la Repubblica, 3 luglio 2016
Vent’anni fa nasceva la pecora Dolly
Vent’anni fa, il 5 luglio 1995, nasceva una pecora: la famosa Dolly, primo animale clonato con successo, da un padre putativo chiamato Ian Wilmut. Il quale non stava divertendosi, ma aveva come obiettivo la clonazione di organi e tessuti umani dalle cellule di un donatore. La notizia fece scalpore e sollevò un dibattito sui vantaggi e i rischi di simili procedimenti.
Da un lato, basta essere in attesa di un trapianto, o immaginare anche solo di esserlo, per capire immediatamente che è certo meglio poter far crescere a comando organi a prova di rigetto, piuttosto che dover chiedere a un parente di privarsi di un rene che potrebbe anche non funzionare, o dover attendere che un incidente stradale ci fornisca, grazie alla morte di uno sfortunato, un cuore o una cornea.
D’altro lato, l’innegabile fastidio che proviamo all’idea che un nostro organo venga clonato in provetta non è che un sintomo di uno smarrimento più generale, che ha a che fare con l’idea che clonare assomigli pericolosamente a “giocare a essere Dio”. Anche perché fa pensare alla possibilità che un giorno ci saranno allevamenti di esseri inferiori, allevati al solo scopo di essere usati da rottamazione, per fornire ricambi a una razza di esseri superiori, come nel romanzo Ricambi di Michael Marshall Smith. Per ora non ci rimane che aspettare e sperare.