Corriere della Sera, 4 luglio 2016
Ma a Ventura non resta molto
La vera sorpresa è stata l’affetto della gente per la squadra. Donadoni, per aver perso ai rigori con la Spagna negli stessi quarti, fu esonerato. Trapattoni cadde su un gol all’ultimo minuto e tutta l’Italia fu d’accordo sulla sua fine. Questa volta non c’è un sussurro, c’è anzi orgoglio. Credo che molto abbiano contribuito le rapide eliminazione negli ultimi due Mondiali, l’abitudine a essere diversi, cioè battibili, quindi a sapersi accontentare. C’è stato un cambio di tutti, informazione e informati, nessuno si aspettava davvero molto da questa squadra. È stato trovarla la vera meraviglia. Segno di un Paese più maturo almeno nel calcio. Forse avevamo già litigato troppo nel Torneo elettorale durato 15 giorni, non si può avere un rancore più grande di quanto si possa sopportare. L’Italia del calcio ne ha approfittato. Ora si tratta di capire quel che resta, quale sarà la vera eredità di Conte per Ventura. A occhio non c’è molto. Siamo stati la squadra più vecchia del Torneo. Puntare su questi giocatori significa arrivare ai Mondiali con troppi veterani. Conte ha inventato un ciclo ma lo ha anche chiuso. Se ci sono state delusioni sono venute proprio dai giovani, Bernardeschi, El Shaarawy, Zaza, in parte Sturaro. Solo De Sciglio si è aperto un corridoio, forse Insigne. Ma la stessa difesa solare avrebbe in Russia quasi 36 anni di età media, mi sembra una soluzione improbabile. Il compito di Ventura è anche più difficile. I vecchi invecchiano e i giovani non arrivano. Troveremo alla fine una buona squadra, ma non si vedono adesso né le basi né i confini. Perdiamo intanto la nostra differenza, Conte e il suo metodo assillante. Troviamo in compenso un’Europa esausta, inutilmente tattica, senza più attaccanti e fantasisti. E un Sudamerica dove l’involuzione è anche più avanti. L’Argentina non vince un trofeo dal ’93 nonostante abbia i giocatori più forti. Il Brasile è in uno stallo più grande del nostro. Non è più una crisi dell’Italia, è un cambio di passo di tutto il calcio, sono sparite le eccellenze a favore del passaggio sicuro. In questo calcio uniforme nessuno è da vittoria, nessuno nemmeno da sconfitta. Ma nella noia c’è un terno al lotto.