Libero, 1 luglio 2016
La Reggia di Caserta, tra bagni sporchi e guano di piccione
Esiste un metodo antico per farsi un’idea del livello di civiltà raggiunto: osservare le condizioni igieniche della «ritirata», la francese toilette, il latino cesso, l’italianissimo bagno. È qui che capisci come funziona il resto dell’organizzazione. Vale per il privato, vale per il pubblico. Dando ciò per buono, la meravigliosa reggia di Caserta sembrerebbe non passarsela bene. Ne ha parlato qualche giorno fa l’edizione casertana del Mattino. I bagni del real sito borbonico si presentano male, specialmente quelli dedicati al gentil sesso. Se da quello dei maschietti è lecito attendersi la scarsa mira all’origine dei tipici lezzi, nel bagno pubblico femminile si assiste alla caccia al tesoro della carta igienica. Diverse le testimonianze recenti, pur in un contesto di miglioramento dei fondamentali nello stato di salute della reggia. L’avventrice in questione, non di un’area di servizio autostradale né di un bar di periferia ma di un patrimonio monumentale che non ha bisogno di presentazioni, apre una prima porta speranzosa di trovare il servizio minimo. Invece no, niente contenitori per la carta, quando ci sono si presentano vuoti o sventrati. Così per la seconda, per la terza, la quarta porta dei separé. Scattano le contromisure: mani nervose frugano nelle borse a caccia di fazzoletti di carta per il necessario fai-da-te, salvo poi accorgersi che non ci sono cestini per rifiuti, né per la raccolta degli assorbenti. Facile intuirne le conseguenze.
Le cose non andrebbero meglio all’interno. Ha raccontato una turista ciociara in visita alla reggia: «Il posto è meraviglioso ma ho notato una certa incuria, polvere sui mobili degli appartamenti reali, alcuni intarsi ne sono pieni».
I dati dicono che dall’inizio dell’anno c’è stato un incremento in positivo degli indicatori che riguardano la struttura. La nuova direzione affidata al «comunista» bolognese Mauro Felicori, sembra aver dato una spinta utile al rilancio, non foss’altro per l’impegno profuso che gli valse mesi fa una famosa protesta sindacale con l’accusa di «lavorare troppo». Restano, però, le denunce raccolte l’altro giorno in Campania: erbacce nei viali secondari, attorno alle statue e manutenzione di giardini e aiuole a macchia di leopardo. Lo stesso «cannocchiale», il grande corridoio che conduce all’interno del palazzo, non se la passerebbe meglio: porta-rifiuti arrugginiti, spesso rotti, di quelli per i mozziconi non c’è l’ombra, con le sigarette che immancabilmente finiscono per terra, quando non tra carta, plastica e spazzatura varia. Per non dire del cancro storico dei monumenti: i piccioni, che a Caserta continuerebbero a prendere di mira incolpevoli turisti scelti a campione, non dopo aver lasciato in eredità chiazze di abominevole guano. Insomma, la meraviglia del luogo attutisce tutto ma gli sforzi da fare sembrano non sembrano conclusi.
«Travel Appeal», una start-up che monitora l’indice di gradimento dei siti turistici fornendo ai gestori le informazioni di ritorno dell’utenza, colloca la reggia borbonica verso il fondo della classifica con un indice di gradimento del 70,6%, davanti solo alla Galleria nazionale d’Arte antica di Palazzo Corsini a Roma e al Museo delle Antichità di Torino. Dalle analisi del Mibact le criticità maggiori si registrano sulla percezione che i visitatori hanno avuto seguendo alcuni parametri: i servizi igienici, la presenza di barriere architettoniche, i prezzi d’ingresso e la qualità dei bar e dei servizi ristorazione. Ciò che spiegherebbe il posizionamento della reggia di Caserta nella speciale classifica. Urge rimedio.
I numeri
1845 È l’anno in cui terminano i lavori del palazzo reale più grande del mondo voluto dal Re di Napoli Carlo di Borbone per reggere il confronto con quella di Versailles e per rappresentare il governo della capitale Napoli. Luigi e Carlo Vanvitelli gli architetti che la disegnarono. Un’ala della reggia, oggi di proprietà del comune campano, era già abitata dal 1780. Dal 1997 è patrimonio Unesco.
1.200 Tante sono le stanze del palazzo reale, definito l’ultimo grande capolavoro del Barocco italiano. Le finestre, invece, sono 1.742 e l’intera opera è costata 8.711.000 ducati. Sul lato meridionale, il palazzo è lungo 249 metri per una latezza di 37,83 metri. Tutta la reggia occupa un’area di circa 47mila mq, dispone di 1.026 fumaroli e 34 scale.
120 Sono gli ettari di superficie del giardino reale che si estende per 3 chilometri. Due i lunghi viali paralleli che prendono forma dalla facciata posteriore del palazzo. Nel mezzo si incontrano diverse fontane che collegano il Giardino all’italiana al Giardino all’inglese. Tra queste ci sono la Fontana Margherita, la Fontana dei Delfini, la Fontana di Eolo e quella di Cerere, le Cascatelle e la fontana di Diana e Atteone, sovrastata dalla Grande Cascata. Tutte sono alimentate dall’Acquedotto Carolino inaugurato nel 1762 da re Ferdinando IV.
2015 Per risollevare le sorti della Reggia, abbandonata all’incuria, l’anno scorso è stato nominato direttore il bolognese Mauro Felicori, 63 anni. Dal suo arrivo le visite sono notevolmente aumentate. Felicori si è impegnato al massimo al punto da attirare le critiche dei sindacati che lo hanno bollato come uno «che lavora troppo». Dal suo insediamento ha come obiettivo quello si portare la reggia allo splendore di un tempo.