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 2016  luglio 05 Martedì calendario

Com’è cambiato il tour negli ultimi 50 anni. Mura fa un salto indietro al 1967, quando andò in scena il primo cronoprologo nella storia

Adesso sarà chiaro il motivo per cui lo chiamano Cannonball. Greipel è lanciato, sul rettilineo in leggera salita, e la rimonta sembra impossibile. Non per Cavendish. Dà gas a 10 metri dalla linea. Greipel alza il braccio, come avesse vinto. Gran colpo di reni, tutt’e due. Cavendish sta calmo, più che sapere sente di aver vinto, ma aspetta la conferma dal fotofinish. Che arriva presto: ha vinto lui, di una gomma. Terzo Coquard, quarto Sagan. Cavendish raggiunge Hinault a quota 28. Davanti è rimasto solo Merckx, con 34. «Sapevo che Greipel sarebbe scattato prima di me, che gli avevo preso la ruota. Non ha sbagliato nulla, ma io ho ritrovato il “double jump” e non potevo perdere».
Questo è il riassunto degli ultimi metri di una tappa di 223 km. Prima, non c’è molto da raccontare. Dopo 6 km è di turno il regionale: Armindo Fonseca, origini portoghesi. Arriva ad avere 11’ senza nemmeno faticare troppo: media sui 34, l’unico che va a tenergli compagnia è Voeckler, che invecchiando assomiglia sempre più a Robin Williams. Mentre Sagan, quando scioglie i capelli, ha qualcosa di Johnny Halliday. Non piove, non c’è il sole, è una giornata fresca e poco impegnativa. Per qualche ora, il gruppo va in vacanza. Che vuol dire chiacchierare coi colleghi, andare molto più piano del solito e di conseguenza stare in tensione molto meno del solito. Andare a tutta in gruppo, con i manubri altrui a pochi centimetri dal tuo, espone alla cadute, basta una leggera deviazione e si fa mucchio. Bilancio Fonseca: 140 km da solo e 75 con Voeckler. Che per giunta, chissà perché, vince il premio per il più combattivo.
Anche nel 2004 vinse uno sprinter, Tom Boonen. Intorno ad Angers è tutto piatto e verde. Vivai specializzati in ortensie: ogni anno 7milioni di piante, un quarto della produzione europea. L’80% va all’estero. Vorrei dilungarmi su Angers perché qui, nel 1967, andò in scena il primo cronoprologo nella storia. Era anche il mio primo Tour, ma eviterò riferimenti personali. Può essere utile un confronto, a quasi 50 anni di distanza, per capire quanto sia cambiato il Tour. Di sfuggita, il favorito del cronoprologo era Poulidor, che naturalmente arrivò secondo. A negargli la gioia (mai vissuta) di una maglia gialla almeno per un giorno fu uno spagnolo, Errandonea, che sui 5.775 metri di circuito cittadino fece meglio di 6”. Una caduta nei Vosgi tolse definitivamente di classifica Poulidor, che da brav’uomo si dedicò a difendere la maglia gialla di Pingeon. I titoli dei giornali francesi erano pieni di Pinpin e Poupou.
Corridori in gara: 130. Oggi, e da qualche anno, sono 198. Nel ‘67 la formula era per squadre nazionali. La Francia ne aveva 3, Italia, Belgio e Spagna 2, una a testa Germania, Olanda, Gran Bretagna e una mista Svizzera-Lussemburgo. Stessi giorni di durata, lunghezza 4.779 km nel ‘67 e 3.535 nel 2016. In apparenza, se non un regalo ai corridori (meno ore in sella) un occhio di riguardo per la loro fatica. In realtà, è diminuito il chilometraggio da pedalare ma è terribilmente aumentato il chilometraggio di trasferimento. Che si arrivasse ad Angers e da Angers si ripartisse era la regola, oggi è l’eccezione. Abbinati agli orari sempre più serali per esigenze televisive, i trasferimenti sballano le abitudini dei corridori (massaggi, cena, sonno) e finalmente si capisce a cosa servono i mastodontici pullman di cui è dotata anche la squadra meno ricca.
Una diversa mentalità dei corridori, forse anche la formula per squadre nazionali, rendeva più aperte le tappe e più sottili le strategie. I velocisti c’erano anche nel ‘67: Godefroot, Reybrouck, Van Looy, Karstens, Plackaert, Lemeteyer, Marino Basso. Ma se allora erano 6 o 7 le squadre che tiravano per annullare una fuga, oggi sono una quindicina almeno, e questo rende impari il confronto, a meno che il gruppo non sbagli i calcoli. Ieri, però, Sagan se n’è uscito con una proposta all’Uci non nuova. «Si parla tanto di sicurezza dei corridori ma si fa poco. Secondo me e molti colleghi bisognerebbe allargare oltre i 3mila metri dal traguardo la zona di bonificazione. È molto pericoloso trovarsi tra i piedi gli uomini d’alta classifica, che non sono sprinter». Senza far nomi, ma il più pericoloso è Froome, che pedala con tendenza ad allargare le ginocchia, come farebbe un bambino su un triciclo troppo piccolo. Possibilità che la proposta-Sagan sia accolta: zero.
Del ‘67 resta da dire di Simpson morto sul Ventoux di droga ma non solo. Per regolamento i corridori avevano diritto a due borracce d’acqua da mezzo litro, più due al rifornimento. Ne serviva di più? Si arrangiassero coi gregari spediti nei bar o accettando bottiglie da sconosciuti o lottando contro la disidratazione. Oggi il rifornimento si fa tramite ammiraglia, libero, dopo 50 km dal via e fino a 20 dall’arrivo. Un corridore consuma mediamente 10 litri d’acqua nei giorni caldi, 6 li beve e con 4 si bagna. Tutto questo avviene, per la sicurezza dei corridori, dal Tour del 1968.