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 2016  luglio 04 Lunedì calendario

Sagan si prende la maglia gialla senza saperlo. La cronaca di Gianni Mura

Contador continua a cadere, stavolta picchia il ginocchio sinistro e perde 48”, gli ombrelli di Cherbourg continuano a chiudersi e aprirsi. Piove e spiove. Il mare continua a sembrare una lastra d’ardesia, ma, col sole, ricorda i maglioni di Ottavio Missoni: una linea verde, i prati, una giallo-beige, la sabbia bagnata, poi una turchese e una blu. I colori dell’arcobaleno ce li mette la maglia di Sagan, che continua a essere quello che conosciamo: un campione che si diverte e fa divertire, oltre a vincere. E a indossare per la prima volta in carriera la maglia gialla, dopo aver portato quella verde (pure sua, al momento) quattro volte a Parigi. È la settima vittoria di Sagan, il ciclista coi capelli più lunghi, raccolti alla Ibrahimovic. Ma poteva essere il suo diciassettesimo secondo posto. La spiegazione parte da Alaphilippe, francese esordiente di sicuro talento. Quassù, in cima al dentino, era atteso e non ha fallito l’appuntamento. «Ma ho sbagliato ad anticipare la volata. Ai 350 metri ero appaiato a Sagan, che mi è parso indeciso. Così ho attaccato e lui mi ha saltato. Ma va bene anche così, mi ha battuto il campione del mondo, non uno sconosciuto». Adesso la parola passa a Sagan. «Sì, ero indeciso, e ho esitato perché ero convinto che ci fossero ancora due corridori davanti, che ci stessimo disputando il terzo posto. Poi mi sono mosso perché ho pensato che il lavoro della squadra, e soprattutto di Kreuziger su tutto lo strappo, meritassero il massimo impegno, anche per un piazzamento. Tant’è vero che non ho alzato le braccia per evitare la figura dello stupido. Che avevo vinto io l’ho capito oltre il traguardo, dai complimenti ricevuti. E m’è venuto un brivido pensando che, se non avessi sprintato, mi sarebbe toccato il peggiore dei miei secondi posti al Tour, il peggiore e il più stupido». Oleg Tinkoff, bizzarro miliardario russo, se lo mangia con gli occhi. Ha annunciato che chiuderà baracca a fine stagione, difficile che ci ripensi. «Certe soddisfazioni sono impagabili, ma il ciclismo si è rivelato un hobby troppo costoso».
“Les parapluies de Cherbourg”, film del 1964 con una giovanissima Catherine Deneuve (21 anni all’anagrafe, 17 nel film) e Nino Castelnuovo, vinse la Palma d’oro a Cannes. Regista Jacques Demy: delicato, appartato negli anni della Nouvelle vague, una forte attrazione per chi non ci riesce, in amore e nella vita. Una passione per i musical, infatti “Les parapluies de Cherbourg” è un musical ed ebbe grande successo anche per le musiche di Michel Legrand. Demy era marito di Agnès Varda, pure regista: dopo la morte di Jacques gli dedicò tre film. Se il regista della tappa di ieri fosse stato Demy, avrebbe vinto Jasper Stuyven, fiammingo di Lovanio, 24 anni, in fuga per 182 km, con Voss, Breen e il trentino Benedetti (il primo a cedere), poi da solo, negli ultimi 9, i più duri, tutto un saliscendi. Per Stuyven, ancora 1’ a 2 km dal traguardo, la prospettiva tappa-maglia. Lui è uno che sa soffrire, alla Vuelta dell’anno scorso vinse una tappa con lo scafoide fratturato e fu costretto al ritiro. È stato campione del mondo under 19, quest’anno ha vinto la Kuurne-Bruxelles- Kuurne ed è un cocco di Axel Merckx e del padre Eddy. Studia all’università di Courtrai e a Lovanio ha aperto un negozio che vende praline e cioccolatini firmati Stuyven. Il Tour di ieri non ha la regia di Demy e la testa di un gruppo spezzato inghiotte Stuyven ai 400 metri. E da lì parte la volata.
Il dentino non costa ritardi solo a Contador. Va peggio a Porte, che fora ai meno 3 quando tutta la Bmc è in testa a tirare per Van Avermaet. Solo Caruso lo aspetta. Ci rimette 1’45”. Nibali, 11” come Pinot, ma non gli pesano. «Fino ai 400 metri ero con Aru, poi mi è mancata brillantezza, ma il bilancio resta positivo». Quanto ad Aru, ha chiuso non lontano da Froome, decimo, e davanti a Quintana. «Sono contento. Finale molto duro e nervoso. Comincio a capire cosa intendevano i miei compagni quando dicevano che al Tour è tutto un altro modo di correre». Non è un grande segnale ma un buon segnale: il ragazzo è sveglio. Altro buon segnale: quando la tappa ha preso a fiancheggiare il mare Nibali, Aru e almeno due Astana hanno corso nelle prime 20 posizioni. Per evitare eventuali trappole del vento. Meglio prevedere che inseguire, anche se poi il vento si è comportato bene.

2ª tappa Saint Lo-Cherbourg (183 km): 1) Sagan (Svk) in 4h20’51”, 2) Alaphilippe (Fra) st, 3) Valverde (Spa) st, 10) Froome (Gbr) st, 16) Aru (Ita) st, 29) Nibali (Ita) a 11”, 61) Contador (Spa) a 48”.

Classifica: 1) Sagan (Svk) in 8h34’42”; 2) Alaphilippe (Fra) a 8”; 3) Valverde (Spa) a 10”; 5) Froome (Gbr) st, 62) Contador (Spa) a 1’02”
La tappa vinta in volata da Sagan (a sinistra).