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 2016  luglio 04 Lunedì calendario

Hasina, la premier del Bangladesh che rifiuta di pronunciare la parola «Isis»

La guida del Bangladesh è in mano a una donna, la premier sessantottenne Sheikh Hasina Wazed. Una donna ammirata, poiché ha raggiunto il potere dopo lotte personali e politiche. Una donna criticata perché l’incapacità del suo governo e del suo partito – la Awami League – di fronteggiare l’estremismo sono in parte il risultato di una forte polarizzazione politica e di un clima in cui lo spazio per le critiche è sempre più limitato.
A partire dal 2013 il Bangladesh ha vissuto una serie di omicidi brutali di intellettuali laici per mano di islamisti. Per la maggior parte, sono rimasti irresoluti e impuniti. Lo scorso aprile, Amnesty denunciava: «È scioccante che nessuno sia stato punito e che non sia data protezione a membri della società civile che sono minacciati». Il segretario di Stato Usa John Kerry si è unito alle critiche, insieme ad altri leader occidentali, ma Sheikh Hasina ha l’appoggio di Usa e Gran Bretagna.
«In parte, l’impunità è dovuta al fatto che il Paese non ha una forza di polizia adeguata», osserva l’attivista dei diritti umani Khoshi Kabir. «Poi però di recente è emersa una nuova tendenza: i sospetti restano uccisi nel fuoco incrociato». Le forze di sicurezza – soprattutto i temuti paramilitari del Battaglione di azione rapida (Rab) – sono accusati di abusi dei diritti umani, di esecuzioni extragiudiziarie, di arresti di massa di attivisti dell’opposizione e islamisti.
Hasina nega che gruppi jihadisti internazionali come l’Isis e Al Qaeda siano attivi nel Paese: sostiene che dietro gli attacchi ci siano gruppi locali. Circa 15mila persone sono finite in prigione: pochi terroristi, la maggior parte oppositori politici. Inoltre, il suo governo esercita un forte controllo su giornali, tv e social media. Le vengono riconosciute anche conquiste importanti: il Bangladesh ha raggiunto diversi obiettivi nella lotta alla povertà fissati dalle Nazioni Unite e la sua economia cresce. Ha l’appoggio di molti, anche nell’esercito. Ma i critici dicono che, anche a causa sua, lo scontro politico interno ha impedito di affrontare seriamente il problema dell’estremismo islamico che sta crescendo.
Per gran parte degli ultimi vent’anni la premier Sheikh Hasina si è alternata al potere con un’altra donna, la leader del «Bnp» (Bangladesh National Party) Begum Khaleda Zia. Il Bnp ha boicottato le elezioni nel 2008, e da allora, insieme al controverso partito Jamaat e-Islami ha lanciato manifestazioni anche violente e scioperi per cercare di ottenere un nuovo voto. Hasina – che è scampata a diversi attentati dal suo ingresso in politica – accusa la rivale di appoggiare gli omicidi mirati, mentre a sua volta viene denunciata per l’uso della paura del terrorismo per colpire i nemici. L’inimicizia tra le due donne affonda le radici nel passato: Khaleda Zia è la vedova di Ziaur Rahman, leader militare che prese il potere dopo che il padre di Hasina, il «fondatore della patria» Sheikh Mujibur Rahman, fu rovesciato in un golpe nel 1975. Mujibur fu assassinato.
I partiti di opposizione affermano che il governo sfrutta anche il tribunale internazionale che indaga sul genocidio commesso ai tempi dell’indipendenza per compiere vendette personali. La Jamaat el-Islami appoggiò il Pakistan contro il fronte dell’indipendenza guidato dal padre di Hasina. Diversi suoi leader sono stati condannati a morte. Spiega Mahfuz Anam, direttore del giornale Daily Star, al Guardian : «Ha impiccato gli assassini di suo padre, sgominato l’opposizione, ottenuto successi nello sviluppo. Ora ha un potere illimitato».