L’Illustrazione Italiana, 30 gennaio 1916
Questioni internazionali nei libri del giorno
La Russia come Grande Potenza. – Il principe Gregorio Trubezkoi, autore di questo libro, ha una grande parte nella politica del suo paese. Fu per diversi anni alla direzione degli altari del prossimo Oriente al Ministero degli esteri di Pietrogrado, ed ora è ambasciatore. Ciò conferisce all’opera grande importanza, oltre al suo intrinseco valore storico, e all’interesse degli argomenti trattati, tanto più vivo per noi, che dividiamo con la Russia le sorti della guerra. Come il libro del Principe di Bülow, Germania Imperiale, pubblicato nel 914 dalla Casa Treves, rappresentava la compagine tedesca alla vigilia della conflagrazione europea, così il libro del principe Trubezkoi, uscito ora presso la stessa Casa e nello stesso formato in-8. è un quadro della potenzialità politica, militare, economica della Russia, nel periodo che va dalla disgraziata guerra russo-giapponese fino alla vigilia delle guerre balcaniche, le quali furono i prodromi del presente conflitto. È una miniera di dati e di elementi preziosi per conoscere le forze e le finalità dei nostri alleati d’oggi. Fu quindi ottima idea quella del traduttore e degli editori, far conoscere questo libro in Italia nel momento in cui la politica internazionale sembra giunta ad uno svolto decisivo. La traduzione è opera diligente di un nostro diplomatico addetto all’Ambasciata Italiana a Parigi, il signor Raffaele Guariglia. In una lettera al traduttore—che serve di prefazione speciale all’edizione italiana – il principe Trubezkoi traccia un vivo quadro degli sconvolgimenti politici dell’Europa dalle guerre balcaniche sino al momento attuale.
Il Belgio neutro e leale. – Non si contano ormai i libri nei quali la voce del sentimento e dell’umanità si è levata a descrivere gli orrori sanguinosi dell’invasione germanica nel Belgio, a denunciare la crudele violenza usata a un piccolo popolo eroico, per punirlo d’aver voluto serbar fede alla parola data e all’onore; violenze ed orrori che hanno destato un fremito di riprovazione nel mondo intero. Ora un illustre giurista e sociologo belga, Emilio Waxweiler. direttore dell’Istituto di Sociologia Solvay all’Università di Bruxelles, nel suo poderoso volume Il Belgio neutro e leale, già pubblicato in francese e in tedesco, e in questi giorni diffuso in edizione italiana dalla Casa Treves (L. 3,60), si è proposto di discutere tranquillamente, imparzialmente le ragioni con le quali la Germania ha cercato e cerca di giustificare la sua condotta verso il Belgio. Non parole di sdegno, qui, o gridi di passione patriottica; ma l’esame acuto, preciso, minuzioso dei fatti, quali essi possono accertarsi col confronto delle date, dei documenti, delle testimonianze. Ebbene, appunto da questo esame acuto e scientifico, che non si scosta mai dalla linea della legalità, emerge più chiaro il delitto premeditato della Germania; ogni riga di questo libro, formato di dati inconfutabili e rigorosamente vagliati, grida contro la colpa mostruosa. Da quando, il 4 agosto, il Segretario di Stato von Jagow dichiara al ministro del Belgio a Berlino che «come privato deve dar ragione al Belgio, ma come uomo di Stato non può esprimere alcuna opinione»; a quando, per giustificare in qualche modo l’enormità del suo operato, il governo germanico va in traccia di scuse ridicole, come quel semplice sequestro doganale – subito ritirato, del resto – di un carico di grano trasformato in «molti atti d’ostilità compiuti dal Belgio contro la Germania»; a quando si sfoderano i famosi documenti provanti che il «Belgio era già d’accordo con 1’Inghilterra contro la Germania» e si tace ipocritamente che quei documenti trovavano il loro riscontro in altri, dove il Belgio si metteva d’accordo con la Germania contro l’Inghilterra, cioè cercava di salvaguardare da ogni attacco la propria neutralità, tutto questo libro è la prova esatta, matematica, assoluta della lealtà del Belgio, della brutale prepotenza germanica smascherata all’improvviso dopo cento promesse di rispetto ai patti giurati. Le pagine finali del libro ove si esamina il «Manuale di guerra» diffuso tra gli ufficiali tedeschi, e le cui norme sono in manifesto dissenso con le convenzioni dell’Aia; dove si narra come quelle norme spietate sieno state messe spietatamente in opera contro una popolazione inerme – anche qui citando nomi, fatti, circostanze – sono davvero la degna perorazione di questa che può dirsi una schiacciante requisitoria contro la Germania, scritta da un uomo di legge.
