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 2016  luglio 03 Domenica calendario

Dora Maar, umiliata ed eccitata da Bataille, sottomessa da Picasso. Storia di una giovane fotografa, bella, pazza e depressa

Malgrado la folla nel caffè dei Deux-Magots, era impossibile non notare lo strano gioco di quella bellissima ragazza bruna. Si comportava come se nessuno la vedesse. Prima si era tolta lentamente i guanti, poi aveva estratto dalla borsetta un coltello e aveva iniziato a colpire sempre più in fretta lo spazio tra un dito e l’altro della mano. Senza fermarsi quando il sangue arrossava il tavolino. Le unghie delle magnifiche mani di Dora Maar, ricorda il fotografo Brassaï Gli artisti della mia vita, Abscondita erano laccate di rosso.
Picasso che stava parlando con un amico, il poeta Paul Eluard, ne rimase impressionato e così ebbe inizio la loro storia che Augusto Guerrieri racconta, con tatto, stile e cultura in Schiava di Picasso, Neri Pozza (237 pagine, 16 euro).
Prima di Picasso, Dora, una straordinaria giovane fotografa, legata ai surrealisti e all’estrema sinistra, si era unita al profeta dell’erotismo, Georges Batailles. Un rapporto torbido, al tempo stesso umiliante ed eccitante, fitto di tradimenti e di abbandoni. Se Dora pensava di stare meglio vicino a Picasso ma cos’è il benessere per una masochista? dovette rapidamente intuire che sarebbe stata molto peggio. Pablo, che aveva il doppio della sua età, era segretamente intimidito dalla sua bellezza statuaria e dalla sua intelligenza e cercava in ogni modo di sottometterla.
L’INCONTROPicasso soffriva perché Marie-Thérèse, la giovanissima che aveva incontrato, dopo la fine del suo matrimonio con un’aristocratica ballerina dei balletti russi, non lo soddisfaceva. Essendo però incapace di una vera rottura, in cui avrebbe visto un preavviso della morte, aveva messo Marie-Thérèse in una casa di periferia dove viveva aspettando le sue rare visite.
L’arrivo del successo e le innumerevoli conquiste non avevano strappato Picasso a una ricorrente, intollerabile sensazione di disastro e al terrore di perdere l’ispirazione. Dora affrontava con orgoglio e umiltà le prove cui l’amante lo sottoponeva e intanto lo fotografava nei momenti quotidiani. Ma soffrì molto quando, durante un’irruzione di Marie-Thérèse nello studio di Guernica, per ingiungere a Picasso di scegliere tra le due, aveva visto sul viso del pittore un estremo compiacimento.
Quando capì che l’arma più efficare per ferire quella donna troppo alta, troppo bella, troppo libera, era la gelosia, lui riuscì persino a ingelosirla della sua scimmietta. Intanto rievocava il duello tra le due amanti in una serie di quadri in cui si divertiva a ritrarle l’una coi vestiti dell’altra. Quando non bastò più, iniziò a picchiarla fino a farla svenire. Lei non cedeva con «l’adorazione regale della vittima». Diventò la celebre figura piangente di tante tele. «Dora, per me, è sempre stata una donna che piange. Le donne sono macchine per soffrire». Durante la seconda guerra mondiale, Dora capì che il loro tempo era scaduto. Ma scivolò in una profonda depressione. Un giorno, per umiliarla ancora, anche se si era allontanata, Picasso le aveva mandato un enorme pacco. Per un attimo Dora si era illusa di un ritorno di fiamma. Poi, quando l’aveva aperto, si era trovata davanti a una brutta sedia insignificante.
LE PROVOCAZIONIEppure di tanto in tanto Picasso si divertiva a mescolarla al pubblico dei suoi trionfi, a provocarla con le sue giovani ammiratrici. Un giorno aveva detto a Prévert: «Io conosco una giovane donna. Ha avuto una depressione. Si è immaginata di essere una regina e non una regina qualsiasi, ma la regina del Tibet! E si è subito comportata come una regina. Non ha più voluto mettersi le scarpe: una regina cammina a piedi nudi. Non ha più voluto mangiare: una regina, si sa, è superiore a queste cose È meraviglioso e inquietante. Siamo nella fiaba e nell’incubo dov’è il confine tra la fantasia e il delirio?»
Un amico, lo psicanalista Jacques Lacan cercò invano di scuoterla con l’elettrochoc. «Era pazza molto prima di diventare pazza!», commentava senza il minimo rimorso Picasso. Allora Lacan la prese in cura e riuscì, se non a guarirla, a farla convivere con la malattia. Sempre vestita di nero, in lutto delle sue illusioni Maar si era convertita al cattolicesimo. «Dopo Picasso c’è solo Dio». Quando incrociava l’ex amante lo minacciava: «Se continuerai a vivere come hai fatto finora, cadrà su di te una tremenda sciagura!». Picasso, commentava cinicamente: «La vita è fatta così, elimina automaticamente i disadatti».