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 2016  luglio 02 Sabato calendario

Ha vinto l’oro. E nei prossimi mesi che succede?

Ogni tanto è bene rinfrescare la memoria: il 2016 era cominciato nel peggiore dei modi e le rassicurazioni dei vari esperti si sono poi rivelate solo degli auspici, che non hanno avuto nessun riscontro nella realtà. In questo primo semestre sono stati premiati gli scettici. Il vero vincitore è chi ha puntato sull’oro, il bene rifugio per eccellenza, da molti considerato una reliquia del passato. Dalla prima seduta dell’anno, il 4 gennaio, all’ultima del primo semestre, il 30 giugno, il metallo giallo è salito del 23,9%. Solo la Borsa di San Paolo ha potuto fargli concorrenza con un rialzo del 18,8% (nelle tabelle in pagine le performance dei principali listini azionari e degli altri asset finanziari).
Ma quello del Bovespa è stato un rally tutto psicologico: i mercati (e non solo loro) non sopportavano più la presidentessa Dilma Rousseff, che è stata messa sotto impeachment e costretta a farsi da parte. Ora c’è un presidente ad interim, Michel Temer. Ma i problemi dell’economia brasiliana sono ancora tutti lì che aspettano di essere risolti, la situazione politica resta confusa e le imminenti Olimpiadi di Rio de Janeiro, lungi dall’essere l’auspicato traino della ripresa, rischiano addirittura di deteriorare ulteriormente un quadro come minimo confuso.
Puntare sul Brasile per il secondo semestre sembra quanto meno azzardato. Mentre l’oro resta una sicurezza. Il motivo è sotto gli occhi di tutti: nel frattempo è infatti arrivata la Brexit, che ha colto alla sprovvista molti operatori di borsa, anche scafati. È vero che la borsa di Londra nel giro di due giorni ha recuperato le perdite, nemmeno pesanti, subite nelle due sedute successive alla vittoria dei Leave sui Remain. Ma l’incertezza politica è alle stelle, non si sa chi sarà il nuovo premier britannico che avrà il compito di guidare i negoziati per l’uscita dalla Ue (qualcuno spera ancora che alla fine si riveli tutto uno scherzo e Londra si dimentichi di invocare il famoso articolo 50 per dare il via alla Brexit). Certo, la Banca d’Inghilterra è pronta a tagliare ancora i tassi d’interesse e ad aumentare il Qe e questo fa bene alla borse. Ma non si può stare tranquilli un attimo.
Ecco che il secondo semestre si apre con la sentenza della Corte Costituzionale austriaca: troppe irregolarità nel voto postale, bisogna rifare il ballottaggio delle presidenziali, probabilmente a metà settembre. E così a settembre rischia di diventare capo dello Stato Norbert Hofer, il candidato del partito anti euro, battuto lo scorso 22 maggio dal candidato ecologista e pro-euro Alexander Van der Bellen proprio grazie alle schede arrivate via posta. Dopo la Brexit è in arrivo l’Austrexit? Va bene, il Paese è piccolo, ma sta nel cuore d’Europa ed è di lingua tedesca. Un altro colpo durissimo all’impalcatura europea.
E allora meglio non fare scommesse azzardate come quelle sulla vittoria del Remain. Il rischio contagio si innalza. Lo aveva detto pochi giorni prima del referendum sulla Brexit il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble (diventato improvvisamente taciturno dopo la vittoria del Leave): occhio all’Olanda, che ha legami storici ed economici molto forti con il Regno Unito e dove c’è un partito anti Ue in ascesa. Insomma, le turbolenze politiche in Europa non sono certo finite. Anzi, sono appena cominciate (tra l’altro a ottobre in Italia si terrà il referendum sulla riforma costituzionale dall’esito molto incerto).
Se si vogliono dormire sonni tranquilli, insomma, non resta che affidarsi all’oro. Qualcuno potrà obiettare: ma ci sono sempre le banche centrali a proteggerci. Questo è l’altro tormentone dell’anno. I mercati hanno passato il primo semestre a seguire lo psicodramma della Fed, che nel dicembre dell’anno scorso ha deciso di alzare i tassi d’interesse per la prima volta dopo nove anni. Per il 2016 erano in programma tre o quattro nuovi rialzi. Ebbene, al momento non ne è ancora stato fatto uno. D’altronde la storica mossa di dicembre ha innescato lo sconquasso della prima seduta del 2016, che si è inaugurato con il crollo delle borse cinesi: il 4 gennaio viene diffuso l’indice Pmi sull’attività manifatturiera in Cina, che segna la decima contrazione consecutiva. La borsa di Shanghai perde il 6,9%, poi vanno giù quelle europee e degli Stati Uniti. Piazza Affari perde il 3,2%. Il giorno successivo il Ftse Mib rimbalza dell’1,2% e arriva a 20.983. Questo resterà il massimo dell’anno. Da allora si è scesi fino a quota 15.103 del 27 giugno, la seconda seduta dopo la Brexit. Il computo finale del primo semestre per Piazza Affari è desolante: -24,4%, la peggiore fra le principali borse mondiali (nonostante la Brexit Londra ha guadagnato il 4,2%, mentre il Dow Jones è salito del 2,6% e Francoforte ha ceduto il 9,9%).
A Milano l’anello debole sono sempre le banche. Dal bail-in all’italiana dello scorso dicembre il settore non si è più ripreso e la Brexit gli ha dato un’altra mazzata micidiale. Certo, quando la situazione si sarà stabilizzata il rimbalzo sarà fortissimo e darà sprint alle borse (vedere forum dei gestori da pagina 9). Ma il settore bancario è sorvegliato speciale non solo in Italia. Nei giorni scorsi il Fmi lo ha detto a chiare lettere: con un’esposizione ai derivati pari a circa quindici volte il pil tedesco, Deutsche Bank  è la maggiore fonte potenziale al mondo di choc esterni per il sistema finanziario. Tornando alla Federal Reserve, se quest’anno ci sarà un rialzo dei tassi, verrà deciso a dicembre, non prima. Perché la Brexit porta comunque con sé molte incertezze e l’andamento dell’economia Usa non è certo brillante: nel primo trimestre il pil è cresciuto dell’1,1%.
La zona euro resta in preda alle politiche di austerità, nonostante i segnali di disgregazione, la Cina è non pervenuta e se a novembre venisse eletto Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti si rischierebbe subito una guerra commerciale tra Washington e Pechino. Trump, appunto, l’incognita più grossa di tutte. Vade retro globalizzazione, Trump ha promesso di ridiscutere gli accordi commerciali con tutto il mondo. Riuscirà a battere Hillary Clinton? Chi ha sbagliato i calcoli con la Brexit è meglio che punti sull’oro.