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 2016  luglio 04 Lunedì calendario

Due autobombe sono esplose a Baghdad, 126 le vittime. Tra i morti bruciati o soffocati anche 25 bambini. Una carneficina alla fine del Ramadan

Poco dopo la mezzanotte la strada dei negozi nel distretto di Karrada, nel centro di Baghdad, era ancora piena di gente, famiglie con i bambini, che uscivano dai ristoranti, facevano compere nei negozi aperti tutta la notte per il Ramadan o ciondolavano davanti ai banchetti dei dolci. Si godevano l’aria un po’ più fresca dopo un rovente giorno di digiuno. 
Di fronte all’ingresso del centro commerciale Al-Hadi Center, era parcheggiato un furgoncino frigorifero. L’esplosione è stata terrificante. Ha investito il marciapiede e la facciata del mall, squarciandola. Le fiamme si sono levate altissime, fino al secondo piano e al tetto. Molti sono morti bruciati o soffocati. Una carneficina. La peggiore quest’anno a Baghdad, che pure ha visto decine di attacchi kamikaze dell’Isis.
Il premier fischiato
Quando, di prima mattina, è arrivato sul posto il primo ministro Haider al-Abadi, i pompieri non avevano ancora domato il fuoco. Una folla si era assiepata davanti allo scheletro annerito del centro commerciale. Al-Abadi è stato fischiato. Poi qualcuno ha cominciato a gridare «ladro», «cane». Il premier è andato via quasi subito. In un video su Internet si vede il suo convoglio di auto bersagliato di sassi.
Il bilancio delle vittime, man mano che dalle macerie venivano estratti i corpi, continuava a salire. Ieri sera era arrivato a 119. Venticinque erano bambini. Molti genitori cercavano ancora i loro, disperati. Una seconda autobomba è scoppiata qualche ora dopo il massacro di Karrada, in un sobborgo a Nord della capitale: altre sette vittime. Per la comunità sciita è uno choc. Con la presa di Falluja si pensava che la stagione degli attacchi suicidi nella capitale fosse finita. L’ultimo c’era stato il 9 giugno. Poi la roccaforte dell’Isis a soli 60 chilometri della capitale era caduta.
Le rete dei kamikaze
Il Ramadan di sangue lanciato il 21 maggio da Mohammed al-Adnani, portavoce del Califfo Abu Bakr al-Baghdadi, è arrivato in pieno anche a Baghdad, proprio quando in Iraq lo Stato islamico subisce le sconfitte più cocenti. L’attacco a Falluja, lanciato il 23 maggio, era stato deciso da Al-Abadi proprio per bonificare la zona fra la città e la capitale, dove il corso dell’Eufrate e quello del Tigri si avvicinano, in un dedalo di canali, piccoli villaggi, palmeti. 
È qui che si nascondono le cellule suicide, istishhadi, dell’Isis. Il gruppo ha subito rivendicato l’attacco, diretto contro un «assembramento di sciiti». La presa di Falluja non è stata sufficiente a smantellare la rete che prepara gli attentati, come pure la distruzione del convoglio, con 250 militanti uccisi, che venerdì scorso aveva tentato una controffensiva. Il Ramadan sta per finire, martedì o mercoledì, ma la scia di sangue è destinata ad allungarsi.