Il Sole 24 Ore, 3 luglio 2016
Ainis, Sgarbi, la Carta e la bellezza
Secondo il costituzionalista e scrittore Michele Ainis «la Carta costituzionale italiana è una sorgente di bellezza, oltre che la prima fonte del diritto. C’è infatti una dimensione estetica, che vibra in quegli articoli di legge; c’è un’idea del bello che a propria volta è figlia della nostra storia, della nostra tradizione. Disvelarla significa sollevare un velo su ciò che abbiamo sotto gli occhi, e non sappiamo più vedere. Significa, in breve, rivelare un patrimonio estetico, un gusto artistico, una sensibilità formale che tutti gli altri popoli invidiano al popolo italiano. Forse l’unico tratto nazionale di cui possiamo ancora menar vanto». La Costituzione e la Bellezza, il libro che ha scritto a capitoli alternati con Vittorio Sgarbi (La Nave di Teseo, pagg. 350, € 22), indica in questo binomio ciò che davvero ci unisce, o ci dovrebbe unire, come italiani. Sgarbi accosta a ogni disposizione (o gruppo di disposizioni) della Costituzione un’opera d’arte, che raffigura icasticamente i principi espressi: Il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo per l’art. 1; Le sette opere di misericordia di Caravaggio per l’art. 2; la Madonna della Misericordia di Piero della Francesca, che protegge e include, per l’art. 3; la Battaglia di San Romano di Paolo Uccello per l’art. 11; la Madre barbuta di Ribera per il titolo II, con riferimento alla disposizione sulla famiglia. Una rappresentazione visuale di quei principi sofisticata ed efficace. Ainis dal canto suo innerva il proprio commento di sagaci riferimenti storici e letterari. Ma la bellezza del libro sta soprattutto nel suo tono, che si fa spesso critico, veemente, politico. Gli autori constatano come sotto numerosi profili i principi enunciati non trovino concreta attuazione: lo Stato non rimuove gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana (art. 3), non promuove le condizioni che rendano effettivo il diritto al lavoro (art. 4), non promuove lo sviluppo della cultura e non garantisce la libertà della ricerca scientifica (art. 9). Recuperare i principi di fondo della nostra Costituzione e la sua bellezza – «una bellezza del testo, una bellezza dei pensieri, una bellezza dello spirito, una bellezza della parola, una bellezza in sé della Costituzione, che non solo è bella, come molti hanno retoricamente detto, ma in cui sono anche garantiti i diritti della bellezza» – significa dunque recuperare, nel Paese più bello del mondo, la bellezza nella nostra prassi quotidiana.