallo ha gudagnato quasi il 20% e ieri per la prima volta in due anni ha sfondato la barriera dei 21 dollari l’oncia. Pure l’oro è tornato a sfiorare il record dal 2014 – arrivando fino a 1.357,6o $/oncia, meno di un dollaro sotto il picco del dopo Brexit – ma dal voto britannico si è apprezzato solo dell’8% circa.
L’argento vince anche sulla distanza, con un guadagno del 47% da inizio anno, che surclassa il +27% dell’oro, anche se per entrambi la performance è eccezionale: bisogna tornare indietro fino al 1974 per trovare un primo semestre altrettanto brillante. E il rally potrebbe continuare.
Così almeno sperano gli investitori: il patrimonio degli Etf è da primato per entrambi i metalli, mentre al Comex di New York i fondi continuano a moltiplicare le scommesse su ulteriori rialzi di prezzo. Proprio nella settimana della Brexit, quella fino al 28 giugno, le posizioni nette lunghe (all’acquisto) sono salite a 78.057 contratti per l’argento e 273.179 per l’oro, mai così tante dal 2006, quando la Cftc ha cominciato a tenerne il conto.
L’ultimo sprint dell’argento risale a ieri mattina sui mercati asiatici e ha molto a che vedere con la speculazione. Senza un motivo apparente, salvo l’aspettativa di ulteriori stimoli monetari, si sono scatenati forti acquisti sui future quotati a Shanghai, che hanno spinto il metallo in rialzo fino al 7%, a un massimo di 21,132 $/oz, livello che non raggiungeva da luglio 2014. Il contratto per dicembre, oggetto di intense ricoperture, ha registrato scambi per un controvalore di 95 miliardi di yuan (14,3 miliardi di $): quasi il doppio della seduta precedente e oltre il quadruplo rispetto alla media di giugno.
«L’argento – spiega alla Bloomberg Sun Yonggang della cinese Chaos Ternary Futures – è stato preso di mira dagli investitori dopo che la Brexit ha risvegliato l’aspettativa di sforzi concertati da parte delle banche centrali per un ulteriore taglio dei tassi di interesse».
Il metallo è sempre stato soggetto a maggiori oscillazioni di prezzo rispetto all’oro, in quanto ha un mercato molto meno liquido (il che tra l’altro favorisce manovre speculative, se non addirittura vere e proprie manipolazioni). In passato anche i ribassi sono stati più accentuati: dall’autunno 2011 fino a gennaio di quest’anno l’argento aveva perso il 70%, l’oro intorno al 40%.
Ora i due metalli sono favoriti dagli stessi fattori: «L’incertezza sulla Brexit genera domanda per beni rifugio – sintetizza Georgette Boele di Abn Amro – Allo stesso tempo i mercati stanno semettendo di scontare rialzi dei tassi Fed». L’argento potrebbe tuttavia avere una marcia in più. Il metallo ha già riguadagnato terreno: con un’oncia di oro ieri si compravano solo 64,2 once di argento, il minimo da agosto 2014. Ma «la media di lungo periodo di questo rapporto è pari a 60», ricorda Ole Hansen di Saxo Bank.
Secondo alcuni analisti anche il fatto che l’argento abbia maggiori impieghi industriali è un punto a favore. Anche i metalli non ferrosi ieri erano sugli scudi, con massimi da 2 mesi al London Metal Exchange per rame e alluminio, da 8 mesi per il nickel e da 16 per lo stagno.