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 2016  luglio 01 Venerdì calendario

Quattro banche cinesi fra le prime cinque al mondo

Quattro delle cinque banche più importanti del mondo sono cinesi. Icbc, Ccb, Boc e Abc: acronimi che, ai più, non dicono nulla. Eppure sono tutte nella Top Five della classifica annuale del mensile The Banker.
Al primo posto svetta la Industrial and Commercial Bank of China, con 274 miliardi di dollari (247 mld di euro) di fondi propri.
In seconda, quarta e quinta posizione si trovano rispettivamente China Construction Bank (Ccb), Bank of China (Boc) e Agricultural Bank of China (Abc).
Unica presenza occidentale in questa Top Five è la banca americana Jp Morgan Chase, al terzo posto, con 200 miliardi di dollari di fondi propri. Bank of America, che era quinta lo scorso anno, è stata retrocessa in sesta posizione.
A partire dalla crisi finanziaria, le banche cinesi hanno rubato la scena alle loro concorrenti Usa. Nel 2006 infatti, secondo The Banker, esse contavano per il 4% del totale degli utili delle prime 1.000 banche mondiali. In dieci anni la percentuale è salita al 32%.
I colossi finanziari dell’ex Celeste Impero nel 2015 hanno realizzato quasi 308 miliardi di utili ante imposte, contro i 206 miliardi degli istituti a stelle e strisce, approfittando della crescita a doppia cifra dell’economia domestica e della politica favorevole del governo.
Lo stato cinese mantiene, attraverso un fondo di investimento, una larga maggioranza del capitale dei quattro giganti, che, di fatto, restano dunque delle banche pubbliche.
Tuttavia non è tutto oro quello che luccica. Nel 2015, con il rallentamento della crescita dell’economia cinese, l’insolente successo delle banche del paese ha cominciato a vacillare. Numerosi settori dell’economia sono in crisi e per la prima volta dal 2004 gli utili delle banche locali si sono ridotti, perdendo il 3,5%. Così questi istituti hanno aumentato i fondi propri più velocemente dei loro attivi, proprio l’opposto di quanto avveniva in passato.
Ma soprattutto nell’ex Celeste impero è risorto un fantasma del passato: da quattro anni a questa parte infatti sono in aumento i crediti deteriorati, i prestiti che le banche hanno concesso e che non sono stati più rimborsati. Nel dicembre dello scorso anno essi hanno raggiunto il più alto livello dal 2006. Un fenomeno già noto alle banche cinesi, che hanno già dovuto assorbire miliardi di yuan di non performing loan (Npl) in seguito alla crisi asiatica della fine degli anni novanta. A volte ritornano.