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 2016  luglio 01 Venerdì calendario

Tutti i problemi di Unicredit. Promemoria per Jean Pierre Mustier

Non è una banca facile quella che il 55enne francese Jean Pierre Mustier ha accettato di guidare. Il titolo UniCredit è stato tra i più bersagliati da inizio anno: un -60%, più che le altre banche, fin sotto la soglia psicologica dei 2 euro, che ha evidenziato lo scontento degli investitori circa l’ultima fase della gestione di Federico Ghizzoni, anche al di là delle responsabilità proprie del banchiere piacentino. Il piano industriale di novembre non aveva suscitato entusiasmi e il Ceo ora uscente non era riuscito a rassicurare circa l’adeguatezza del capitale, al 10,5% di Cet1, considerato basso.
Dovrà partire da qui Mustier quando il 12 luglio si insedierà nel grattacielo di piazza Aulenti a Milano lasciando Londra e il fondo Tikehau di cui è partner dal 2015. Per lui si tratta di un ritorno in UniCredit dove è stato capo dell’investment banking (Cib) dal 2011 a fine 2014 vivendo in prima persona anche il mega-aumento di capitale da 7,5 miliardi varato da Ghizzoni. E proprio la conoscenza della struttura e dei soci, unita al fatto di poter «assumere immediatamente la guida operativa», come ha ricordato il presidente Giuseppe Vita, ha giocato a suo favore della scelta.
Anche Mustier dovrà affacciarsi sul mercato a chiedere capitali freschi, si dice per 5-8 miliardi. «Gli obiettivi fondamentali dovranno essere il rafforzamento dei requisiti di capitale e la crescita dei risultati economici», ha dichiarato Mustier in una nota, con «una cultura del rischio molto attenta e disciplinata».
Ieri il mercato lo ha salutato con un +2,28%. Ora si attende un «nuovo piano strategico», che Mustier ha già preannunciato ieri, per migliorare margini e profittabilità, e un rinnovamento nella prima linea manageriale che da più parti viene chiesto, innanzitutto dagli stessi azionisti e consiglieri che nella notte tra mercoledì e giovedì, sia pure con qualche mal pancia, lo hanno scelto come capoazienda. Un’unanimità necessaria come segnale per il mercato, soprattutto.
Anche la banca sarà rivista. Si torna a parlare della ipotesi di costituire una holding separando dal punto di vista societario le attività bancarie nei vari Paesi, Italia compresa, per la cui guida si vuole individuare una figura forte di banchiere (italiano). E allo stesso modo, serviranno capi azienda nei 17 Paesi in cui la banca è presente.
Resta aperto il cantiere delle cessioni: si parla delle polacca Pekao e della Turchia, ma sono due gioielli della corona per di più difficili da separare dal gruppo. C’è poi sempre pendente l’alleanza con il Santander nel risparmio gestito attraverso Pioneer, che però si trova in un limbo autorizzatorio: Mustier potrebbe voler rivedere l’accordo.
Sulla scelta di Mustier non hanno pesato le due esperienze critiche della sua carriera: lo scandalo del trader Jerome Kerviel di cui era il capo quando guidava l’investiment banking di Société Générale, e poi la multa di 100 mila euro inflittagli dalla Consob francese nel 2010 per aver venduto azioni SocGen in un presunto insider trading, che Mustier ha sempre negato; ma da entrambe le vicende era già uscito indenne nelle valutazioni del 2011 quando venne scelto da Unicredit per guidare il Cib al posto di Sergio Ermotti. E ieri anche la Vigilanza Bce – guidata da una francese, Danièle Nouy – avrebbe dato il suo benestare informale, in attesa della valutazione formale.
Ora il banchiere comincia una nuova sfida. Deve conquistarsi quei soci (vedi Caltagirone) che avrebbero preferito un altro profilo, un banchiere commerciale, e che parlasse italiano. Le fondazioni Cassa di Risparmio di Torino e Cariverona hanno invece già fatto sapere di apprezzare la scelta. Mustier dicono che si sia già messo al lavoro, prendendo lezioni di italiano.