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 2016  luglio 01 Venerdì calendario

Sarà la notte (anche) di Sturaro

«Forse non merito questa maglia» non lo dirà più, e nessuno glielo dirà. Anche perché se non meritasse di giocare, Conte non lo farebbe giocare: il resto dipenderà solo da De Rossi, e da quello che deciderà il c.t. Era poco più di un anno fa, il 19 giugno: Olomouc, Repubblica Ceca, Europeo Under 21. Il giorno prima Stefano Sturaro era stato espulso contro la Svezia: fallo di reazione, «mi si è tappata la vena». Rifletté una notte, poi si squalificò da solo prima che lo facesse la Uefa per tre giornate: «Forse non è giusto che io metta questa maglia». Un anno dopo ha fatto di più: ha meritato quella della Nazionale maggiore e domani sera contro la Germania potrebbe metterla dall’inizio. Praticamente all’alba della sua carriera azzurra, sorta neanche un mese fa nell’amichevole contro la Finlandia.
Catapultato dove forse non immaginava, o perlomeno nella notte che non immaginava, ma per lui non è una novità. Ancora un anno fa – però un mesetto e mezzo prima dello scivolone di Olomouc – Sturaro aveva scoperto un altro mondo all’improvviso: titolare a sorpresa contro il Real Madrid nella semifinale di andata di Champions League, «e mi ritrovai a sentire quella musica quasi senza essermene reso conto». Catapultato e basta, come tante volte gli è successo con la Juve andando in campo nella ripresa. Febbraio scorso, ottavi di Champions contro il Bayern: sette minuti per guardare negli occhi i tedeschi, un secondo per annusare il 2-2 della speranza ed essere lì a spingerlo in porta. Quel pallone lo raccolse Neuer, e adesso Sturaro sa come si fa: a far male ai tedeschi e a far gol al loro portiere. E pure a entrare in una squadra, quando diventa necessario. E se De Rossi non dovesse farcela, domani sarà più che necessario.
L’ultimo mese per lui è stato un continuo rimettersi alla prova: la scelta di Conte che alla fine lo ha voluto fra i 23 (e non era così scontato); il debutto in Nazionale, i 6’ contro la Svezia, i 90’ con l’Irlanda. E ora forse il più importante «dentro o fuori» della sua carriera. C’è da mordere di nuovo i tedeschi, aggredirli, inseguirli, togliergli il fiato e pure le idee. Magari ci sarà da recintare Kroos, come fece assieme ai compagni della Juve quel giorno contro il Real Madrid. Il mestiere di Sturaro, che mezzala è nato e mezzala atipica si ritroverà, con compiti più difensivi rispetto a una volta. Rispetto a quando lo allenava Gasperini che gli chiedeva un po’ di tutto e si fidava a metterlo dappertutto, «perché lui ha caratteristiche uniche, è raro trovare un centrocampista così». E quando gli mancava era come se si fosse inceppato uno degli ingranaggi più delicati, e quando se ne andò alla Juve lo salutò commosso perché il ragazzo lo era più di lui: quel giorno, al Ferraris, sembrava si stessero salutando un padre e suo figlio.
Fu così perché Sturaro si convinse che il calcio sarebbe stato il suo mestiere solo quando fu allenato da Gasperini: smanie giovanili e un doppio infortunio gli avevano fatto fare brutte riflessioni. Brutte per il suo futuro di calciatore. «Non riusciva a trovare una squadra di B e quando arrivai si allenava a parte», avrebbe raccontato tempo dopo Gasp. Stefano aveva pensato anche di darsi alla floricoltura, o magari alla pesca visto che tirare su un tonno da 60 chili come fece con un suo amico non succede tutti i giorni. «Per pescare una bestia così non basta la fortuna, bisogna prepararsi», disse. Dietro la possibile maglia da titolare forse ci sarebbe anche un po’ di fortuna, ma sicuramente molta preparazione. Con Conte non potrebbe essere diversamente: non si coltiva il fiore di una partita così importante, senza.