la Repubblica, 5 luglio 2016
La fresca sicurezza di Murray, la cafonaggine immatura di Raonic
Tra i molti match interessanti di oggi, Raonic e Goffin, emblema dell’attaccante contro il passatore, le due Williams e il record di Serena, il terzo allenamento di Federer, con un nuovo avversario che pare scelto da sua mamma, se non da bookmakers con altolocate conoscenze, ho preferito Murray contro Kyrgios.
La mia scelta conteneva una duplice possibilità. La prima era di controllare se, battuto Djokovic, Murray fosse diventato il secondo favorito, così come pensava la maggior parte degli addetti ai lavori. L’altra era il dubbio che Kyrgios fosse, insieme a Raonic e a Nishikori, oggi infortunatosi, il più accreditato rappresentante della nouvelle vague, un’onda che, fin qui, tarda a formarsi, e spesso di infrange, dopo vane spumeggiate. Kyrgios, oltre alle promesse, pare essere un personaggio spesso negativo. Si comporta in campo secondo i suoi umori, mentre spesso non segue esempi di tradizionale sportività. È quello che gli australiani di origini britanniche definiscono un “new australian”, a volte con benevolenza, spesso con irrisione mescolata a disistima. Figlio di un greco e di una malese, è lontanissimo dal clichè al quale ci avevevano abituati i Rosewall, i Sedgman, i Laver. Piccoli borghesi, capaci di trasformarsi il ottimi altoborghesi. È noto, Kirgios, per aver informato un suo avversario dell’infedeltà della fidanzata, vicenda conosciuta non solo dai pettegoli, ma dalla sterminata tribù che usa ormai una rete trasformata in portineria. Cosa poteva solleticare di più il vecchio scriba, se non un tipo che, selezionato in una squadra nazionale, ha ribattuto che non gli importa di farne parte? Anche se, contro di lui, non era in campo un britannico filo Brexit, ma un bel tipo scozzese che ha votato Remain, accolto dallo sventolare di un par di bandiere blu con la croce bianca, simbolo di Saint Andrew.
Il match è durato solo un set, un set lunghissimo, nel quale Kyrgios non ha mostrato nessuna caratteristica anomala, se non quella di rivolgersi spesso a scambiare qualche parola con un ballboy nero. Il suo comportamento deve aver deluso i miei cosiddetti colleghi dei tabloid, specie quando, alla fine del secondo set, ha sostituito il Falco, per giudicare buona una battuta incerta di Murray. Il match, in realtà, è durato solo un set, in cui credo di aver visto una fresca sicurezza di Murray, una rinnovata speranza di vincere il torneo. È stato un set di 44 minuti, in cui ho visto la prima palla break nel 12° game, dopo che il gioco aveva seguito i servizi, non tanto per gli aces, quanto per il vantaggio che il gioco su erba ancora concede alla battuta. Da 0-40 Kyrgios risaliva a 3-4, sperando, come dice ora, in un tiebreak. Ma una volleina facilissima – troppo facile per lui commentava un mio vicino – lo frustrava tanto da allontanarlo dal match. Un match che ha suggerito come Kyrgios non sia ancora pronto a un grande Slam, e come lo sia invece nuovamente Murray.
Altra partita che ho intravisto è stata quella in cui il passatore Goffin è andato in vantaggio sul battitore volleatore Raonic, fino a farmi credere in un risultato imprevisto. Chissà se è stata l’interruzione per la pioggia a consentirgli una riflessione. Chi lo assiste, il trio Piatti-Moya-Mac è certo superiore a qualsiasi cda di tennisti. Spero che Raonic sia in grado di valersene, in un torneo che ha ormai un vincitore troppo atteso. Murray, e chi altri?
Ottavi uomini: Murray b. Kyrgios 7-5, 6-1, 6-4; Federer b. Johnson
6-2, 6-3, 7-5; Raonic b. Goffin 4-6, 3-6, 6-4, 6-4, 6-4; Querrey b. Mahut 6-4, 7-6 (5), 6-4.
Donne: S. Williams b. Kuznetsova 7-5, 6-0; Halep b. Keys 6-7 (5), 6-4, 6-3; V. Williams b. Suarez Navaro 7-6 (3), 6-4; Pavlyuchenkova b. Vandeweghe 6-3, 6-3.