Un’altra terribile requisitoria contro il governo germanico, – e questa dettata da un tedesco, che è pure un uomo di legge – è:
J’accuse! – «Non è un tedesco! Sarà tutt’al più uno svizzero tedesco!» proclamò la stampa degli imperi centrali, quando uscì l’edizione tedesca di questo libro, intitolato dal l’eroica scultoria frase di Zola. Invece è ora perfettamente accertato che l’autore è un tedesco autentico: un personaggio che ebbe alte relazioni nel mondo ufficiale, e conosce da vicino uomini, istituzioni, procedimenti; e basta leggere il libro nella traduzione di Renato Paresce, pubblicata ora dalla casa Treves (L. 4) per convincersene. L’opera è scritta con quella profondità ed esattezza di ricerche, con quell’argomentar rigidamente concatenato che è vanto della scienza tedesca. L’autore se ne vale per trascinare alla sbarra il governo germanico e la cricca militare, accusandoli di aver tradito gl’interessi del paese col voler la guerra a ogni costo; e dimostrando con documenti incontrastabili la vanità del tentativo di rigettar l’accusa sull’Inghilterra e sulla Russia. Chi volle fare del Kaiser, pacifico fino a qualche anno fa, un fautore della guerra ad ogni costo? Come si poté riuscire a quest’intento? Come si osò inscenare in faccia al popolo tedesco la commedia della guerra di difesa? A tutte queste domande risponde questo libro, cui dà una forza di emozione particolare l’essere scritto da un patriota tedesco, che soffre evidentemente nel dire queste dure verità, ma le dice col coraggio doloroso d’un chirurgo che squarcia una piaga nella speranza di guarirla. La traduzione italiana, fatta con l’assistenza dell’autore (il quale è costretto a celarsi per salvare da rappresaglie la famiglia vivente ancora in Germania), è molto più esatta e completa della traduzione francese.
Il dominio del mare nel conflitto anglo-germanico, di Italo Zingarelli. Tra i fattori del presente conflitto europeo, il più formidabile, quello che dà il maggiore accanimento alla lotta, è senza dubbio il duello tra l’Inghilterra e la Germania per il dominio del mare; rivalità recente, poiché data appena da un quarto di secolo, dal giorno cioè che Guglielmo II. salito al trono, metteva a caposaldo del suo programma il celebre motto: «Il nostro avvenire è sul mare». Lo studio dei rapporti fra le nazioni che hanno portato alla tensione odierna; le condizioni economiche e militari delle due rivali di fronte al grande problema del dominio degli oceani; la necessità storica per l’Inghilterra di difendere la sua egemonia, sono gli argomenti di questo nuovo volume di Italo Zingarelli, nel quale fautore, noto per la sua competenza in cose navali e per i due precedenti volumi su La Marina nella Guerra attuale e La Marina Italiana, si è studiato di esporre tutte le fasi dell’avan-guerra con quella equanimità di giudizio che oggi non deve mancare a chi non polemizza ma osserva e medita. II problema del dominio dei mari è di una complessità senza confronti: va dalla politica alla strategia ed investe il mondo intero. Lo Zingarelli, studiando le ragioni storiche, ne rivela le ripercussioni. Seguendo passo passo i rapporti anglo-germanici, esamina lo sviluppo graduale ed enorme delle due flotte strapotenti. Studiando la rivalità delle flotte, mette in rilievo come quella più minacciosa sia stata soffocata, allo scoppio delle ostilità, dalla flotta di guerra più potente. Esamina sotto l’aspetto militare, politico e giuridico la guerra dei sommergibili e la guerra guerreggiata nei pochi scontri che si sono avuti finora; spiega il perché questo conflitto non dia lo spettacolo delle grandi battaglie navali del passato, e accenna infine a quei problemi di politica mondiale su cui si basa l’imperialismo inglese. Anche questo volume, come i due citati, è pubblicato dalla casa Treves (L.250).