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 2016  luglio 01 Venerdì calendario

Monsignor Favella, l’ecclesiastico moderno su Facebook

Eleuterio Favella, monsignore, è uno dei personaggi più straordinari del versante italiano di Facebook, con tanto di stemma episcopale e studi alla Gregoriana. È un finto prelato, ma c’è chi ritiene sia ex-ecclesiastico di Curia che si protegga con l’anonimato. D’impronta tradizionale, Favella posta spesso notizie sul decadimento dei costumi cattolici-romani, con frequenti video in cui le chiese e le celebrazioni liturgiche fanno da contesto alle iniziative più singolari, dalle pièce teatrali amatoriali ai balli forsennati. Monsignor Favella, pubblicandoli, non usa mai l’invettiva, quanto un’ironia tagliente e inviti autentici alla preghiera rivolti alle sue centinaia e centinaia di amici, tanto che i suoi post finiscono sempre con: «Pater, Ave, Gloria». Una sorta di Elena Ferrante, la scrittrice di grido che però non esiste, ma della Chiesa. Solo che, a differenza della celebrata autrice, lui si fa intervistare, seppure attraverso i messaggi di Facebook.
Domanda. Che genere di prelato è lei, mantenendo la dovuta riservatezza? È un uomo di Curia o, definendola così si rischia di offenderla?
Risposta. Nessuna offesa, sono stato curiale per lungo tempo e da tempo sono giubilato, come soleva dirsi una volta, con locuzione semanticamente molto significativa.
D. Perché un monsignore sui social network? Non lo sa che solo il Santo Padre può essere social?
R. Pensavo il Papa fosse l’unico a essere infallibile (in determinate occasioni), ma evidentemente se lui deve essere l’unico social, infallibili saranno altri.
D. Da quello che scrive sul socialnetwork, mi pare un ecclesiastico che ha cuore la Tradizione e piuttosto in uggia un certo modernismo strisciante che alberga nelle nostre parrocchie e in giro per la Chiesa universale. Mi sbaglio?
R. Strisciante? Ma no, Lei sbaglia. Il modernismo ormai ha in molti aspetti trasformato il cattolicesimo in una sorta di scolorita caricatura del protestantesimo, a livello di culto, di dottrina, di disciplina e soprattutto di morale, che deve essere ormai adeguata, ad ogni costo, agli imperativi del «pensiero unico» dominante, visto che...
D. Visto che?
R. Visto che ormai pure il ridotto munitissimo dei «valori non negoziabili» è stato allegramente abbandonato, con quella circense allegrezza che connota gli ultimi anni della vita della Chiesa. In molte circostanze siamo innanzi a un Ogm della religione che abbiamo vissuto fino agli anni Settanta.
D Quanto ha sofferto, monsignor Favella, nel vedere la proiezione dello zoo del Natural Geographic sulla facciata di San Pietro il giorno dell’Immacolata?
R. A parte le evidenti sviolinate della trovata a certa propaganda new age, che potevano far impensierire, più che sofferto, mi sono divertito. Come al circo equestre, appunto. La beata anima di Moira Orfei ha avuto il suo trionfo su Michelangelo, Bramante, Maderno: è la metafora dei tempi nostri.
D. Addirittura?
R. Sì, dopo la giubilazione del professo Antonio Paolucci, non ritengo improbabile la nomina a direttore dei Musei Vaticani di Alvaro Vitali.
D. L’attore della commedia all’italiana un po’ boccacesca? Monsignore torniamo alle cose serie. Che cosa pensa di Papa Francesco e della sua Chiesa in uscita o «ospedale da campo»?
R. Sono più di tre anni che la Chiesa sarebbe in uscita, ma frutti non tanti ne vedo, a leggere statistiche e a frequentare parrocchie, salvo i grandi eventi che certi poteri ecclesiastici, i quali hanno accesso ad alcuni media, vogliono accreditare come trionfali. Lo stesso Giubileo, a sentire il clero romano, stenta tantissimo. Il S. Padre poi, secondo me, l’unica uscita vera che doveva fare, il 30 gennaio scorso al Circo Massimo, non l’ha fatta.
D. Doveva andare al Family Day, cioè?
R. Proprio così, ma poiché – com’è noto – nemmeno lo Spirito Santo sa cosa pensano i gesuiti, e men che mai i gesuiti post-moderni, ritengo ormai di non dovermi troppo lambiccare il cervello. Ecclesia supplet.
D. Senta, il tratto di questo Papa, che «piace troppo», scrivevano Alessandro Gnocchi e il compianto Mario Palmaro, è una risposta necessitata alla crisi in cui la Chiesa era stata che le disgraziate vicende della pedofilia?
R. Questo non saprei dirlo, ma tengo a precisare alcune cose. In primo luogo, che la pedofilia è, da tempo, un male che sta interessando l’intera società contemporanea, particolarmente occidentale, ormai agonizzante nel profondo dei più orrendi vizi, ma la propaganda anticattolica che governa quasi tutti i mezzi di comunicazione trova utile soltanto sottolineare i casi di pedofilia ecclesiastica.
