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 2016  giugno 26 Domenica calendario

Lo Stato italiano ha speso 90 miliardi: più di Francia, Spagna e Germania

Altro che spending review. La Pubblica Amministrazione italiana continua a spendere troppo per l’acquisto di beni e servizi. La spesa per consumi intermedi della Pa italiana si attesta infatti attorno ai 90 miliardi di euro e pesa per il 5,6 per cento del Pil, un dato più elevato rispetto a tutti nostri i principali competitor: in Spagna, ad esempio, la spesa per l’acquisto di beni e servizi si ferma al 5,3 per cento, in Francia al 5,2 per cento mentre in Germania ad appena il 4,8 per cento del Pil. È quanto emerge da un confronto sulla spesa per consumi intermedi sostenuta dalle principali Pa europee in un’elaborazione effettuata dalla Cgia.
Ciò vuol dire che «al netto degli stipendi, una buona parte della spesa per garantire il funzionamento della macchina amministrativa italiana non è efficiente» segnala il coordinatore dell’Ufficio Studi della Cgia, Paolo Zabeo. «Questi consumi intermedi – indica Zabeo – includono diversi costi tra cui rientrano, ad esempio, le spese di manutenzione ordinaria, gli acquisti di cancelleria, le spese energetiche e di esercizio dei mezzi di trasporto, i servizi di ricerca e sviluppo e di formazione del personale acquistati all’esterno, la quota parte annuale di acquisto di macchinari, sono altresì compresi i farmaci utilizzati all’interno delle strutture sanitarie». La principale voce di spesa indicata dalla Cgia è la sanità: con 30,5 miliardi di euro spesi per l’acquisto di beni e servizi nel 2014, pari all’1,9 per cento del Pil, registriamo un valore più che doppio rispetto a quanto sostenuto in media dai paesi aderenti all’Area dell’euro (0,9 per cento). Dopo la sanità seguono con 15,8 miliardi di euro le spese per consumi intermedi per “Servizi generali della Pa” e con 10,8 miliardi di euro quelle per la “Protezione Ambientale”, come ad esempio manutenzione idro-geologica, asporto, e smaltimento rifiuti, trattamento acque reflue, fognature.
«Queste prime tre funzioni di spesa spiegano quasi i due terzi della spesa complessiva per beni intermedi e – afferma la Cgia – i nodi dolenti si annidano soprattutto qui. Se infatti, nell’ultimo decennio la spesa per consumi intermedi è cresciuta del 25 per cento le cause vanno individuate soprattutto nella sanità e nella protezione ambientale».
Dal 2004 al 2014 la spesa per consumi intermedi nella sanità è esplosa (+61,5 per cento) passando da 18,9 a 30,5 miliardi di euro del 2014, mentre quella per la protezione ambientale, ascrivibile per la larga maggioranza alla gestione dei rifiuti, è salita del 78,9 per cento. Risultano invece in calo le spese intermedie per i servizi generali della PA (-7,7 per cento in 10 anni).
Risultano invece in calo, rileva la Cgia, le spese dei servizi di polizia: in 10 anni sono scese del 16 per cento, passando da 3 miliardi di euro a poco più di 2,5 miliardi di euro. L’analisi dei consumi intermedi consente di individuare, in un certo senso, il lato più aggredibile della spesa pubblica e quello ovviamente più esposto alle inefficienze. «Per completezza – afferma il segretario della Cgia Renato Mason – bisogna riconoscere come il quadro della finanza pubblica italiana stia migliorando».