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 2016  luglio 05 Martedì calendario

Volkswagen non vuole pagare indennizzi anche in Europa. Bruxelles protesta

Duro botta e risposta tra Volkswagen e la Commissione europea sui risarcimenti ai clienti europei di Vw colpiti dallo scandalo Dieselgate. Non potranno ottenere lo stesso rimborso di quelli americani, visto che non si può equiparare la situazione in Europa a quella negli Usa, ha chiarito l’amministratore delegato del gruppo di Wolfsburg, Matthias Müller, sulla Welt am Sonntag.
Parole che non sono andate giù alla Commissaria Ue al mercato interno, Elzbieta Bienkowska. Vw, ha spiegato un suo portavoce, deve indennizzare i clienti europei allo stesso modo di quelli americani, visto che si tratta del solo modo «per ripristinare la fiducia nel settore auto europeo». La Commissione, ha continuato, ha indicato in svariate occasioni «che bisogna trattare i consumatori europei come quelli Usa e che questo è il miglior modo di procedere, anche se non spetta alla Commissione ma a Volkswagen presentare delle soluzioni».
E le soluzioni studiate a Wolfsburg sono ben lontane da quelle auspicate a Bruxelles. Il ragionamento dell’Ad Müller è semplice: replicare alla lettera in Europa l’accordo appena raggiunto negli Stati Uniti, dove VW si è impegnata a pagare 15,3 miliardi di dollari (quasi 14 miliardi di euro), di cui 10 destinati solo ai 500 mila clienti danneggiati, metterebbe a rischio il futuro del gruppo. In totale infatti Volkswagen ha accantonato 16,2 miliardi di euro per far fronte al Dieselgate.
Ergo: Vw resta finanziariamente solida, chiarisce Müller, «ma non bisogna essere un matematico per riconoscere che un risarcimento di qualsiasi entità potrebbe sopraffare la stessa Volkswagen». In Europa, infatti, le auto del gruppo (Vw, ma anche Audi, Porsche, Seat e Skoda) coinvolte nel dieselgate sono 8,5 milioni. Frau Bienkowska, ha aggiunto, ritiene che i rimborsi debbano essere uguali in tutto il mondo, ma ci troviamo di fronte a situazioni diverse («E l’ho spiegato anche a lei giovedì a Bruxelles»): negli Usa i valori-limite sono più severi, per cui gli interventi per riparare i veicoli sono più complicati; inoltre, a differenza di quanto avviene ad esempio in Germania, la partecipazione al programma di richiami negli Usa è volontaria, anche se le autorità si aspettano una quota elevata di riparazioni, per cui l’indennizzo (si va da 5.000 e 10.000 dollari ad acquirente) è pensato come un incentivo a riportare l’auto in officina.
Una spiegazione che non piace alle associazioni tedesche a difesa dei consumatori, che sollecitano l’intervento del governo di Berlino per garantire risarcimenti adeguati ai clienti. Anche in Belgio le sigle a difesa dei consumatori, che la scorsa settimana avevano depositato un ricorso contro Vw, insistono sui rimborsi. E la lista dei guai giudiziari per il gruppo si allunga: per la prima volta un grosso cliente aziendale sta preparando un ricorso per via del Dieselgate. La società “Deutsche See”, che nel 2010 aveva sostituito il suo intero parco macchine (450 veicoli) ed era passata a modelli Vw per tagliare le sue emissioni di Co2, si sente raggirata e sta lavorando a un’azione legale il cui valore dovrebbe aggirarsi sui 36 milioni di euro.
Intanto negli Usa le vendite del marchio Volkswagen sono crollate a giugno del 22% (peggio delle attese), fermandosi a 23.809 veicoli: l’ottavo mese di fila in calo.