D. E in secondo luogo?
R. In secondo luogo, va detto che durante il pontificato di Benedetto XVI erano stati presi molti severi provvedimenti, ma senza sbandierarli ai quattro venti come invece si fa negli ultimi anni. Va infine rammentato che questa piaga è frutto, oltre che di una secolarizzazione dei chierici senza precedenti, del totalmente erroneo sistema di cosiddetto discernimento nei Seminari e Noviziati da quarant’anni a questa parte.
D. Ossia?
R. Ossia troppa misericordia e indulgenza verso le tendenze sessuali indebite dei candidati al sacerdozio, hanno portato a questa situazione vergognosa ed imbarazzante. In molti anni ho sentito solo due prelati parlare chiaramente contro l’ammissione all’Ordine di candidati affetti da tali tendenze.
D. E cioè?
R. La buonanima del cardinale Ersilio Tonini, con quella schiettezza che gli era congeniale, e sua eminenza Leo Burke, quando era ancora Difensore del Vincolo alla Segnatura.
D. Ma lei cosa ne pensa?
R. Studi approfonditi hanno indicato autorevolmente la pedofilia come un corollario, perlopiù, di tendenze omosessuali e la troppa tolleranza dei Superiori in materia è stata perniciosa.
D. Torno a Papa Francesco. Non è che gratta gratta, dietro Jorge Bergoglio c’è gesuiticamente un uomo che difende la Tradizione con altri mezzi?
R. Donna Assunta Almirante direbbe «peut etre», ma nel frattempo la confusione è totale.
D Insisto: l’esortazione Amoris Laetitia – che pare tener in poco conto le «frenate» dei vescovi – e il Motu Proprio sulla annullabilità della nozze non possono rientrare in questa eventuale strategia?
R. Ritengo che proprio su questo fronte la confusione sia giunta al culmine ma, a sentire il Decano della Rota, negli incontri di propaganda che egli, con infaticabile zelo apostolico, ha tenuto e tiene, la riforma del processo matrimoniale e degli stessi tribunali sembrerebbe essere stata dettata al Papa – a simiglianza di Gregorio Magno – dallo Spirito Santo in persona. Nottetempo. I malevoli però dicono...
D. I malevoli non mancano mai...
R. E dicono che, essendo stato lo stesso Decano, monsignor Pio Vito Pinto l’estensore materiale del Motu proprio, sia giunto ormai al punto di identificarsi con la Terza Persona...
D. Il solito humor di voi prelati, ma veniamo alla Conferenza episcopale italiana, monsignore. Sarà presto rinnovata nel suo vertice. Provi a fare un pronostico su due o tre nomi, spiegando perché sono i più «papabili».
R. Nello stile collegiale di questo pontificato, sarà certamente il S. Padre a scegliere.
D. E a proposito di «papabili», ma quelli veri, chi verrà dopo Francesco – che Dio lo conservi in gloria, ovviamente? Luis Antonio Tagle o Robert Sarah? E monsignor Favella chi si augurerebbe per il Bene di Santa Romana Chiesa?
R. Lei sa benissimo che in Conclave, chi entra papa ne esce cardinale, pertanto, per ragioni diverse, né Tagle e né Sarah ritengo potrebbero essere eletti, visto che il Papa ha detto recentemente che non ha alcuna intenzione di dimettersi. Il secondo sarà troppo anziano, il primo ancora troppo giovane e i cardinali solitamente vogliono un «Padre santo» e non un «Padre eterno».
D. Come sta, sua santità il Papa Emerito di cui si è celebrato l’altro giorno il 65mo di sacerdozio? Ha sentito le recenti affermazioni di monsignor Georg Ganswein, segretario di Benedetto XVI, sul fatto che non avrebbe rinunciato al ministero petrino?
R. Benedetto XVI gode di discreta salute, compatibilmente con la sua età e avrebbe ben potuto ancora regnare, se avesse avuto validi collaboratori, come è sempre successo nella storia della Chiesa. Le dichiarazioni dell’Ecc.mo Segretario e Custode gettano ancora più ombre sulla già angosciante abdicazione del febbraio 2013 che, aggiunte alle incredibili dichiarazioni dell’Em.mo Frans Danneels, mai smentite dalla pur solerte Sala Stampa, specializzata in questo campo...
D. Quelle relativa alla «congiura» di S. Gallo, la riunione svizzera di cardinali progressisti per pianificarne il successore.
R. Esatto e altre amenità. E cumulate infine a tutti i dubbi inerenti la perpetuazione del nome, delle insegne e dell’abito, la forzosa collocazione vaticana dell’Augusto pensionato e la creazione del monstrum giuridico del «papato emerito», in merito al quale Benedetto XVI privatamente risponde stizzito e lapidario in barba alla sua tradizionale mitezza, evocano una situazione canonica a dir poco inquietante.
D Avremo mai, Eleuterio Papa?
R. Ce n’è già stato uno (santo peraltro). Basta e n’avanza.