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 2016  giugno 12 Domenica calendario

La strage di Orlando: 50 morti

• Nella notte tra sabato e domenica, in Florida, nel club Pulse un uomo armato è entrato e ha fatto una strage: 50 morti, 53 feriti. Sono e due di mattina quando Omar Mir Saddiq Mateen, 29 anni, cittadino americano di famiglia afghana, residente a Port St Lucie (210 chilometri da Orlando), si presenta davanti al locale, nella zona downtown di Orlando, in West Kaley street. Dentro ci sono 300 persone, il servizio di sicurezza, dato l’orario, è ridotto. Omar Mir Saddiq Mateen è armato con un fucile d’assalto modello Ar-15, semiautomatico, più una pistola e, sembra, diverse granate. Comincia a sparare già dall’esterno, ma solo dopo aver avvertito il 911 annunciando una strage «nel nome dell’Islam». Supera la resistenza della sicurezza ed entra correndo e sparando. Tanti ragazzi, con la musica ancora molto alta, non si accorgono subito di quel che accade. La strage continua, molti fuggono dal locale per le stradine intorno. A questo punto la ricostruzione dei fatti non è ancora del tutto chiara. Il terrorista avrebbe radunato qualche decina di persone, tenendole in ostaggio, pronto a usarle come schermo contro la polizia. Intanto una cinquantina di clienti è riuscita a barricarsi nel bagno. Solo alle cinque di mattina l’ufficiale ordina l’irruzione. Si muove un blindato, coperto da due granate stordenti. Dietro gli «swat», le forze speciali. La sparatoria è furiosa. Omar riesce a colpire alla testa un agente, ma la pallottola si infrange contro l’elmetto verde, senza danni. Subito dopo il terrorista viene ucciso. Si aprono le porte del bagno: i poliziotti portano fuori gli ostaggi. Amaq, l’agenzia dello stato islamico, ha rivendica l’operazione dicendo: «Omar è uno dei nostri» (Sarcina, Cds).