Libero, 1 luglio 2016
Un buco da 90 miliardi: Libero fa i conti in tasca all’Inps
Conti in rosso, crediti inesigibili, foraggiamenti dello Stato, pensioni ridotte al lumicino. A confermare il quadro drammatico dell’Inps ci hanno pensato, questa volta, le tabelle della commissione parlamentare di controllo sugli enti di previdenza e assistenza. Dalla relazione sui bilanci dell’Istituto guidato da Tito Boeri (consuntivo 2011-2014 e preventivo 2012-2015) emerge in primo luogo la gravissima situazione finanziaria. Nel grafico con le proiezioni attuariali, che riporta i saldi complessivi di tutte le gestioni dell’Inps, si legge che nel 2014 il risultato d’esercizio è stato negativo per 10,5 miliardi di euro. Poi si passa a 9,5 miliardi e quest’anno si dovrebbe assestare a 6,5 miliardi. Dal 2017, però, il dato ricomincia a peggiorare (-7,1 miliardi), per arrivare nel 2018 a -7,4 miliardi. Un trend che, al netto di qualche lieve battuta d’arresto, porterà il buco strutturale fino ai 10,8 miliardi del 2022 e ai 12,4 del 2023. Il che, secondo le stime realizzate qualche tempo fa dal Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps, in assenza di interventi porterà ad un passivo patrimoniale, sempre al 2023, di 56,5 miliardi di euro.
La ristrutturazione del sistema previdenziale, scrivono i commissari parlamentari, «dispiegherà totalmente i suoi effetti riequilibranti solo a partire dal 2050». Fino ad allora, ammettendo che la previsione si avveri, a far quadrare i conti saranno i contribuenti italiani. Oggi infatti il trasferimento annuale della fiscalità generale copre circa un quarto del bilancio, cioè circa 100 miliardi di euro. Questo vale per gli ultimi tre esercizi. Gli apporti dello Stato risultano di quasi 100 miliardi nel 2013 e di 98 nel 2014. Ma l’asticella è destinata a salire. Secondo le proiezioni e sulla base degli esiti della riforma Fornero, dei parametri a disposizione e del fatto che attualmente, soprattutto a causa del blocco del turn over, «rilevante è il peso che esercita il mondo dei dipendenti pubblici sul carico pensionistico (riduzione dei contributi e aumento delle prestazioni), si calcola che l’aumento a carico della fiscalità generale possa crescere del 10 per cento all’anno fino almeno al 2023».
A pesare sulla gestione contabile c’è anche la montagna di crediti contributivi che l’Inps non riesce ad incassare. Dati conosciuti e più volte denunciati da Libero, che però continuano ad impressionare. Le somme affidate dall’Ente a Equitalia al 30 settembre 2015 sono pari a 141,8 miliardi (cresciute a 147,9 a dicembre). Di cui solo 87,5 sono definiti come «carico lavorabile coattivamente». All’interno di questa voce ci sono 35,3 miliardi che si ritengono impossibili da riscuotere. Se a questa cifra si aggiungono i 55,1 miliardi già dichiarati non lavorabili coattivamente, si arriva ad un totale di crediti inesigibili di 90,4 miliardi, pari al 64% delle somme affidate alla società di riscossione.
Alla spesa crescente dell’istituto non corrisponde un incremento sensibile delle pensioni, che viaggiano su percentuali dell’ultima busta paga bassissime. Nel 2016 l’assegno, in media, ammonta al 59% del reddito. E nel 2023 arriverà solo al 62%. Ancora più bassi i trattamenti dei lavoratori autonomi, che subiranno un incremento dal 52 al 56% dello stipendio. Va un po’ meglio ai dipendenti privati, per cui l’avanzamento sarà dal 61% al 66%. Chi non si può davvero lamentare sono gli statali. Per loro l’asticella salirà dall’attuale 67 al 73%. Molti i suggerimenti avanzati dal Parlamento per migliorare il conto economico, in particolare attraverso una riduzione dei costi di gestione. In questa prospettiva, hanno spiegato il presidente della commissione Lello Di Gioia e il relatore Roberto Morassut, l’Inps deve «urgentemente» procedere ad una riforma della governance, ad una razionalizzazione degli incarichi dirigenziali e alla «definitiva riorganizzazione dell’ingente patrimonio immobiliare, mantenendo la proprietà dei soli immobili strumentali da utilizzare per fini istituzionali».
Intanto i patronati iniziano a scendere in campo contro gli errori dell’Inps, di cui Libero si è ampiamente occupato nelle scorse settimane. Da ieri l’Enas-Ugl ha allestito gazebo in diverse città italiane dove gli operatori offriranno assistenza gratuita per verificare la correttezza del calcolo della pensione. Lo slogan dell’iniziativa è: «Ti fidi dell’Inps? Rifacciamo i conti».