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 2016  luglio 05 Martedì calendario

Intanto tutti investono nell’oro

Proprio ieri le quotazioni dell’oro sono tornate ai massimi da due anni. È l’ultima conferma, in ordine di tempo, che il metallo giallo è finito nel mirino degli investitori: da inizio anno è la migliore asset class con un progresso di poco superiore al 25%. I prezzi negli ultimi giorni si sono spinti fino a 1.360 dollari l’oncia, ai massimi dalla primavera del 2014 e la Brexit è stato solo l’ultimo fattore di sostegno.
Nei primi giorni del 2016 il crollo dei mercati azionari ha acceso la miccia per la fuga dal rischio e molta liquidità in uscita dall’equity è stata travasata verso il metallo giallo. L’oro, con i bond governativi “rifugio”, è diventata l’unica vera asset alternativa all’investimento azionario. In un mercato profondamente alterato dalle iniezioni di liquidità delle banche centrali, l’oro ha mantenuto una spiccata correlazione negativa con l’azionario.
E infatti dal 2011 fino all’inizio del 2016, in una fase di grande propensione al rischio da parte degli investitori a livello globale, il metallo giallo ha lasciato sul terreno oltre il 40 per cento del proprio valore. La riscoperta dell’oro e il forte apprezzamento da inizio anno sono il segnale più tangibile della perdita di smalto da parte dell’investimento azionario. Anche sui fondamentali la domanda di oro ha dato ampi segnali di risveglio: nel primo trimestre del 2016 è infatti cresciuta del 21% su base annua a 1.290 tonnellate. Tra i fattori trainanti anche l’elevato afflusso di liquidità verso gli Etf auriferi (364 tonnellate). La domanda di gioielleria resta ancora sotto pressione mentre le banche centrali restano molto attive sul fronte degli acquisti con 109 tonnellate: evidentemente le turbolenze finanziarie spingono gli istituti di emissione a trovare un punto di riferimento nel metallo giallo.
L’evento della Brexit rischia di accrescere l’appeal dell’oro perché frena le prospettive di crescita dell’economia, prolunga le politiche espansive delle banche centrali e quindi ritarda il rialzo dei tassi, soprattutto da parte della Fed e della BoE.
Uno dei fattori di maggiore attrazione per l’oro è la compressione dei tassi reali. Il metallo giallo non paga dividendi, ma trae beneficio da un contesto di tassi bassi in cui i bond offrono pochi ritorni. Oggi il rendimento del Treasury decennale è precipitato all’1,4% con un’inflazione intorno all’1%: il rendimento reale è quindi frazionale. Peggiore la situazione in Europa, con il Bund decennale a rendimento negativo. In un quadro di tassi bassi e di bassa inflazione allora tanto vale comprare l’oro: questo il ragionamento che fanno molti investitori.
All’indomani della Brexit, le principali case di investimento hanno formulato valutazioni positive sull’oro, visto sempre più come baluardo in difesa delle sempre maggiori crescenti turbolenze finanziarie. È un asset da inserire direttamente (con Etf ad esempio) oppure indirettamente (attraverso i titoli auriferi, che amplificano al rialzo o al ribasso i prezzi dell’oro) con una quota marginale in portafoglio (in media fino al 10%). In grande spolvero anche l’argento, tornato nelle ultime sedute a massimi pluriennali. L’argento è un metallo prezioso molto più volatile dell’oro per la sua scarsità. I metalli preziosi sono quotati in dollari e quindi per l’investitore dell’area euro è importante ponderare l’effetto valuta quando si avvicina al mercato dell’oro. Esistono comunque sempre più strumenti che “coprono” da questa variabile.