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 2016  luglio 01 Venerdì calendario

I 100 anni di Melania di Via col vento

Il miglior tributo alla splendente terza vita di Olivia de Havilland, la Melania di «Via col vento» che oggi compie 100 anni, è andare a vedersi le sue interviste su Youtube, ma non quelle di quando era l’attrice trionfante baciata da due premi Oscar («A ciascuno il suo destino» e «L’ereditiera»), ma quelle di oggi dove una signora dal volto elegante incorniciato da grosse perle e lo sguardo che a tratti si riaccende come quello di Melania, spiega con garbo e intatta lucidità di centenaria perché allora, nel 1939, fu lei a voler scegliere quella parte e non l’altra, apparentemente più intrigante e vittoriosa, quella della civettuola Scarlett destinata a catturare tutti i cuori sullo schermo nel film d’amore più visto al mondo. «Melania era diversa. Aveva delle vere e profonde qualità femminili, che io sentivo che in quel periodo erano piuttosto a rischio e che invece devono essere tenute vive di generazione in generazione. Intendo dire che Melania pensava sempre agli altri prima che a sé, era accudente, compassionevole, e il bello è che era anche sempre serena, una persona felice».
E così la grande diva, ultima sopravvissuta del cast di «Via col Vento», ribalta un cliché che a lungo ha lavorato nelle nostre teste e che ci faceva pensare alla moglie del bel Ashley come alla «povera Melania», troppo buona e quasi insignificante di fronte alla prorompente fame di vita della capricciosa cognata. Ma questa appassionata difesa di Melania fatta dalla sua pervicace interprete ribalta non solo il cliché cinematografico ma anche la vulgata sulla figura della stessa Olivia de Havilland, spesso raccontata come donna molto diversa da quegli sguardi carezzevoli che lanciava sullo schermo: in realtà sarebbe stata un peperino che seppe opporsi alle leggi-capestro di Hollywood e che ingaggiò una battaglia con la Warner per essere libera di interpretare personaggi meno stucchevoli di quelli che gli studios le volevano imporre. E che combatté tutta la vita una battaglia estenuante con la sorella/rivale, Joan Fontaine, di un anno più giovane, attrice di grande talento anche lei, prediletta da Hitchcock che la volle in «Rebecca» e nel «Sospetto».
Rivali fin da piccole nel contendersi l’amore della mamma, attrice pure lei che alle piccole insegnava arte e musica e recitava Shakespeare, e poi via via sempre più conflittuali fino a quel fatale 1942, quando entrambe si trovarono candidate all’Oscar come miglior attrice (per il «Sospetto» Joan e per «La porta d’oro» Olivia): vinse la più giovane e leggenda vuole che snobbò sdegnosamente la sorella maggiore che si faceva avanti per congratularsi con lei. Da lì incomprensioni continue e contese anche sulla prole, con Joan infastidita perché i suoi figli continuavano a vedere in segreto la zia.
Ma chissà quanto tutto ciò è mitologia mediatica, e quanto è verità. Tanto più che spesso i sentimenti fra sorelle si fanno cangianti e difficili da districare. E il dubbio diventa sostanzioso davanti alla foto di Bob Beerman che colse le sorelle proprio quella sera dell’Oscar, mentre sembrano sostenersi a vicenda a mani intrecciate in una gara strepitosa di sguardi e incantevoli lineamenti.
Tutta finzione? È Hollywood bellezza, si potrebbe dire. Ma a guardare la saggia centenaria di Youtube nella serenità della sua casa parigina (dal 1956 vive là, dopo aver sposato in seconde nozze il direttore di Paris Match Pierre Galante), viene voglia di pensare a una storia più sfaccettata e umana.