la Repubblica, 2 luglio 2016
Catalogo dei mecenati italiani
«Noi imprenditori abbiamo l’obbligo di occuparci del nostro paese. Chi ha ricevuto tanto ha il dovere di fare qualcosa di utile anche sul piano sociale e culturale, di pensare a un ritorno per la comunità». Renzo Rosso, il presidente di Only The Brave, la holding che controlla anche Diesel e Marni, condivide con Diego Della Valle l’idea che gli imprenditori «debbano mettersi a disposizione dell’Italia». Magari per investire su luoghi cruciali come Pompei, Reggia di Caserta o templi siciliani: «Penso che le multinazionali oggi abbiano un potere maggiore dei governi, decidono liberamente dove investire. E in Italia investire sulla bellezza è una necessità. Abbiamo un patrimonio culturale immenso, se il pubblico da solo non ha la forza di farlo splendere dobbiamo pensarci noi». Lui è sceso in campo a Venezia finanziando con 5 milioni di euro il restauro del Ponte di Rialto. Rosso dice di averlo fatto non per un ritorno di immagine, ma per «senso di responsabilità».
«Il grande tema è l’equilibrio tra il giusto profitto e il dono», spiega Brunello Cucinelli, imprenditore del cashmere che nella sua Umbria ha prima restaurato e poi riportato all’antica gloria il borgo trecentesco di Solomeo, dove ha sede la sua azienda. «Io credo che sia un dovere dell’uomo lasciare la città più bella di come è stata ricevuta. Credo nella custodia, che è un concetto ben diverso rispetto alla proprietà. Per essere precisi, nella custodia pro-tempore. Recentemente ho finanziato il restauro dell’Arco Etrusco di Perugia perché mi sento responsabile di quel monumento. In futuro non sarò che un piccolo custode che attorno all’anno duemila ha vissuto in Umbria». La sua attività di filantropo è finanziata in gran parte tramite la fondazione di famiglia: «La cultura è il nutrimento della civiltà». Parlano di dono e di ritorno per la comunità, anche gli altri mecenati italiani. Ferruccio Ferragamo presentando il progetto di restauro della Fontana del Nettuno in piazza della Signoria (un milione e mezzo di euro) ha spiegato: «Mi piace definire il nostro sostegno alle attività culturali di Firenze e il restauro di alcuni beni architettonici una collaborazione virtuosa fra pubblico e privato e un ringraziamento della nostra famiglia alla città». Pietro Beccari, amministratore delegato di Fendi, salendo in piedi sul bordo della fontana di Trevi restaurata con un finanziamento di oltre 2 milioni di euro, aveva detto: «È un atto di amore verso Roma».
Sono sempre di più gli imprenditori italiani che adottano un monumento sulla scia dei grandi mecenati stranieri, dal giapponese Yuzo Yagi che ha ristrutturato la Piramide Cestia con due milioni all’americano David Woodley Packard jr che ha speso 25 milioni per Ercolano. Merito anche dell’Art Bonus, l’agevolazione fiscale al 65 per cento per le donazioni in cultura: dal 2014 a oggi raccolti più di 100 milioni, da 2983 mecenati. La maggioranza a favore di teatri e fondazioni liriche.