la Repubblica, 5 luglio 2016
«Una bambolina imbambolata». Virginia Raggi secondo Vincenzo De Luca
Da Vincenzo De Luca, presidente della regione Campania, ci si aspetta sempre uno spettacolo.
È questa una risorsa tutta sua, utile assai nel tempo in cui una politica piuttosto screditata e generalmente inefficace deve catturare interesse; ma ieri si è capito pure che questa attitudine del governatore, questo costante indulgere al proprio colorito personaggio, questa specie di inseguimento a Crozza è anche un po’ una droga e in prospettiva una dannazione.
Ieri, in tutta evidenza, l’esordio di De Luca non era stato dei più trascinanti. Nella sala della direzione e davanti agli schermi dello streaming il suo pubblico rischiava, anzi cominciava a rimanere deluso. Ma questo, per un grande commediante, è sempre un effetto voluto. Quando la preparazione soporifera è giunta alla dovuta cottura, quando tutti in platea si chiedono «ma come?», ecco che preannunciata dalle giuste pause e dalla più promettente espressività, parte la tirata, la zampata, il numeraccio, il colpo di teatrone, meglio se all’insegna della sguaiataggine. E tutti allora sono contenti e lui, De Luca, lo è ancora di più, e perfino i bravi autori di Crozza alzano al cielo i loro ringraziamenti e continuano a studiare il soggetto.
Così fra i vari e molteplici argomenti che il presidente campano poteva affrontare, se n’è uscito sui cinque stelle. Abbastanza a freddo, per la verità. Comunque è partito dall’immagine, assai vista, di Virginia Raggi che il primo giorno si è affacciata dal balcone con vista sui fori del suo studio al Campidoglio. Ha fatto una faccia delle sue, a mezza strada tra il fastidio e il disprezzo, e a questo punto ha scolpito con naturalezza l’atteso e prezioso giudizio: «Una bambolina imbambolata». Gioco di parole non irresistibile, come del resto è suonata abbastanza moscia la valutazione soggettiva di cui ha voluto far dono alla platea: «Mi sono intenerito». Parecchi democratici però sono di bocca buona e quindi hanno riso, ah-ah, bravo Vincenzo, il tuo umorismo non tradisce mai.
Molto è mutato nei modi di offendere nella post-politica e pur con tutta la cinica ipocrisia che governa questo genere di faccende, sul piano della tecnica ricorrere all’offesa sessista si configura al giorno d’oggi come una pratica inesorabilmente e desolatamente sconsiderata. Un vero e proprio suicidio civile.
Diversi sono i casi in questo senso. Le volgarità dei cinque stelle ai danni di alcune deputa- te del Pd. Poi l’oscena e duplice performance di improvvidi senatori verdiniani all’indirizzo di una grillina, con moviola comprovante gestacci e labiale.
Ogni volta si è levata giustamente una riprovazione pressoché generale. Ora «bambolina» suona, rispetto ai due episodi, di minore entità offensiva. A dirla tutta, lì per lì, veniva da pensare a una canzone di Patty Pravo in cui si lamentava di un tipo che la faceva girare come appunto una bambola; o a qualche premio da tiro a segno di Luna Park, la bambolina gonfiabile. Sennonché, per De Luca e la riuscita macchietta che si sforza di essere, più che l’oltraggio sessista, si fa notare l’antiquata concezione, per non dire senile, e l’ottusa fedeltà a modelli femminili che sono ormai davvero fuori del tempo.
Così prima sono partite le proteste di alcune donne berlusconiane, Carfagna e Savino, poi anche delle parlamentari del Pd, poi è insorto il gelido Cuperlo e infine Renzi, che aveva capito l’aria, ha trovato il modo di prendere le distanza in sede di replica facendo gli auguri alla «sindaca» – ha detto così – e visto che c’era ne ha approfittato per estenderli anche a Berlusconi che esce dall’ospedale.
Ma la trance attoriale di De Luca, che si esercita con gran successo in una tv salernitana dal nome «Lira Tv», era ormai partita. E invano ha seguitato a prendersela con i cinque stelle invano chiamando anche Dio a testimone della loro incapacità. Questo però è stato poco notato.